Il nostro giornale, relativamente ai problemi ambientali causati da discariche, fonte ormai di preoccupazione per possibili numerose e diverse malattie che possono diffondersi fra la gente, e per il recupero del territorio deturpato da pubbliche discariche con la complicità da bravi ma distratti pubblici amministratori, oserei dire, sottomessi ai potenti di turno, ha svolto e pubblicato nel tempo alcune importanti ricerche. Oggi ci chiediamo come si possa fare riferimento alla salute? Se il rischio è dietro l’angolo? C’è da rimanere allibiti sul pressappochismo politico che anima alcuni nostri amministratori che intendono spacciare l’ammodernamento di Adrano, che ha tolto ai suoi abitanti la specifica peculiarità di “Città sotto il vulcano” che lo rendeva unico nell’espressione paesaggistica, spacciandola come operazione di “recupero turistico” al fine di nuovi insediamenti, dimenticando il problema dell’inquinamento strettamente legato al collettore fognario, anzi, ai collettori fognari. Suvvia siamo seri!!! Non è solo un problema di acqua sporca quello che vediamo sgorgare in direzione “Ponte Barca” sul fiume Simeto (vedi foto) ma di acqua inquinata, acqua di fogna adranita non depurata, cosa ben diversa, acqua ricca di microrganismi. Qui, sotto gli occhi di tutti viene distrutto un patrimonio di inestimabile valore, che andrebbe tutelato e salvato.
Come si concilia quello che è successo e sta succedendo con gli indirizzi e le prescrizioni dei dispositivi di legge vigenti in materia di tutela dei corsi d’acqua ed in particolare con gli obiettivi inderogabili indicati dalla direttiva 2000/60/CE?
Una importante causa d’inquinamento delle acque dolci sono gli scarichi di materiale organico. La decomposizione di queste sostanze consuma l’ossigeno contenuto nell’acqua, a volte fino a far morire i pesci (un fenomeno frequente dei nostri fiumi). Le principali fonti d’inquinamento organico sono le fogne perché contengono grandi quantità di escrementi umani, perciò dovrebbero passare, per legge, attraverso impianti di depurazione. I liquami fognari contengono microrganismi che provocano alcune malattie come: tifo, epatite, colera, salmonellosi ecc. Una persona può essere contaminata se fa il bagno o mangia pesce del fiume inquinato.
Il Simeto, principale fiume siciliano. Il nome con significato riconducibile a portatore d’acqua, da ADR, derivante da wadar e Simeton, probabilmente da Simalis, divinità femminile, Dea mater, simbolo della fecondità della terra e della vita. Nasce sotto Maniace dalla confluenza dei torrenti Cutò, Martello e Saracena che discendono dal versante meridionale dei Monti Nebrodi. Il suo corso si svolge verso sud scorrendo per lo più tra le colate laviche del versante occidentale etneo e i substrati sedimentari della provincia di Enna, attraversa il territorio di Randazzo, Bronte, Adrano, Biancavilla. Sotto Paternò cambia direzione, si dirige verso est, attraversa la Piana di Catania e dopo un percorso di 120 km sfocia nella spiaggia di Catania nel Mar Ionio. Lungo tutto questo percorso il fiume viene alimentato dai torrenti ed affluenti, i più importanti: il Salso ed il Gornalunga, ma anche dalle sorgenti, numerosi, che raccolgono acque filtrate dallo scioglimento delle nevi dell’Etna.
Da tempi assai remoti ad oggi, nelle cittadine che si affacciano lungo la vallata del simeto, viene esercitato il mestiere della pesca di alcuni specie di pesci come gamberetti, minusa, anguille, ranette (larunghi), tinche, alose, cefali, ecc. Sin dall’antichità, le civiltà contadine e allevatori esaltano il culto delle acque del fiume Simeto, che per loro è fonte di vita. Infatti lungo il percorso sono installati centinaia di idropompe di sollevamento per irrigare migliaia di ettari di campi adibiti a frutteti, ortaggi o seminario. Non solo, gli allevatori di pastorizia, ovini, bovini, cavalli ed altro portano gli animali a bere nel fiume. Ecco il grido di allarme che non dovrebbe lasciare spazio a commenti di fronte a queste realtà, prodotti alimentari che finiscono sulle nostre tavole e nelle nostre cucine, che potrebbero avvelenarci.
Non abbiamo un censimento degli scarichi di fogna nel fiume Simeto, pensiamo ed abbiamo la percezione che siano tanti, sappiamo anche che il problema inquinamento è stato ampiamente illustrato non molto tempo fa da servizi giornalistici televisivi locali e della carta stampata, da parte di associazioni ambientaliste che hanno denunciato il caso prima di noi senza aver ottenuto nulla. Spero ancora che altri ci diano una mano (l’unione fa la forza) per raggiungere lo scopo: salviamo il Simeto, la fauna ed i pesci che vi abitano, facciamolo per noi e per loro. Vogliamo e dobbiamo lasciare un mondo migliore di come l’abbiamo trovato.

Carmelo Santangelo
(articolo già pubblicato sul periodico Bloc Notes)
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