La notizia è vecchia di qualche settimana (leggi): dopo un iter burocratico lungo 20 anni, il commissario ad acta nominato dalla Regione, arch. Messina, ha proceduto all’adozione della revisione dello strumento urbanistico generale del Comune di Adrano. Il Prg approvato dal Commissario era stato redatto da 3 tecnici esterni (architetti Giuseppe Di Liberto, Vittorio Giorgianni e Giovanni Perniciaro) a cui, nel lontano 1992, era stato conferito l’incarico da parte della commissione straordinaria che all’epoca gestiva l’attività amministrativa al comune di Adrano.

Il commissario ha quindi messo in atto l’intervento sostitutivo, considerato che, nel settembre 2010, il Consiglio comunale aveva preso atto della improcedibilità sulla trattazione del Prg perché 16 consiglieri avevano dichiarato la propria incompatibilità.

Erano seguiti commenti entusiastici. “E’ un traguardo importante – aveva commentato il sindaco Ferrante – la città di Adrano ha sofferto per decenni l’assenza di un Piano Regolatore Generale, è un punto di partenza fondamentale per una comunità che intende guidare i processi di sviluppo non solo urbanistici ma anche economici e sociali”.
“Esprimo la mia soddisfazione – aveva aggiunto l’assessore ai Lavori pubblici, Alessandro Di Gloria – per la conclusione di un iter burocratico durato quasi 20 anni, mi auguro che questo importante strumento urbanistico possa tornare utile ai cittadini di Adrano”.Si trattava, e oggi ne abbiamo la dimostrazione, di dichiarazioni fatte senza capire di cosa si stesse parlando.
Nonostante l’entusiamo quasi generale, c’era il sentore che qualcosa di curioso stesse per accadere, viste anche le critiche degli architetti che si riconoscono nell’associazione “Laboratorio Simeto”.
Ed infatti, negli ultimi giorni, abbiamo assistito a diversi spazi autogestiti (particolare riferimento a quello del Pd, che ha visto protagonista il consigliere Luca Petralia, cha fa parte della maggioranza), in cui si invitano i cittadini a mobilitarsi per scongiurare “l’abbattimento di immobili che ricadrebbero (col PRG approvato) in zone destinate alla costruzione di opere pubbliche”.
Non bisogna essere esperti del settore per capire che, sebbene l’abbattimento non rappresenti una minaccia “reale” (i costi per le casse comunali sarebbero troppo elevati), gli immobili che ricadono nelle zone previste dal Piano avranno una caduta in termini di valore di mercato, impoverendo di fatto ancora di più la città (e i suoi abitanti). Inoltre, anche l’attività relativa alle richieste di concessione edilizia in corso verrà di fatto congelata, mentre con una azione concordata sarebbe stato possibile almeno permettere la conclusione delle pratiche già presentate. Adesso tecnici ed operatori del settore saranno costretti a rivedere le pratiche alla luce delle nuove norme dettate dal PRG, con notevoli perdite di tempo e risorse, e danni ai cittadini e all’economia di Adrano.

Di chi sono le colpe? Al di là dei soliti botta e risposta tra vecchi e nuovi amministratori, di certo il vero problema è la classe politica adranita degli ultimi decenni (il piano è datato 1992), INCAPACE di ragionare e discutere sulle vere problematiche di una città perchè troppo occupata a curare i proprio interessi, salvo poi chiamare in piazza o presso le proprie sedi politiche i concittadini al momento del bisogno. Il fatto che da vent’anni politici nuovi e vecchi si passino la palla tirando in ballo incompatibilità e/o conflitti di interessi , di fatto autorizzando un Piano regolatore a dir poco scandaloso, è l’ennesima dimostrazione della “pochezza” che contraddistingue Adrano. VERGOGNA!

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