Finalmente matura l’occasione di poter dare sfogo ai nostri dissapori, ai nostri dubbi, alle nostre perplessità riguardo il quadro generale della nostra cara cittadina, parlando di noi e della nostra interazione con essa.
Sembra ieri e invece sono passati due anni dalla fondazione del gruppo che vede la luce nel Gennaio 2006. Ascoltare e fare musica, questa era la nostra prerogativa.
Guardandoci attorno però ci sentivamo estraniati da un ambiente che non prometteva nulla di buono, anzi, che proponeva un immagine festaiola, sprecona e menefreghista.
Allora ci siamo chiesti se fosse stato possibile raccontare e contrastare quella realtà che non ci apparteneva nè a noi nè a tutti coloro che amano questa antica e affascinante terra.
Come? Adrano la cui storia risale a tempi remoti, una città che sin dall’ antichità, fu esempio di civiltà e progresso, oggi si ritrova abbandonata, degradata e stracolma di rifiuti.
Per non parlare degli elettori del nostro ex Sindaco che nonostante le promesse non mantenute e gli sprechi (vedi ribasolatura Monterusso) presi da una fulminea e grave “Sindrome di Stoccolma” gli hanno assicurato una poltrona all’ARS. Ma lasciamo stare il teatrino della politica, meglio “L’ OPERA DEI PUPI”.

Il nostro stile affonda le sue radici nei ritmi caraibici del reggae, una musica nata nei ghetti delle grandi città del centro-America che racconta dei problemi e delle speranze della povera gente snocciolando i più svariati temi di carattere sociale.
Seppur geograficamente così lontana da noi tale musica riesce, però, a trasmettere tanta positività, pur trattando temi anche abbastanza duri come il razzismo, l’emarginazione, l’iniquità del sistema.
Così cominciamo nei nostri testi a raccontare dei problemi del “cittadino medio”, non solo proponendo una chiave positivista e una visione ottimistica del futuro, ma tornando sempre sul discorso che tutto è possibile solo se tutti si muovono verso il cambiamento, verso un’evoluzione civile e culturale. Certo, c’è da dire che non è affatto semplice coinvolgere, vuoi perchè ognuno pensa ai fatti suoi, vuoi per l’invidia e il livore di gente che di musica non ne capisce niente e che ne capisce ancor meno di rapporti umani.
A tal proposito vorrei lanciare un piccolo dardo; non si può amare una musica come il reggae che è per nascita intrisa di valori quali la pace, il rispetto e la
fratellanza per poi commettere azioni totalmente contrarie a questi principi nei confronti del prossimo. Chi ha orecchie per intendere intenda. Beh, vorrei dire, e ne ho piena facoltà, che farebbero meglio a smetterla di prendere in giro se stessi e la gente, la musica deve essere condivisione non egoismo, pluralismo non egocentrismo, la musica deve essere coinvolgimento non autocelebrazione.
Ritornando a noi, pian piano abbiamo creato i primi pezzi, che vengono registrati rigorosamente in “ambiente domestico”, riscontrando un certo apprezzamento da parte della gente che si rivede negli stereotipi che proponiamo. Parte dunque il progetto dell’album “Cu ri sciccu fa cavaddu…” richiamando un noto proverbio locale.
Perche’ Volkano Reggae Sound”? Il vulcano rappresenta la nostra identità, nei secoli è stato veicolo sia di prosperità che di distruzione è questa sua duplice identità, quasi fosse una persona fisica, a
creare il mito. Personalmente nel vulcano rivedo la mia personalità, ma anche il calore della nostra gente che quando non agisce in mala fede è semplicemente… come dire… Pirotecnica!
Avremo modo di continuare a parlare di noi e dei nostri brani, facendone anche motivo di discussione, affrontando temi che meritano un’attenta analisi considerando che non si può restare inermi davanti a tante ingiustizie e abusi che ormai divorano la nostra quotidianità.

Zzù Ciccio

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