intervista di TONY ZERMO (La Sicilia)

Parliamo di Fiat dopo il tavolo che c’è stato a Roma.
«Ho l’impressione che la Fiat non solo se ne voglia andare, ma che intenda cedere lo stabilimento all’Ikea. E’ solo un sospetto».
Ma lei non è contrario ai grandi magazzini?
«L’Ikea può venire perché ormai di falegnami non se ne trovano più e non fa una grande concorrenza, al contrario basta con la grande distribuzione alimentare, che non è che nuoce solo al piccolo commercio, ma anche alla produzione. Ma se eventualmente può venire l’Ikea non possiamo dismettere gli impianti industriali. Se noi dobbiamo deindustrializzare, allora ci riconvertiamo al commercio e quant’altro, ma quel brandello di industria che c’è, anche se non credo che crescerà, almeno teniamolo operativo. Oggi ci sono alcune proposte: c’è quella di Rossignolo il quale credo abbia rilevato il marchio De Tomaso e ha un piano industriale serio, anche se non ha molti soldi, mentre per il progetto dell’auto elettrica indiana Reva è difficile da realizzare perché ci vogliono le centraline di ricarica. E’ un po’ più complicato».
Perché lei tiene ancora in vita quel fantasma dell’Ente porto di Messina?
«Ho fatto bene a non scioglierlo e glielo spiego. Intanto il Cga ha dato ragione all’Ente porto e cioè alla Regione. Bisogna sapere che c’era una vertenza tra l’Autorità portuale che dipende dal ministero e l’Ente porto regionale: è vero che ha un solo dipendente, è vero che aveva 15 consiglieri e ora ne ha uno solo, e però ha un patrimonio non indifferente, un terreno importante, un bacino di carenaggio costato 20 miliardi di lire negli anni ’70 e soprattutto è per legge un porto franco. E l’Autorità portuale intendeva acquisire i beni dell’Ente porto. Ecco perché io non ho sciolto l’Ente porto, per evitarne la spoliazione. Appartiene alla Regione e alla Regione resta».
E allora cosa si può fare dell’Ente porto?
«Siccome accanto c’è un’altra area che imprenditori catanesi hanno rilevato in parte, lì si può esercitare la funzione di porto franco con una convenzione Stato-Regione. E questo ci sta bene perché in quel porto franco le accise sulle benzine vendute andrebbero alla Regione».
Perché ha nominato l’architetto Zapparrata commissario al consorzio autostrade siciliane, sostituendo il presidente Patrizia Valenti?
«Perché Zapparrata è un professionista efficiente e affidabile, guardi che non è un mio uomo, e perché il ministro Matteoli in due recenti note ci ha scritto per dire che il Cas non poteva continuare ad avere un consiglio di amministrazione pletorico, ma ci voleva un commissario, fermo restando che non ho nulla da ridire sulla dottoressa Valenti. Ora Zapparrata sta risolvendo un sacco di problemi lasciati dal consiglio di amministrazione e soprattutto sta facendo un’altra cosa di importanza fondamentale: sta preparando, d’accordo con l’Anas, il ministero e con l’assessore Gentile, una convenzione perché si faccia una società le cui quote di minoranza, il 49%, vengano messe sul mercato, così com’è stato fatto in Veneto al cui modello ci stiamo ispirando. Verrà Benetton, verranno gli spagnoli, o chi per essere, e in cambio dei pedaggi che applicheremo a tutte le tratte autostradali si impegneranno a realizzare, con il contributo della Regione, quel pezzo di autostrada che ancora manca, da Rosolini fino a Castelvetrano, per chiudere finalmente l’anello attorno alla Sicilia. Immagini lo sviluppo che prenderà la fascia costiera sud».
Chi sarà il presidente di Cine-Sicilia?
«Micciché ha un pallino, il cinema. Mi posso bisticciare con Gianfranco? No, e allora metteremo un suo uomo alla presidenza di Cine-Sicilia, attualmente governato nelle more da quell’ottimo dirigente che è Gelardi».
E Fiumefreddo, seduto su quella poltrona che scotta del Teatro Massimo Bellini?
«Ho detto francamente a Fiumefreddo che, nonostante sia una persona intelligente, col teatro ormai confligge in maniera irrimediabile e irrecuperabile. Lo stimo, ma saggezza vuole che lui lasci il teatro. E l’ho invitato in tal senso. Io credo che siccome ha sempre detto che lui si fida di me, si dimetterà, anche se non è detto che possa avere immediatamente un altro incarico. Lui voleva una motivazione per dimettersi, voleva che glielo chiedessi io: gliel’ho chiesto, si dimetterà».
Secondo lei, è praticabile la realizzazione di un museo Paul Getty a Catania?
«Ho incaricato il direttore regionale dei Beni culturali Campo e l’assessore Armao di una missione: un grande museo a Catania. Oggi con i 20 mila pezzi del Castello Ursino si possono fare dieci musei. Che sia la Manifattura Tabacchi, che sia un altro palazzo, o che si dovrà costruire ex novo, questo museo si dovrà realizzare».
Quanto durerà la luna di miele con il Pd?
«Sono stato chiarissimo, il Pd darà una mano alle riforme da fare che sono necessarie. E poi è gente seria, sempre presente in aula. Io non ho preclusione per nessuno, bado alle persone. Se ad esempio oggi il prof. Barcellona fosse disponibile a fare l’assessore, ne sarei felice. So bene che mi direbbe di no, ma sarei onoratissimo».
Come stanno procedendo i tagli alla Regione?
«Ci sono volute due riforme e la reintroduzione del fondo pensioni, ma alla fine il costo del personale si riallineerà ai parametri statali. Il dato di partenza era enorme, ma è già cambiato tutto, anche se i giornali “nordisti”, proprio in questo momento, fanno uno sbarramento mediatico, oscurando il nostro lavoro sotto il fuoco delle polemiche».
Che facciamo con l’eolico? Blocchiamo tutto?
«Quando avremo i piani paesaggistici provinciali, se ci sono aree di nessun valore prenderemo in considerazione le richieste. Per la verità non credo molto all’eolico, e non per ragioni estetiche, ma perché non lascia nella tasca delle persone niente, almeno ufficialmente».
Ultima domanda sui rifiuti, che poi è la domanda delle domande.
«Intanto sappia che da quando sono lì, abbiamo tirato fuori 300 milioni di euro per tamponare le mille falle. Ora abbiamo il piano della Cancellieri, dobbiamo definirlo con una legge che lunedì Massimo Russo presenterà in Giunta e che porteremo subito in Aula. Tenga conto che stiamo contraendo un mutuo con una banca per 400 milioni per dimezzare il buco degli 800 milioni. Nella legge sa cosa metteremo anche? Misure sanzionatorie durissime per i Comuni che non pagano e non fanno la differenziata, misure che arrivano allo scioglimento dell’amministrazione comunale».
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