Nel giorno della festa della donna, davanti ad un folto pubblico accorso presso Palazzo Bruno, la fondazione “La Città Invisibile” si conferma la verà novità nel campo della promozione culturale.

E’ stata la scrittrice Maria Attanasio a ricevere l’8 marzo scorso a Biancavilla (Palazzo Bruno) il Premio Europeo “Bianca di Navarra”, attribuito ogni anno dalla Fondazione La Città Invisibile alle donne siciliane promotrici di un’immagine positiva della nostra Isola.

Il Premio è stato celebrato durante la manifestazione “Elogio della testimonianza e della poesia”, un tema a doppio binario, di rilievo in un momento come l’attuale, attraversato dalla crisi delle coscienze (oltre che delle economie) in cui si cercano puntelli etici per ancorare forme quotidiane, individuali e collettive, di resistenza e di partecipazione attiva al bene comune.

La poesia è infatti l’unica arte in grado di raccontare la verità nascosta della realtà, senza la pretesa di esaurirne il significato. Ed è naturale che vi sia anche un ponte tra la poesia e la testimonianza, specie quando quest’ultima è spesa a vantaggio della giustizia. Fatto questo che la Fondazione La città invisibile ha saputo mettere ben in evidenza, esaltando l’impegno di una testimone di giustizia, Valeria Grasso, con un Premio dedicato alla scrittrice siciliana Livia De Stefani (celebre per aver denunciato i suoi estorsori, riportando la sua esperienza anche in letteratura) e consegnato dal Comandante Romaniello Vitantonio, dei carabinieri di Biancavilla.
Un riconoscimento del sacrificio che l’essere testimoni di giustizia comporta, come pure del valore di quel rifiuto, spesso solitario, forte e deciso, che ne sta alla base, un “no” che da un lato espone il testimone ad un’esistenza critica, dall’altro ne profila però un ordine simbolico limpido, chiaro e supremo. Perché essere testimoni in un processo antimafia significa illuminare una realtà che altri hanno piegato all’oscurità, ricomporre e proteggere la verità da chi controlla le coscienze, sottrarre dominio a chi governa con il crimine, garantire quindi il principio pratico della libertà contro ogni forma di schiavitù e servilismo alla mafia.

Durante la serata sono stati premiati anche i figli di Valeria Grasso, che hanno condiviso e condividono con lei tutti i momenti difficili della condizione della madre. E’ stata infatti una rappresentanza di bambini della Scuola di musica per la legalità secondo il metodo Abreu a voler donare ai loro coetanei il celebre collare con il tricolore e il violino sul quale è inciso il motto della scuola “Suonare e lottare”. Un invito da bambino a bambino, a resistere e a lottare in nome dei valori della legalità.

Nota importante: entrambi i premi , la classica corona in cantù e il ciondolo con intarsi in ricamo, sono stati realizzati dalla Coperativa Bianca Ricami & Design, costituita da ricamatrici che da diversi anni si battono per valorizzare il ricamo antico siciliano e, nel contempo, combattere il caporalato e il lavoro nero in questo settore.

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