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Il maltempo ha concesso un po’ di tregua in questo fine settimana come previsto. Ne abbiamo approfittato per verificare di persona la fruibilità turistica dell’Etna che bianco e maestoso domina il lato settentrionale dell’orizzonte. In particolare, abbiamo deciso di verificare la facilità di raggiungimento del percorso natura “Piano dei Grilli” a Bronte che accoglie, tra le altre meraviglie, Monte Minardo e Monte Ruvolo.

Improvvisandoci turisti abbiamo deciso di recarci lì con la Ferrovia Circumetnea. Il primo ostacolo che abbiamo trovato è stato l’assente integrazione tra il sito del Parco dell’Etna e quello della Ferrovia. Sul sito FCE non è presente alcun tipo di indicazione turistica nelle vicinanze delle varie fermate, mentre l’Ente Parco non indica in alcun modo come raggiungere il sentiero.

Tra mappe, indicazioni varie reperite su vari siti, capiamo di dover scendere alla stazione “Casello 54” di Bronte per raggiungere la meta.

Partiamo dalla stazione Borgo FCE. Il treno parte in perfetto orario col suo caratteristico fischio. La vettura e la linea sono in ottimo stato. Allontanandoci da Catania, ai lati della ferrovia si possono ammirare piante della macchia mediterranea, oltre al maestoso Etna che si fa sempre più vicino. Usciti da Adrano, il treno si tuffa nelle distese di pistacchi di Passo Zingaro.

Dopo un’ora e mezza di viaggio si arriva in perfetto orario a Bronte. Scesi dal treno, non ricevendo alcun aiuto dall’assente segnaletica, chiediamo informazioni a dei passanti. Cominciamo a percorrere a piedi percorrendo i circa nove chilometri che separano la stazione dall’inizio del sentiero vero e proprio. Lungo la strada ci imbattiamo in un simpatico gregge di pecore che, per la ‘gente di città’, rappresenta un momento di allegro incontro con la natura. Allegria che passa subito dopo aver avvistato due piccole discariche a cielo aperto ai lati della strada e addirittura sotto il cippo che maestosamente ci ricorda che siamo in pieno Parco dell’Etna.

Dopo mezz’ora di cammino, all’asfalto si sostituisce un sentiero ampio e lastricato in basalto. Distese laviche su entrambi i lati a perdita d’occhio. Più si sale più aumenta la vegetazione mentre i rifiuti umani si fanno sempre più rari fino a sparire del tutto. All’inizio solo muschi, licheni e qualche impavido arbusto si affaccia coraggiosamente dalla brulla distesa lavica, poi prendono il sopravvento gli alberi tra i quali i larici e i carrubi. Tutto intorno è facile avvistare passeri, falchi e altri rapaci.

Dopo circa un’ora e mezza a piedi si arriva al bivio della “Grotta della neve”, indicata a 300 metri. Decidiamo di andare a dare un’occhiata. Una volta superata la sbarra e percorso il sentiero per diversi minuti non riusciamo a trovare altro che pini infestati da processionarie e distese di sterco ovino, nonostante vi siano cartelli ovunque che vietano il pascolo. Non riuscendo a trovare la Grotta della Neve torniamo indietro e completiamo l’ascensione fino alla casermetta di Piano dei Grilli dove comincia la visita vera e propria.

Siamo rimasti veramente colpiti dalla bellezza dei luoghi e dalla bellissima esperienza visiva e olfattiva che offre la Circumetnea. Aprendo i finestrini si è immersi nel Vulcano. Quello che dobbiamo amaramente segnalare è la totale mancanza di coordinazione tra Ente Parco e FCE e l’assenza di segnaletiche adeguate.

Noi essendo siciliani, alla fine siamo riusciti a raggiungere i luoghi ma crediamo che un turista inglese o tedesco avrebbe avuto seri problemi. Una sinergia tra Ente Parco e Ferrovia Circumetnea, oltre ad essere necessaria e utile ai fruitori sarebbe l’ideale anche per le stesse organizzazioni. Il Parco aumenterebbe le proprie visite e la Ferrovia staccherebbe più biglietti.

L’Fce ha il problema di gestire una linea che serve sia per trasporto di pendolari che per finalità turistiche. La Ferrovia Circumetnea, virtuosa ed efficiente da molti punti di vista, sa cosa vuole fare da grande? Vuole affermarsi come leader del trasporto extra urbano nell’hinterland Catanese col progetto metro o vuole anche essere strumento turistico? Tornando alle discariche, quelle ormai sono diventate una triste realtà.

L’Etna è patrimonio dell’Umanità, ma non riusciamo a goderne a pieno per mancanza di sinergia tra Enti e cittadini, alcuni dei quali non si rendono conto di passeggiare su una potenziale miniera d’oro ma che preferiscono usarla come cassonetto a cielo aperto.

Marco Guarnaccia