Visita domenicale del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, all’Ateneo di Catania. Il nuovo titolare del dicastero di viale Trastevere ha incontrato questa mattina nell’aula magna del Palazzo centrale il rettore Giacomo Pignataro, i senatori accademici e i consiglieri di amministrazione e alcuni rappresentanti dei dipartimenti dell’Università, per ascoltare alcune delle richieste che provengono dal mondo accademico e da quello catanese in particolare.

“Vogliamo dare il benvenuto al ministro Giannini, che ha voluto dedicare grande attenzione al nostro Ateneo, presentando l’Università di Catania – ha detto il rettore Pignataro -, la più antica della Sicilia e una delle grandi università del Paese, con i suoi numeri, le sue luci e le sue ombre. 55 mila studenti, 1500 docenti, 1100 unità di personale tecnico-amministrativo, 100 corsi di laurea, e una qualità della ricerca in gran parte nella media nazionale, con picchi di eccellenza in alcune sue aree e problemi in altre. In più, un forte rapporto con il territorio di tutte le discipline, che ha consentito in passato e consente tutt’ora di sostenere importanti e significative esperienze produttive”.

Tra le “doleances”, il rettore ha citato la riduzione delle immatricolazioni – circa il 25% in tutta la Sicilia negli ultimi 5 anni – di giovani che scelgono di non proseguire gli studi negli atenei dell’Isola, come il dato politicamente più preoccupante: “Questo fa sì che sforniamo meno laureati di quanti ne dovremmo e potremmo”.

Pignataro ha poi rilanciato l’idea di un Patto per l’Università fra governo e atenei, già avanzata all’ex ministro Carrozza, non già per chiedere statuti speciali per gli atenei del Sud nell’ambito del sistema universitario nazionale, ma un accordo di collaborazione reciproca che garantisca agli atenei le condizioni per esercitare la propria autonomia con piena responsabilità nelle scelte. Sul tavolo ci sono certamente la “certezza delle risorse”, attraverso un sistema di finanziamento agli atenei che abbia un orizzonte almeno triennale e, in alcune parti, strutturale e consolidato; la revisione del meccanismo dei punti organico che ha imposto vincoli alle assunzioni senza però garantire la stabilità dei bilanci, e dei correttivi allo stesso meccanismo di reclutamento legato all’abilitazione scientifica nazionale; la proposta di un reclutamento straordinario di giovani ricercatori, per contrastare i danni provocati dall’ultimo periodo di tagli di risorse e personale; e, infine, una revisione della valutazione, che sia sempre più ex post e meno ex-ante, dato che “l’attuale procedura imbriglia non poco la vita degli atenei”.

Concetti questi ribaditi, con dovizia di dettagli, dagli interventi che si sono susseguiti dal pubblico: quelli dei docenti Giuseppe Mulone, Francesco Basile, Antonio Pioletti, Stefania Stefani, Francesco Patania, e dai rappresentanti degli studenti Giuseppe Musumeci e Marco De Lutiis, ciascuno per i propri ambiti di competenza.

Il Ministro Giannini ha detto subito di condividere molte delle richieste del rettore Pignataro: “Si tratta di evidenze chiare per chi, come me, ha guidato a lungo un ateneo”, pur evidenziando il contesto nel quale la crisi di risorse non è stata ancora smaltita e nella società si è sempre più diffusa una sfiducia reale nel valore del titolo di studio.

“Sono pronta a fare con voi una battaglia comune su elementi fattuali e culturali – ha aggiunto – ma da Ministro mi attendo che gli atenei facciano la loro parte”. Disco verde, perciò, all’ipotesi di assegnare agli atenei un budget triennale – da gestire con responsabilità e secondo le logiche della buona amministrazione – che favorisca la programmazione e anche le chiamate di docenti, svincolandosi dal vincolo dei punti organico, “nati per una nobile motivazione, ma applicati in modo fallimentare”. E via libera anche all’idea di spostare la valutazione al termine dei processi, ma con rigorosi meccanismi sanzionatori per chi non raggiunge gli obiettivi, così come alla suggestione di passare dall’attuale procedura concorsuale ad una valutazione continua nazionale, come avviene in altri Paesi, che lasci poi agli atenei e ai dipartimenti, la libertà di reclutare i migliori secondo i criteri dettati dagli standard internazionali. “Le patologie dei localismi, in senso negativo – ha precisato il Ministro – dovrebbero comunque essere scongiurate”.

Giannini ha poi esposto la sua idea su come intervenire per arrestare la mobilità monodirezionale che vede molti giovani del Sud trasferirsi in altre parti d’Italia per completare gli studi: “I flussi possono essere diversificati puntando sulle specializzazioni, innalzando la qualità media delle aree scientifiche ma investendo in maniera strategica su quelle eccellenze che possono richiamare studenti da altre regioni”. 

FONTEhttp://catania.liveuniversity.it/2014/04/stefania-giannini-alluniversita-di-catania-incontro-con-il-rettore-pignataro/