Nella notte tra martedì e mercoledì, a conclusione di un lungo dibattito politico, l’Ars ha approvato numerosi ordini del giorno. Tutto è filato liscio finché si è arrivati a quello dei democrat Barbagallo e Di Benedetto, con cui si chiedeva di impegnare il presidente della Regione ad opporsi alla realizzazione di una centrale nucleare in Sicilia. Ordine del giorno su cui hanno apposto la loro firma anche i deputati del Pdl e dell’Udc. Il presidente Lombardo aveva dichiarato di poterlo accettare per raccomandazione. Barbagallo e di Benedetto hanno insistito perchè si votasse nel testo da loro presentato. Dopo un pò di trambusto ed imbarazzo tra i nuovi alleati, il presidente della Regione ha tagliato la testa al toro: «Visto che la convergenza è ampia, sono d’accordo con testo presentato». Che è stato approvato con voto unanime. Cosicchè la Sicilia si allinea con le altre 13 regioni italiane che hanno già detto no al nucleare.
Sullo stesso argomento, Barbagallo e Di Benedetto hanno già depositato un ddl per il divieto di installazione di centrali nucleari nel territorio della regione: «Non possiamo tornare indietro in una Regione che già esporta energia, nonostante i ritardi nella realizzazione di impianti solari e fotovoltaici. La nostra Isola è una grande piattaforma per le politiche energetiche. La quantità di gas estratto è di circa 740 mc. Accanto all’attività estrattiva si svolge pure un’intensa attività di raffinazione».
Hanno sottolineato che la Sicilia fornisce il 2,7 % dell’estrazione nazionale di gas, il 12,9% dell’estrazione nazionale di greggio, il 40% degli idrocarburi raffinati che il Paese consuma e, a breve, tratterà il 73% del gas importato dall’Italia. Qui si producono anche circa 9.900.000 mw annui di energia elettrica legata ai processi di raffinazione.
Il bilancio tra import ed export è in atto positivo per la Sicilia e il valore dei prodotto petroliferi esportati oscilla intorno all’80% del valore di tutto l’export siciliano. Ma, come hanno sottonneato i due deputati del Pd, la Sicilia non ne trae vantaggio. Nemmeno sul costo dell’energia destinato ai fini industriali. «Solo così – hanno puntualizzato i due deputati democratici – verrebbero compensati gli svantaggi che hanno le imprese siciliane in termini di servizi e di infrastrutture. Lo sviluppo idroelettrico dovrebbe essere perseguito anche attraverso la razionale utilizzazione degli invasi, oggi poco sfruttati a tale scopo. E la costruzione dei due rigassificatori previsti dovrebbe contribuire ad escludere la costruzione di una centrale nucleare in Sicilia: «Un ritorno al nucleare non è assolutamente opportuno. Ma occorre incrementare, anche in sede di definizione del Piano energetico, l’impegno della Regione a favore delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica».

fonti: La Sicilia, Corriere delle Sera
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