In molti comuni della Sicilia da oltre un anno si dibatte sulle modalità con cui è stato attuato l’art. 6 della legge regionale n.5 del 2014, ovvero la legge proposta all’ARS dal Movimento 5 Stelle e approvata dai nostri “onorevoli” parlamentari regionali. Di cosa si tratta? Il testo parla chiaro: “Ai comuni è fatto obbligo di spendere almeno il 2 per cento delle somme loro trasferite con forme di democrazia partecipata, utilizzando strumenti che coinvolgano la cittadinanza per la scelta di azioni di interesse comune”.

In pratica, da oltre due anni è obbligatorio per i comuni consultare i propri cittadini per la spesa di almeno il 2% delle somme a disposizione.Trattandosi di una forma che potremmo definire sperimentale le amministrazioni comunali sono lasciate libere di scegliere le modalità attuative che più ritengono opportune: sondaggi sul sito istituzionale del comune, assemblee pubbliche a libera fruizione o riservate alle associazioni del territorio. Ogni scelta porta chiaramente polemiche da parte dei sostenitori delle altre, e senza dubbio nei primi due anni di attuazione non mancano i comuni che hanno portato avanti iniziative al limite del ridicolo che di partecipato non avevano assolutamente nulla.

Vi è poi una terza categoria di comuni che ha ignorato la legge entrata in vigore. Siamo al terzo anno di attuazione del bilancio partecipato e amministrazioni comunali, come quella di Adrano, non hanno mai messo in pratica questa legge. La cosa che più fa riflettere è che, per quello che mi risulta (e spero tanto di sbagliarmi) nessuno, nemmeno dall’opposizione, abbia mai fatto presente questo “piccolo” dettaglio ai nostri impegnatissimi amministratori.

Quanto sarebbe bello se i cittadini potessero decidere quanto destinare alle feste patronali, alle scuole, alle strade e a progetti di promozione e tutela del territorio? Magari i cittadini decidono di vincolare delle somme per i precari, per la gestione dei rifiuti, per i servizi sociali o per retribuire lavori socialmente utili destinati a disoccupati e inoccupati.

Cosi mentre ad Acireale (per fare un esempio) nel 2015 si approvavano 22 progetti su ambiente, ecologia, sanità, lavori pubblici, sviluppo economico, turismo, spazi e aree verdi, politiche giovanili, attività sociali, scolastiche ed educative, culturali e sportive, per un importo complessivo di 175mila euro, ad Adrano si lavorava per portare in piazza Gianni Celeste.

Con il bilancio partecipato ci sarebbero meno dita da puntare al “cucuzzaro” (noto ai più come “u sennucu”) e più attaccamento alla cosa pubblica. Sarà forse questo che spaventa chi ignora la legge?

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