Sabato, 19 gennaio, al Castello di Leucatia di Catania è stata inaugurata la XIV edizione della mostra itinerante di erbario “Herbis Virtute, Herbarium Mediterraneum, collezione di piante selvatiche dell’Etna a cura della Dottoressa Elisa Coppola, naturalista, esperta in botanica, etnobotanica e fitoalimurgia. Sempre a cura della stessa, si è tenuta la conferenza dal titolo, “Le piante selvatiche di uso popolare del territorio etneo”, in cui è stata evidenziata “l’importanza che la flora sicula ha assunto nei secoli, quale esempio di ecosostenibilità per la comunità etnea”. Molteplici sono state, infatti, le specie selvatiche citate che, anticamente, hanno dato vita a delle antiche maestranze nell’artigianato popolare tra i quali il mastro cestaio o “cufinaru”, cioè, il costruttore di panieri e i “cufina”, fatti con culmi di canna e verghe d’olivo selvatico; il costruttore di “cavagne” (in gergo, “cavagnaru”) quei contenitori rustici confezionati a mano con listelli di canna domestica e altro materiale vegetale per contenere la ricotta; il mastro bottaio che utilizzava il legno di castagno per realizzare le botti. Di fatto, le nostre piante selvatiche – “oltre che nell’industria e nell’artigianato popolare” – sono state da sempre una risorsa indispensabile dell’uomo per vari ambiti.

WhatsApp Image 2019-02-06 at 22.21.50 (1)Nell’alimentazione, “durante la mancanza di materia prima, specie in tempo di guerra”, nella medicina popolare, nell’uso domestico, nell’agricoltura, nella pastorizia, nell’allevamento degli animali domestici, nella veterinaria popolare, nel gioco e nei passatempi. Alcune piante selvatiche erano, tra l’altro, utilizzate in particolari riti popolari (giaculatorie, scongiuri, misture varie) nel simbolismo e nella religione, frutto della fantasia dell’uomo e di antiche credenze popolari tramandate di generazione in generazione. Anche al secondo giorno, domenica 20, ultimo della mostra, la curatrice ha curato un excursus descrivendo ogni singola specie in erbario (corredato anche da un dinamico erbario video – fotografico) sottolineando “l’importanza della conservazione di una specie, spesso minacciata dall’estinzione, attraverso l’allestimento dello stesso erbario”, ovvero, “quell’insieme di piante selvatiche, raccolte, identificate e essiccate con metodi tradizionali”. La ricca collezione di piante selvatiche della Dottoressa Coppola, si compone, appunto, di oltre trentaquattro tavole, fornite ciascuna di una scheda botanica che illustra la famiglia di appartenenza, il nome della specie, la data e il luogo della raccolta, mentre, una scheda aggiuntiva, dà informazioni sulla corologia, sull’habitat e, in particolare, notizie sugli usi pratico – popolari nel territorio etneo. Come di consueto, anche in quest’ultima mostra, sono state attenzionate alcune specie tossiche e velenose.

L’Echballium elaterium (“cocomero asinino”), la Datura metel (“tromba del diavolo”), l’Euphorbia characias (“euforbia cespugliosa”) e laWhatsApp Image 2019-02-06 at 22.21.51 Mercurialis annua (“mercorella comune”). “Queste specie selvatiche abbondano sui suoli etnei e possono spesso essere oggetto di confusione da parte di erborinatori inesperti che li scambiano per verdure commestibili”, avvelenandosi di conseguenza. In opposizione, invece, ritroviamo alcune gustose verdure selvatiche commestibili, quali il “cavolicello” (Brassica fruticulosa), in gergo chiamata “caliceddu”, gli “strigoli” (Silene vulgaris) conosciuta col nome dialettale di “cannatedda”, la “senape” (Sinapis arvensis), la “sinacciola”, l’aromatico “finocchietto” (Foeniculus vulgare) detto “finocchiu rizzu”. Altre specie ancora sono state descritte per le pregiate proprietà officinali. Infine, una collezione di galle o cecidi (“formazioni neoplasiche generate dalla interazione tra insetti e altri organismi viventi e la pianta ospite” per “costruirsi” un ricovero su cui far vivere la prole) ritrovate su alcune piante dell’Etna, dalle forme bizzarre, ha incuriosito i visitatori. Tra queste, spiccano la galla fusiforme del pistacchio selvatico, “terebinto” (Pistacia terebinthus), “baizongia” e “pistacite” di colore rosso vivo, l’appariscente galla a forma di pon – pon di colore rosso pallido della “rosa selvatica” (Rosa canina), della Diplolepis rosae e molte altre galle ancora. Ricordiamo che la cecidologia è la scienza che si occupa dello studio delle galle con un’enorme varietà di specie galligene (se ne conoscono 15.000 in tutto il mondo). In conclusione, la Dottoressa Coppola, ha messo in evidenza come il costante “progresso tecnologico e scientifico” ci abbia condotti verso “l’acquisto di prodotti industriali, preconfezionati” – in cui spesso ritroviamo sostanze chimiche che possono provocare danni alla salute dell’uomo e degli animali oltre che all’ambiente – piuttosto che a quelli fatti in casa.

WhatsApp Image 2019-02-06 at 22.21.50L’etnobotanica, a tal scopo, si pone “nella società odierna come quel modello concreto di ecosostenibilità da seguire, basato sulla conoscenza di alcune piante selvatiche e utili all’uomo”. Si ringraziano per la disponibilità il Comune di Catania, la Biblioteca Centro Culturale “Rosario Livatino” nelle persone del Dottor Vincenzo Stancanelli, Dottoressa Santa Iacona, Signora Patrizia Musumeci e tutto il personale ivi operante, gli Enti e le Associazioni, Assessorato al Decentramento e Periferia, Anagrafe, Innovazione Tecnologica, Smart Cities e Protezione Civile, Direzione S.S.D.D., Decentramento e Statistica. Si ringraziano, inoltre, gli amici soci intervenuti: C.A.I., Sezione di Acireale, Associazione Vivisimeto, Associazione Olistica Etnea e tutti coloro che hanno presenziato nei due giorni dell’evento.

– Alessandro Montalto