Vi è mai capitato di passare davanti al municipio della vostra città o osservare dall’esterno la vostra scuola o università e prestare attenzione alla disposizione delle bandiere esposte all’entrata? Sembrerebbe una pura e semplice formalità quella di far sventolare dei vessilli dalle proprie finestre, una tipica caratteristica presente in ogni ente istituzionale che si rispetti, ma in realtà dietro questa particolarità si nasconde un rigoroso complesso di regole e canoni da seguire con cura: quelle bandiere infatti hanno una loro ragion d’essere, e se al centro spesso ritroviamo il tricolore in quanto simbolo della nostra nazione, alla destra dello stesso sarà di certo possibile ritrovare l’emblema dell’Unione Europea, in ottemperanza ad una regola, “la regola della destra”, che non risulta essere astratta ma va a costituire le fondamenta del cosiddetto “cerimoniale”. Questa tematica, sebbene poco conosciuta, è onnipresente in tutto ciò che la vita quotidiana comporta ed è stata oggetto di un incontro tenutosi ad Adrano dal titolo “Il moderno cerimoniale: nuove possibilità di comunicazione tra comune e cittadini”, iniziativa organizzata dal Comune di Adrano e da alcuni alunni della facoltà di Scienze Politiche di Catania, in cui protagonista è stata l’attività portata avanti dall’A.I.C.I.C., “Accademia Italiana Cerimoniale, Immagine e Comunicazione”. Una “missione”, come è stata definita da Francesco Raneri, docente di “Teoria e Tecniche del moderno cerimoniale” e presidente dell’accademia stessa, la prima in Italia, che ha lo scopo di far emergere e affermare con forza un argomento tanto vasto quanto importante, in cui si concentrano regole e comportamenti non solo applicabili a livello degli enti pubblici e privati, ma vere e proprie indicazioni di un corretto vivere. E l’entusiasmo, la convinzione e gli sforzi profusi nel dare vita ad una tale iniziativa vengono trasmessi appieno proprio dalle parole del professore Raneri, che ci spiega nel dettaglio cosa si intende per cerimoniale:

<< Il cerimoniale abbraccia tante branche: esso riguarda innanzitutto il protocollo da adottare in determinati contesti istituzionali e, a differenza del galateo che studia l’essenza della persona e dei suoi comportamenti, esso è legato alla carica, al ruolo che un determinato individuo ricopre, a cui vanno applicati di conseguenza determinati criteri di precedenza. Ma il cerimoniale non analizza solo questo aspetto, in quanto esso è anche fonte di immagine, di senso di appartenenza, di diritto; e soprattutto è fonte di comunicazione, in cui lo scopo è quello di creare un feedback a due linee e ha fortemente a che fare con i rapporti umani e con il rispetto. Anche con i miei studenti io cerco sempre di instaurare un rapporto di buon vicinato, per favorire una comunicazione ottimale; loro, ad esempio, hanno il mio numero di cellulare e sanno di potermi chiamare quando vogliono. Alla base delle relazioni interpersonali c’è e ci deve essere un rispetto reciproco>>.

“Est modus in rebus”: un motto a cui il professore è particolarmente affezionato e che racchiude molto di ciò che la macchina del cerimoniale, una volta azionata, si prefigge di trasmettere. Ciò appare sempre più difficile se consideriamo il fatto che la società in cui viviamo appare molto spesso priva di regole e in cui la pubblica amministrazione in particolare non risulta essere un punto di riferimento affidabile:

<< Oggi si vive in base alla logica dello scaricabarile. In molte realtà locali i sindaci si fanno vivi solo durante il periodo elettorale per poi sparire, rendendo quasi più facile incontrare un cardinale. Il cerimoniale invece richiede una pubblica amministrazione più moderna e dinamica, che salvaguardi la dignità dell’uomo; a tal proposito, anche l’informazione incide molto su un corretto utilizzo del cerimoniale stesso e grazie all’articolo 21 della nostra Costituzione tutti noi abbiamo il diritto di essere informati e a nostra volta di informare. Ricordiamoci – aggiunge Raneri – che dal 1948 fino a poco tempo fa le amministrazioni potevano fare quel che volevano, non potendo i cittadini accedere agli atti amministrativi: è dal 1990, con la legge 142 sulla riforma degli enti locali e la 241 sulla trasparenza delle procedure amministrative, che le cose cambiano. Meglio tardi che mai verrebbe da dire; ma ciò che è necessario capire è che andare direttamente alla fonte ci da indicazioni su come comportarci >>.

Due sono i consigli rilevanti su cui il docente torna spesso nel suo discorso, ossia la natura economica e le ragioni di mercato insite nel cerimoniale, insieme alla capacità di utilizzarlo per sapersi destreggiare al meglio in qualsiasi occasione:

<< Come sosteneva anche Don Luigi Sturzo, l’economia senza etica è diseconomica. Bisogna avere la massima attenzione soprattutto nei rapporti di mercato e avere un occhio di riguardo per i clienti, in modo da non farli mai andar via. Così come bisogna ritrovare i valori della buona comunicazione e del confronto visivo con gli altri, senza farci dominare dai social network e dalle nuove tecnologie >>.

Insieme al professore Raneri, a condividere questa esperienza vi è anche Santo Amarù, cerimoniere della provincia regionale di Catania, che ha offerto spunti davvero interessanti riguardo all’applicazione di queste regole protocollari in occasioni ufficiali, ribadendo come tutto ciò che ha a che fare con l’organizzazione di un evento non è altro che un’attività di rappresentanza:

<< Questa attività è nata a Piazza Università, degustando una granita seduti ad un tavolo, prendendo coscienza del fatto che anche in quel preciso momento si stava  consumando il cerimoniale. Il cerimoniale è la struttura su cui si regge il fondamento giuridico degli eventi istituzionali e affonda le sue radici nella storia passata, partendo da Giovanni Della Casa e dal suo manuale sul galateo e arrivando al cerimoniale del senato palermitano e quello dei signori vicerè. In esso possiamo scorgere anche aspetti religiosi, come ad esempio la regola d’oro della destra che richiama la circostanza per cui Gesù, dopo la sua morte, sarebbe asceso alla “destra del Padre”, per non parlare poi del linguaggio dei simboli, che caratterizza ad esempio ciò che vediamo raffigurato nei gonfaloni e nelle varie bandiere. Ogni cosa ha una sua tematica e situazione particolare – sostiene Amarù – Il protocollo del cerimoniale è diverso in ogni manifestazione, modifica la sua logistica, cambiano i soggetti, e chi se ne occupa deve essere meticoloso, deve conoscere i suoi interlocutori. Oggi fare il cerimoniere è difficilissimo, perché purtroppo le entrate finanziarie sono poche e gli imprevisti tanti >>.

Un progetto sicuramente affascinante, una terra sconosciuta che è opportuno ripopolare e fortificare grazie alla missione spontanea che l’accademia vuole promuovere, ponendosi al servizio non solo della pubblica amministrazione ma soprattutto della gente.

FONTEhttp://www.trinacrianews24.it/2014/04/13/cerimoniale-regole-saper-vivere/