Con un ritmo che sembra competere con la crescita della vegetazione, crescono i cumuli di spazzatura all’interno del Parco dell’Etna. Si è perso il conto delle micro-discariche presenti sul vulcano più alto d’Europa. Nell’ottobre del 2008 i responsabili provinciali di Legambiente elaborarono una sorta di «mappa dei rifiuti» inserendo foto e coordinate di tutti i siti individuati. Fu presentata una denuncia formale alla Provincia di Catania, ai comuni della fascia pedemontana, al Nucleo Ecologico dei Carabinieri ed all’Ente Parco. Ma a distanza di tre anni la situazione è addirittura peggiorata.

RIFIUTI PERICOLOSI – Tonnellate di buste bianche, eternit, mobili, copertoni e rottami di autovetture riposano immersi nel verde e cullati dal fruscio dei castagni in fioritura. Dagli 800 ai 1.300 metri la probabilità di avvistare mute di cani intorno ai mucchi di rifiuti è altissima. Alcuni mesi addietro ci fu una misteriosa moria di randagi, uccisi col veleno proprio perché il loro numero era aumentato in maniera esponenziale. Anche le volpi si sono accorte delle ricche scorte di cibo nascoste tra le buste di plastica abbandonate. Soprattutto durante la notte è facile incrociare due o più esemplari con un triste bottino fra i denti. Tra le sciare di Ragalna prolificano colonie di «cozze d’alta quota», abbandonate dai gitanti della domenica.

LE «ZONE CALDE» – Le aree più colpite si trovano nei versanti Sud Est e Sud Ovest: Adrano, Nicolosi, Pedara e Ragalna sono i comuni con un maggior numero di discariche. In contrada Salto del Cane, all’uscita di una piccola galleria, la carreggiata viene periodicamente sommersa dai rifiuti che i bordi della strada non riescono più a contenere. Quando piove o soffia un forte vento, il materiale più leggero scivola verso valle, quasi fosse un piccolo torrente colorato. Nel territorio di Tarderia non si contano le carcasse d’auto abbandonate tra i rovi e le ginestre. Come di consueto, non mancano i rifiuti speciali. L’eternit gareggia con i copertoni usati per la conquista del triste primato: lungo la strada provinciale 120 al posto delle pietre miliari si incontrano piccoli totem creati quasi ad arte con le ruote usate (foto a lato). Al chilometro 16 c’è una enorme distesa di spazzatura che, denunciano gli abitanti della zona, non è stata mai rimossa a causa del rimpallo di responsabilità tra gli enti locali.

IL COMMISSARIO DEL PARCO – «Quello dell’inquinamento ambientale è un fatto di grandissima gravità – afferma il commissario del Parco dell’Etna, Ettore Foti – che abbiamo più volte affrontato insieme a Prefettura, polizia e amministrazioni comunali. È già pronto un protocollo d’intesa per realizzare un sistema di videosorveglianza delle zone ad alto rischio, ma siamo ancora in attesa di un responso dal ministero dell’Ambiente». Dal canto loro, gli ambientalisti sono scoraggiati, proprio perché delusi nelle loro aspettative. «Dopo il nostro censimento non è cambiato nulla – dichiara Renato De Pietro, presidente della sezione catanese di Legambiente – la quantità di rifiuti attuale è un indicatore dello stato di salute del Parco stesso».

Andrea Di Grazia su CorriereDelMezzogiorno.it
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