Le ferrovie «italiane» ragionano come la Fiat: se non ci guadagnano, tagliano. Ma mentre la Fiat è un’azienda privata, le ferrovie sono dello Stato e quindi non possono permettersi di agire come un privato. La «Gazzetta del Su» ha pubblicato una corrispondenza da Reggio Calabria in cui si dice che 12 treni a lunga e media percorrenza saranno aboliti a partire dal 1° marzo, «mettendo a rischio 70 posti di lavoro e colpendo la mobilità dei calabresi». Che poi riguarda anche la mobilità dei siciliani perché alcuni di questi treni dovrebbero trasbordare sui traghetti dello Stato. Le corse soppresse saranno due Reggio Calabria-Torino, di Reggio Calabria-Milano e relativi «treni antenna», oltre ai convogli periodici con auto al seguito Villa San Giovanni-Milano e Villa San Giovanni-Torino. Perché questi tagli al profondo Sud? Perché i treni sono scarsamente frequentati e quindi in passivo, ma lo sono perché il servizio ferroviario nel Mezzogiorno è indecente e la gente per disperazione si affida ai voli dagli aeroporti di Reggio Calabria e di Lametia Terme, e spesso anche di Fontanarossa, che ha maggiore frequenza di collegamenti con il Nord. In sostanza, più il servizio ferroviario è pessimo, più si aboliscono corse e più si rivela il desiderio di Trenitalia di sganciarsi dal Meridione, troppo lungo, troppo lontano e troppo in passivo. Tutto questo mentre da Salerno in su avanza trionfalmente l’alta velocità ferroviaria che è pagata anche con i soldini
di noi meridionali.
Ora il governo ci deve dire cosa ha intenzione di fare perché prolungare una situazione del genere è intollerabile. Vuole abbandonare la Sicilia e la Calabria? Lo dica chiaramente. L’altro giorno il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli a Palermo ha detto di «augurarsi che presto l’alta velocità arrivi al Sud». Ma come? Nel libro dei sogni? Quest’anno partiranno i lavori per il Ponte sullo Stretto che si dovrebbero concludere nel 2017. Aspettiamo quella data per cominciare a pensare alla Tav e per dismettere gli ultimi ansimanti traghetti?
In realtà non esiste nessun programma serio. Per finire, chi è contro il Ponte si aspetti di dover sbarcare con il treno a Messina, caricarsi dei bagagli, salire su un traghetto e cercare a Villa San Giovanni un treno, che non troverà più.

Tony Zermo su La Sicilia del 12/02/2010

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