“La Regione Siciliana non ha ancora fornito i dati sulle aree a rischio amianto che dovrebbero figurare nella mappa nazionale, così come accade per le altre regioni d’Italia. Eppure nell’isola la presenza del pericoloso materiale ha provocato gravissimi danni alla salute di migliaia di persone, soprattutto in quei comuni dove erano presenti industrie che trattavano il prodotto poi scopertosi cancerogeno”. A dichiararlo è il capogruppo del Nuovo Centrodestra all’Ars Nino D’Asero che ha presentato una interrogazione al governo regionale e che ricorda come già nel 1998 una legge nazionale, e poi un decreto ministeriale nel 2001 e altre successive integrazioni, avevano individuato numerosi siti italiani in cui l’amianto era ed è presente, ancora oggi, sia come fonte di contaminazione principale che come fonte secondaria, tanto da costituire il SIN – Siti di Interesse Nazionale.

Un elenco di aree da bonificare tra le quali, con problemi connessi al rischio amianto, figurano Biancavilla, nel catanese, dov’è presente la fluoroedenite e Priolo, in provincia di Siracusa e, con problemi di inquinamento di altra natura, anche Milazzo, nel messinese, e Gela, in provincia di Caltanissetta. “L’ufficio amianto del dipartimento regionale della protezione civile, così come stabilito da una legge dell’Ars del 29 aprile scorso, – sottolinea il parlamentare regionale – avrebbe già dovuto trasmettere ai ministeri competenti i dati annuali nonché la mappatura dei siti interessati dalla presenza, anche naturale, di amianto”. Il Ministero dell’Ambiente dal 2003 aggiorna ogni anno, grazie alla collaborazione della Regioni, che hanno l’obbligo di trasmettere i dati entro ogni 30 giugno, la mappa completa della presenza di eternit sul territorio nazionale, il cosiddetto Piano Nazionale Amianto. 

Le modalità di realizzazione sono state concordate e definite a livello nazionale con le stesse regioni che hanno creato un apposito Gruppo Interregionale Sanità ed Ambiente che si avvale di un’apposita Banca Dati Amianto. “La regione siciliana – continua D’Asero – non ha ancora inviato alla banca dati nazionale, secondo quanto risulta da fonti ministeriali, i dati relativi alla presenza del materiale nell’isola. Una grave mancanza che ai fini di prossime iniziative nazionali potrebbe far restare la nostra regione fuori dalla programmazione di interventi risanatori del territorio. Per questo – conclude il capogruppo del NCD D’Asero – ho presento al presidente della Regione Crocetta e agli assessori alla Salute Borsellino e al Territorio e Ambiente Croce una richiesta scritta urgente per conoscere se si ritenga o meno necessario attivare ogni iniziativa finalizzata alla trasmissione dei dati riguardanti la presenza in Sicilia del pericoloso materiale alla banca dati nazionale e seguire il problema nel suo complesso con particolare attenzione”.

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