Ancora un caso di prete pedofilo, questa volta nel catanese. Il Gup di Catania, Flavia Panzano, accogliendo la richiesta del procuratore aggiunto e del pm Lina Trovato, ha condannato a 4 anni di reclusione per violenza sessuale il parroco della basilica Santa Maria Assunta, la chiesa madre di Randazzo, padre Vincenzo Calà Impirotta.

Il processo si è celebrato col rito abbreviato. Le indagini del commissariato della polizia di Stato di Adrano sono state avviate dopo la denuncia della vittima, quando è diventata maggiorenne, di abusi che avrebbe subito da minorenne. Secondo la Procura di Catania, il sacerdote avrebbe tentato più volte e in luoghi diversi, compreso in chiesa, di abusare del giovane, tra il 2005 e il 2007. Gli approcci non sarebbero stati corrisposti dalla vittima, che avrebbe ricevuto attenzioni anche a Gerusalemme, durante un viaggio spirituale in Terra Santa.

Il Gup Flavia Panzano ha disposto anche un risarcimento provvisionale di 20 mila euro nei confronti della parte lesa. Padre Vincenzo Calà Impirotta è stato ordinato sacerdote nel 1995 e dal giugno del 2006 è parroco della Chiesa Madre di Randazzo.

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Tutto il paese di Randazzo difende il prete condannato per pedofilia

Randazzo è un paese scombussolato, ma unito nella difesa d’ufficio del parroco della chiesa madre, don Vincenzo Calà Impirotta condannato a 4 anni per violenza sessuale nei confronti di un giovane che all’epoca de fatti era minorenne.

Oggi la basilica di Santa Maria, la chiesa madre, la cattedrale ‘nera’ perché tutta di pietra lavica è aperta al pubblico: i turisti di fermano, osservano forse non sanno dello scandalo scoppiato sabato.

Di fronte, al bar tra una granita e una bibita fresca nessuno si sente di condannare il parroco, anzi in molti lo ‘assolvono’. Ieri i fedeli della comunità randazzese (i rappresentanti parrocchiali di S. Vincenzo, Corale, Gruppi catechistico e liturgico, Terz’Ordine Carmelitano, Consiglio degli affari economici, Confraternita M. SS Annunziata) hanno preso carta e penna ed hanno scritto: “Con dolore abbiamo appreso la notizia – si legge – che il nostro parroco don Enzo Calà è stato condannato al massimo della pena: avere tentato di abbracciare, toccare, baciare un minorenne di quasi diciotto anni, forse più alto e certamente più forte di lui. Il giudice ha dichiarato che questo giovane, oggi ventisettenne è credibile anche se non ha portato alcuna prova e se viene contestato da tutti i coetanei che gli erano compagni di campeggio. Il giovane ha dato versioni diverse alla polizia di Adrano e alle questura di Catania. Noi come rappresentanti dei vari gruppi che operano in parrocchia, gridiamo forte la nostra indignazione.
Primo: il nostro parroco, in tutti questi anni di indagini, non è mai stato ascoltato dal giudice per le indagini preliminari. Perfino il pagano governatore romano Ponzio Pilato ha sentito il dovere morale di ascoltare Gesù accusato ingiustamente dai sommi sacerdoti ed anziani: ‘non senti quante cose attestano contro di Te? Tu cosa dici?
Secondo: tutti noi abbiamo avuto la possibilità di stargli vicino e di toccare con mano la delicatezza con cui trattava piccoli e grandi, anziani e giovani, maschi e femmine!
Terzo: nei campeggi che ogni anno ha organizzato con i giovani aveva la presenza costante dei diversi genitori che lo aiutavano giorno e note nella gestione di questa attività estiva. Nessuno ha notato qualche cosa di anomalo che destasse il benché minimo sospetto di pedofilia. I genitori gli hanno sempre affidato i propri figli per il Grest e non ci sono mai state segnalazioni di alcun genere.
Quarto: abbiamo potuto toccare con mano la sua generosità verso i più deboli e verso tutti coloro che si trovavano in difficoltà.
Quinto: Alla casa di riposo per anziani la sua presenza è stata costante e ha portato conforto e sostegno ai vecchietti che trovavano in lui l’unico conforto umano.
Sesto: le confraternite cittadine San Vincenzo, il Terz’Ordine carmelitano, la Corale, il ferragosto randazzese hanno avuto in lui un punto di riferimento sicuro e intelligente. Dichiarandosi disponibili a qualsiasi confronto con chiunque, in attesa della sentenza definitiva, attestiamo la nostra stima, il nostro affetto, la certezza della sua innocenza che, ne siamo sicuri, il Signore farà trionfare anche davanti agli occhi di chi ha cercato di infangarla”.

Il vescovo di Acireale Monsignor Raspanti in fretta e furia, nel primissimo pomeriggio di sabato, proprio mentre don Vincenzo si apprestava a presentare le dimissioni da sacerdote, dimissioni per il momento congelate, ha pregato il parroco della chiesa di Cristo Re, nella frazione di Monte La Guardia, don Piergiorgio Rasano di sostituirlo. “Spero che la verità venga a galla in un prossimo appello – ha spiegato – dato che esiste il diritto di appello aspettiamo”. Il sacerdote va oltre: “non c’era un reato eclatante oppure noto, era un’impressione, un’istanza contro un altra. D’altra parte c’è l’esplicita presunzione di innocenza da parte di don Enzo. Nessuna idea e’ quella comune parrocchiale che sa che il suo parroco e innocente io sono di questa convinzione e comunque aspettiamo gli eventi’.

Domani a Randazzo è prevista una fiaccolata, organizzata dai ragazzi della chiesa madre in segno di solidarietà al prete condannato.

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Randazzo, parla il giovane molestato dal prete condannato per pedofilia

Parla il giovane che ha denunciato per molestie sessuali il prete di Randazzo, don Vincenzo Calà condannato a 4 anni in abbreviato.

Come inizia questa storia?

“Circa dieci anni fa mi sono trovato a dormire a casa con padre Enzo e ad un certo punto durante la notte mi sono accorto che avevo qualcosa troppo vicina alla faccia, apro gli occhi e me lo trovo a due dita di distanza. Lui mi guarda in faccia, mi fa una linguaccia e se ne va. Mi ha baciato, ma se ne è uscito in questo modo. Sul momento non ho detto niente perché non potevo essere sicuro. Il problema è che è capitato altre volte che ho dormito a casa sua e durante la notte mi sono trovato con le sue mani addosso. Una notte ho deciso di stare fermo, mentre lui entrava e usciva dalla stanza, fin quando lui non si è avvicinato e mi ha messo le mani addosso e a quel punto io ho reagito. Lui ha negato tutto. Questi fatti si sono ripetuti altre volte: l’ultima durante un viaggio in Terra Santa in cui dividevno la stessa stanza per suo volere, l’ultima notte ad un certo punto mi sono trovato con il lenzuolo piegato all’altezza delle ginocchia, mi sono svegliato e mi sono accorto che è scappato di corsa in bagno, dopo mezz’ora è rientrato e mi ha messo una mano dentro gli slip. Da quel momento non ho più condiviso la stanza con lui”.

Perché tu dormivi con padre Enzo?

“Lui era un carissimo amico di famiglia, con me aveva un rapporto particolare , aveva una sorta di dipendenza da me, tanto che quando organizzavo una gita, una scampagnata e non lo invitavo, lui si faceva trovato con le braccia pestate a sangue con il collo graffiato e poi andava a riferire che tutti questi atti autolesionisti li compieva perché io lo rifiutavo. A parte questa dipendenza era un carissimo amico di famiglia, quindi i miei si fidavano a lasciarmi andare a dormire da lui”.

Quando ha trovato il coraggio di parlare?

“Dopo questo fatto avvenuto in Terra Santa. Ma c’è da dire che quando ho trovato il coraggio di parlare, subito non sono stato creduto. In primis i miei genitori che inizialmente hanno avuto qualche difficoltà a credermi”.

Inizialmente non sei stato creduto neppur dai tuoi genitori?

“Mia madre ha avuto qualche difficoltà sul momento a credermi. Sono dovuti passare diversi mesi prima che prendesse posizione a mio favore”.

La tua famiglia si è rivolta al vescovo di Acireale per segnalare un fatto grave che vedeva coinvolto un sacerdote della diocesi acese: quale è stata la risposta?

“La mia famiglia prima mi spingeva a perdonare. Poi abbiamo chiesto aiuto al vescovo Pio Vigo la persona che forse aveva l’autorevolezza per affrontare un problema che vedeva coinvolta la chiesa. E invece mi ha semplicemente risposto, ridendo: ‘forse si è innamorato di te…’ e questa risposta non era quella che ci aspettavamo”.

Tutta Randazzo si è schierata al fianco del sacerdotecondannato per pedofilia, in questo paese forse non c’è più spazio per te Tu hai denunciato, lo rifaresti?

“Lo rifarei. Mi aspettavo la reazione da parte del paese, accade questo quando si accusa un sacerdote che per la comunità è uno che non può commettere questi reati. Io abito lì anche se a Randazzo ci torno sempre meno ogni paio di mesi”.

Che rapporto hai con il paese?

“Sono cresciuto a Randazzo fino ai 18 anni, certo la mentalità del mio paese mi è stata sempre stretta, non ho un buon rapporto con coloro che hanno tanti preconcetti come questo che ho vissuto: un uomo sia esso un sacerdote se commette un atto deplorevole va denunciato”.

E con la tua famiglia?

“Molto buono. Ci sono state delle difficoltà nel momento che ho deciso di parlare, ci sono state delle difficoltà a credermi, ma superato quel momento il rapporto con la mia famiglia è stato ottimo”.

Come hai convinto i tuoi familiari della colpevolezza di padre Enzo visto che non ci sono prove schiaccianti?

“Mio padre mi ha creduto subito perché qualche sentore lo aveva avuto, i miei fratelli idem, mio fratello per di più stava sempre con me e vedeva questi comportamenti ambigui. Mia madre ha avuto qualche difficoltà per il semplice fatto che era moto legata a lui, lo vedeva quasi come un figlio e poi si è ricreduta”.

Perché hai voluto denunciarlo?

“Perché questi fatti che mi sono capitati terminassero e volevo anche che nessun altro dei ragazzini della chiesa dovesse subire quello che io ho subito. Ma ho anche deciso di denunciarlo perché non c’erano solo le molestie, c’era anche una serie di violenze psicologiche, pressioni su di me sulla mia famiglia che sono stati pesanti e che non devono avvenire più”.

Come andrà a finire questa storia?

“Mi auguro che venga confermata la condanna. Dagli atti pare debba andare in questo senso”.

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Randazzo scende in piazza per padre Enzo Calà

Una lunga, lunghissima fiaccolata, che ha visto la partecipazione di migliaia di fedeli randazzesi, si è snodata per le principali vie della città, con partenza dal Santuario dedicato alla Madonna del Carmelo sino alla Basilica di Santa Maria, dove si è tenuta una veglia di preghiera, organizzata da tutte le parrocchie e da tutte le associazioni religiose e caritative cittadine. Presenti tutti i parroci di Randazzo, con il vicario foraneo dell’arcidiocesi di Messina, e numerose autorità civili come il sindaco della città, Michele Mangione, assessori e consiglieri comunali, tutti convinti sostenitori dell’innocenza di Padre Enzo, il sacerdote condannato in primo grado, col rito abbreviato, a quattro anni di reclusione, più pene accessorie, come l’interdizione quinquennale dai pubblici uffici, dal Gup del tribunale di Catania. Innocenza che, ci dicono tutti, «verrà pienamente riconosciuta in sede di appello, viste le numerose testimonianze e controprove che si stanno raccogliendo a favore del sacerdote». A sostegno dell’innocenza dell’arciprete, oltre al documento firmato alcuni giorni fa dai rappresentanti parrocchiali della San Vincenzo, della Corale Polifonica, dai Gruppi catechistico e liturgico, dal Terz’Ordine Carmelitano, dal Consiglio degli affari economici e dalla Confraternita Maria Santissima Annunziata, si aggiunge, ora, anche quello dei giovani della parrocchia Santa Maria Assunta, di cui è stato titolare, sino a qualche giorno fa, Padre Vincenzo Calà. «Gentili fedeli, cari concittadini – hanno letto i giovani in pubblico – ci troviamo riuniti questa sera in circostanze spiacevoli, ma per una giusta causa. Le accuse rivolte nei confronti del nostro parroco, Padre Enzo Calà, ci addolorano. A nome di tutti i giovani della comunità parrocchiale, cresciuti tra queste mura insieme a Padre Enzo, la cui presenza è stata una guida e un punto di riferimento anche – e soprattutto – dal punto di vista spirituale, respingiamo con forza qualsiasi accusa nei suoi confronti e ribadiamo la necessità di scavare ancora sulla vicenda per far luce sui dubbi e sulle contraddizioni emerse dai discorsi degli stessi accusatori. Senza avere la pretesa di sostituirci alla giustizia, ed essendo a conoscenza degli atti, crediamo fermamente nell’innocenza di Padre Enzo, in quanto dalle accuse non emergono sufficienti prove per attestare alcun tipo di reato. Possiamo gridare a gran voce che Padre Enzo non ha mai avuto, nemmeno lontanamente, atteggiamenti ambigui nei nostri confronti -. Al contrario – hanno precisato – il nostro parroco, per noi giovani, ha sempre avuto un occhio di riguardo, ci ha sempre circondati di attenzioni e di protezione con sentimenti autentici e sinceri. Obiettivo primario della sua missione è stato quello di educare i giovani alla Parola del Signore».
A conclusione della fiaccolata e della lunga veglia di preghiera, anche padre Piergiorgio Rasano, attualmente incaricato dal vescovo di Acireale quale responsabile della Basilica di S. Maria, a nome di tutto il clero di Randazzo, ha espresso parole di conforto e di sostegno nei confronti di padre Calà. 

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