L’intesa anomala tra maggioranza e parte del centrodestra produce la doppia preferenza di genere. Il M5S: “Questa norma favorisce il voto di scambio”. L’elettore può esprimere una preferenza per un candidato uomo e una per una candidata donna ma, in caso di doppio voto a candidati dello stesso sesso, viene annullata la seconda preferenza. Cosa ne pensano i nostri lettori? Votate il sondaggio!

Passa la legge sulla doppia preferenza di genere. Alle amministrative del 9-10 Giugno prossimi si potrà esprimere un voto per un uomo ed uno per una donna candidati al Consiglio Comunale. Alla fine di una lunga seduta (straordinaria), i deputati hanno detto sì soltanto all’articolo che prevede la “pari opportunità”, rimandando ad un secondo momento (successivo alle prossime amministrative), una più approfondita riforma della legge elettorale: si vedrà in seguito se modificare le soglie di sbarramento o se prevedere schede differenziate per sindaci e consiglieri.

Dal punto di vista giuridico, la cosiddetta “norma sulla doppia preferenza di genere” interviene modificando la Legge Regionale numero 35 del 1997, la norma che disciplina “l’elezione diretta del Sindaco, del Presidente della Provincia, del Consiglio comunale e del Consiglio provinciale”.

La norma si limita a prevedere poche, ma radicali correzioni. Intanto, la divisione nella lista tra i sessi, in modo che uno dei due non rappresenti più dei due terzi dei candidati: “Nelle liste di candidati per l’elezione del consiglio comunale – si legge nella norma approvata – e del consiglio circoscrizionale nessun genere può essere rappresentato in misura superiore a due terzi dei componenti della stessa lista, con arrotondamento all’unità superiore in caso di cifra decimale pari o superiore a 0,5 ed all’unità inferiore in caso di cifra decimale inferiore a 0,5”.

La modifica sostanziale, ovviamente è un’altra. “Il voto alla lista è espresso, – si legge sempre nel nuovo articolo aggiunto alla legge del 1997 – tracciando un segno sul contrassegno della lista prescelta. Ciascun elettore può esprimere inoltre sino ad un massimo di due voti di preferenza per candidati della lista da lui votata, scrivendone il nome ed il cognome o solo quest’ultimo sulle apposite righe poste a fianco del contrassegno. Nel caso di espressione di due preferenze, una deve riguardare un candidato di genere maschile e l’altra un candidato di genere femminile della stessa lista, pena la nullità della seconda preferenza”. Questo passaggio verrà inserito più volte all’interno della vecchia legge, visto che riguarderà i Comuni di ogni dimensione. Da quelli inferiori ai diecimila abitanti, a quelli più grandi.

Altra modifica interviene sul cosiddetto “Testo unico per l’elezione dei consigli comunali della Regione siciliana”. Si tratta delle norme sulla verifica del singolo voto e della regolarità della lista: “La Commissione elettorale circondariale verifica il rispetto delle disposizioni del comma l dell’articolo 1 bis della legge regionale 15 settembre 1997 n. 35 e successive modifiche e integrazioni, e, in caso di inosservanza, assegna ai presentatori della lista un termine di ventiquattro ore per la regolarizzazione della stessa. Trascorso inutilmente tale termine, – prosegue la nota – riduce la lista cancellando i nomi dei candidati appartenenti al genere più rappresentato, procedendo dall’ultimo della lista, in modo da assicurare il rispetto del citato comma 1 dell’articolo 1 bis della legge regionale n. 35/1997. Qualora la lista, in esito alla cancellazione delle candidature eccedenti, contenga un numero di candidati inferiore a quello minimo prescritto, ricusa la lista”.

Insomma, alla fine è passata la linea tracciata da governo e maggioranza. Una “vittoria” pagata con il primo vero passo falso del cosiddetto “modello Sicilia” tanto caro al Presidente. I deputati del Movimento Cinque Stelle, infatti, hanno votato contro la norma. Non perché contrari alla doppia preferenza ma perché preoccupati dalla possibilità che questa potesse facilitare il controllo capillare del voto, soprattutto da parte della criminalità. Per tale motivo proponevano l’introduzione, insieme alla doppia preferenza, del “seggio unico” per ogni Comune. Una modifica “che avrebbe portato con sé – ha spiegato il capogruppo del Pd Baldo Gucciardi – molti problemi organizzativi, e anche di natura penale, ad esempio, per verificare l’origine di eventuali brogli”.

E’ dunque passata la legge “base”. Con la maggioranza che incassa il sostegno inaspettato del centrodestra, che con Musumeci prima e Cascio poi, annunciava in Aula il sostegno alla proposta di stralcio del solo articolo uno, quello che prevedeva semplicemente la parità di genere. Saltano tutti gli altri articoli. La scelta del centrodestra ha sollevato le critiche sia del Partito dei Siciliani che del Movimento Cinque Stelle, che tramite il proprio capogruppo, Giancarlo Cancelleri, ha dichiarato che la norma “consentirà il voto di scambio ed il controllo capillare del consenso elettorale”. L’accoppiata uomo-donna consentirebbe, secondo i grillini, la possibilità di “segnalare” il voto. Anche perché, secondo la norma, in caso di accoppiata uomo-uomo, non risulterebbe annullata l’intera votazione, ma solo la seconda preferenza. Un pericolo sollevato a più riprese anche da esponenti del centrodestra, con in testa Santi Formica: “Con questa legge – ha detto in Aula – Crocetta finisce per favorire la mafia”. “I presidenti di seggio – è stata la replica di Giovanni Panepinto (Pd) e di Salvatore Cascio (Cantiere popolare) – in caso di accoppiata non valida hanno l’obbligo di non rendere nota la seconda preferenza, ma di citare solo il primo voto. Così è evitato ogni rischio di inquinamento e controllo”.

Nelle prime ore del pomeriggio sulla norma pendeva anche una “pregiudiziale” presentata dal Partito dei Siciliani e condivisa dal resto del centrodestra, che si basava su una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, riguardante elezioni svoltesi in Bulgaria. La sentenza sanciva l’illegittimità della decisione di apportare modifiche della legge elettorale a meno di un anno di distanza dalle elezioni. Una pregiudiziale bocciata però dall’Aula. Nel frattempo, alcuni dei firmatari di quella pregiudiziale avevano deciso di ripensarci. “Quella pregiudiziale – precisa Toto Cordaro – affermava un principio chiaro: non possiamo modificare la legge elettorale in così poco tempo. Per questo ci limiteremo a votare solo la parità di genere”.
Tra ex lombardiani e grillini si urla all’inciucio, mentre Crocetta plaude “alla responsabilità di un parlamento che oggi dà un segnale nuovo e positivo” e tira le orecchie ai grillini: “Le leggi sono frutto sempre di una mediazione”. Ecco il primo vero passo falso del “modello Sicilia”.

fonte: articolo di Accursio Sabella su LiveSicilia

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