Lillo Miceli e Tony Zermo sul quotidiano La Sicilia

Palermo. La settimana che inizia domani si annuncia ricca di eventi politici per la Sicilia. All’Ars inizia la discussione per l’approvazione del Bilancio e della Finanziaria, mentre a Roma si dovrebbe decidere il destino politico del Pdl siciliano. Domani pomeriggio, il presidente della Camera, Fini, incontrerà i suoi fedelissimi, nella mattinata si vedranno nella capitale i finiani siciliani, deputati regionali e nazionali; martedì (non è stata ancora stabilita l’ora) il «ribelle» Miccichè andrà a palazzo Grazioli a rapporto dal premier, Berlusconi.
Il «caso Sicilia» ha subito un’accelerazione dopo lo scontro di giovedì, nel corso della direzione nazionale del Pdl, tra Berlusconi e Fini.
Miccichè, che non ha mai smesso di professarsi ultra-berlusconiano, ha anticipato di essere pronto a fare «cento passi indietro» se ciò può fare il bene della Sicilia, ma ha anche fatto sapere a Berlusconi che non ha alcuna intenzione di togliere il suo appoggio al presidente della Regione, Lombardo. «Quella di martedì – ha commentato il presidente dell’Ars, Cascio, a margine dei lavori d’Aula – sarà l’ultima puntata. Miccichè, secondo me, è giusto che persegua il sogno del partito del popolo siciliano, in coerenza con quanto sostiene da cinque anni. Però, vedo un problema all’interno del Pdl-Sicilia. Ci sono almeno tre anime: i finiani che hanno rinnovato l’appoggio a Lombardo; Miccichè che Lombardo non lo vuole abbandonare; e Misuraca che non si capisce ciò che vuole fare». Per Cascio, «la situazione è sfuggita al controllo, provocando una spaccatura verticale, difficilmente riconciliabile. Comunque vada, però, non credo che vi saranno ripercussioni sulla Finanziaria che entro giovedì approveremo».

Sulla stessa linea l’intervento del co-coordinatore regionale del Pdl, Castiglione: «Noi diciamo da sempre della necessità di ritrovare insieme i valori comuni. Il Pdl è nato per unire, non per dividere. Solo che non c’è peggior sordo di chi non vuole intendere. Se vogliamo sederci attorno a un tavolo e confrontarci, noi siamo sempre disponibili a trovare delle soluzioni. Del resto anche il recente dibattito tra Fini e Berlusconi ha dimostrato che ci si può accapigliare su tutto in un partito democratico, ma poi la minoranza si adegua alla maggioranza. E’ stato un bene che il presidente della Camera abbia sollecitato un chiarimento sul caso Sicilia a cui Berlusconi ha dato subito una risposta: cioè ne parleremo da martedì prossimo. Accadrà che le decisioni dell’esecutivo del partito verranno notificate agli interessati, che a questo punto dovranno scegliere cosa fare, o abbandonare l’esperienza Lombardo, oppure mettersi fuori dal partito».
E su Gianfranco Micciché, che ha detto di voler rimanere nel Pdl, senza far mancare il suo sostegno a Lombardo: «Non capisco come si possa stare con due piedi in una scarpa. Vedremo quali saranno gli argomenti di Micciché e cosa ne penserà il presidente del partito. Certo non sarà facile spiegare perché metà del Pdl sostiene un governo appoggiato dal Pd, un governo che tradisce il voto degli elettori e che ha dimostrato la sua inefficienza, basta pensare al Piano energetico, a un Piano rifiuti inapplicabile, alla mancata utilizzazione delle risorse comunitarie, alla profonda crisi dell’agricoltura. Alla Regione abbiamo 9 direttori generali che dopo quattro mesi non hanno ancora firmato il contratto. E’ questo il modo di amministrare? Ora parlano di una Finanziaria innovativa. Ma dov’è l’innovazione? Noi al momento stiamo comunque fuori perché siamo contro questa formula politica e contro i risultati negativi di questo governo che sono sotto gli occhi di tutti. Non vogliamo essere coinvolti in un fallimento politico».
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