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Adrano, pizzo al mercato ortofrutticolo.In manette “‘a Giraffa” e “‘u Cunigghiu”

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Operazione della polizia di Catania denominata ‘Illegal duty’: su delega della Dda della Procura sono state eseguite ordinanze cautelari nei confronti di 39 presunti appartenenti al clan Scalisi di Adrano, collegato alla cosca Laudani di Catania. 

I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, traffico di droga, tentato omicidio, estorsione, rapina, furto, ricettazione, danneggiamento. L’ordinanza eseguita dalla Squadra Mobile di Catania e dal Commissariato di Adrano, consente di disarticolare la cosca Scalisi, decapitandone i vertici. 

Le indagini hanno consentito di verificare come la “famiglia” sottoponeva sistematicamente ad estorsione la gran parte delle attività commerciali di Adrano, in primo luogo il mercato ortofrutticolo. 

Nonostante fosse detenuto, il boss Giuseppe Scarvaglieri, capo del clan Scalisi, continuava dal carcere a mantenere la leadership del gruppo impartendo ordini e disposizioni. Il boss continuava a essere, come riferito da un collaboratore di giustizia, ‘l’autorità suprema del gruppo’, che, oltre a compiere rapine ed estorsioni, imponeva una sorta di ‘dazio’ ai fornitori di generi alimentari che volevano fare entrare la loro merce ad Adrano e in particolare nel mercato ortofrutticolo del paese. Il gruppo inoltre compiva attentati intimidatori sia per costringere gli imprenditori a pagare sia a pagare di più. 

LA LETTERA DEL BOSS DAL CARCERE. “Carissimo e stimatissimo fratuzzo mio… chi può permettersi di giudicarvi a te e a mio figlioccio? Voi siete le persone storicamente più vicine alla mia famiglia, voi avete dato tanto a me. Niente e nessuno può giudicarvi all’infuori del sottoscritto. Voi siete e fate parte integralmente della mia famiglia. se c’è qualche individuo che crea confusione, a quale titolo? Chi é e cosa rappresenta?”. 

E’ un passo di una missiva – scritta in carcere dal boss Giuseppe Scarvaglieri e letta da Alfredo Mannino a un componente del gruppo. “Ho dato incarico – prosegue Mannino leggendo la missiva di Scarvaglieri – a mio figlioccio. Devi essere a fianco a lui, uniti su tutti i punti di vista. Chi si ritiene vicino alla mia famiglia deve rispettare le mie decisioni. Tutti devono stare vicini a voi. Chi non accetta questo non fa parte della mia famiglia. Chi fa uso e consumo del mio nome per i propri interessi avrà ciò che merita. Voglio solo che si fanno cose buone con serenità e lealtà”.

GLI ARRESTATI. Giuseppe Scarvaglieri, 49 anni, inteso “Pippu ‘u zoppu”; Pietro Maccarrone, 48 anni, inteso “Fantozzi o Occhialino”; Alfredo Mannino, 53 anni, inteso “‘u Caliaru”; Vincenzo Biondi, 40 anni, inteso “Enzo Trevi”; Giuseppe Mannino, 54 anni, inteso “’u Caliaru”; Claudio Zermo, 37 anni, inteso “Ficaruni”, tratto in arresto a Genova; Salvatore Severino, 38 anni, inteso “‘u Cunigghiu”; Pietro Severino, 60 anni, inteso “‘u Trummutu”; Salvatore Di Primo, 26 anni, inteso “Pisciavinu”; Biagio Mannino, 30 anni, inteso “’u Caliaru”; Alfredo Bulla, 33 anni, inteso “’a Zotta”; Alessio La Manna, 29 anni; Massimo Merlo, 45 anni; Roberto Alongi, 41 anni; Antonino Furnari, 21 anni, inteso “Ogghiu Vecchiu”; Agatino Leanza, 23 anni; Antonino Leanza, 21 anni, inteso “Pasticcino”; Carmelo Scafidi, 50 anni, inteso “Testa rossa”; Nicola Santangelo, 41 anni, inteso “Cola’ a niura”; Agatino Perni, 40 anni; Giuseppe Maccarrone, 29 anni; Pietro Castro, 20 anni; Vincenzo Valastro, 22 anni, inteso “‘a Giraffa o Enzu ‘u longu”; Vincenzo Pellegriti, 23 anni; Salvatore Scafidi, 20 anni, inteso “Testa rossa”; Sebastiano Salicola, 28 anni, inteso “Sebi”; Giuseppe Sinatra, 22 anni; Angelo Bulla, 42 anni, inteso “’a Zotta”; Mauro Giuliano Salamone, già Mauro Giuliano Raciti, 26 anni, inteso “L’indianu”; Angelo Calamato, 37 anni; Giuseppe Pietro Lucifora, 40 anni, inteso “Pietro Diecimila”; Alfio Lo Curlo, 25 anni, inteso “’u Patataru”; Maurizio Amendolia, 48 anni; Alfredo Pinzone, 53 anni; Massimo Di Maria, 39 anni; Emanuel Bua, 27 anni.

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– Fonte: lasiciliaweb.it


Estorsioni ad Adrano, il procuratore Zuccaro: «Nessuna denuncia dalle vittime»

«Non abbiamo avuto nessuna denunzia da parte delle vittime e questo lo registro come un dato che continua ad essere negativo anche se qualche timida speranza mi viene dal fatto che qualcuno ha avuto la forza di ribellarsi e le organizzazioni, per evitare in alcuni casi di andare incontro ad una più immediata repressione, hanno deciso di desistere». Lo ha detto il Procuratore a Catania Carmelo Zuccaro incontrando i giornalisti in merito all’operazione ‘Illegal Duty’, con la quale è stata disarticolata la cosca Scalisi di Adrano che dal 2014 al 2016 sarebbe stata responsabile di 14 estorsioni e di otto tentativi di estorsione. 
«Questo è un aspetto – ha concluso – che mi fa pensar che comunque queste organizzazioni siano consapevoli de fatto che lo Stato é su di loro e può intervenire sol che loro diano adito a delle manifestazioni un po’ più eclatanti».

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– Fonte: Carmen Greco via lasicilia.it


Giochi, Adrano (CT): arrestati presunti affiliati a clan mafioso. Tra le attività della cosca un furto da 51mila euro a un deposito di slot machine

Su delega della Procura Distrettuale Antimafia di Catania, la Polizia di Stato ha dato esecuzione a due distinte ordinanze applicative di misure cautelari emesse nei confronti di 39 persone, presunti affiliati al clan Scalisi di Adrano (CT). Gli indagati sono accusati, a vario titolo, dei “reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, con l’aggravante di essere l’associazione armata, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio delle medesime, tentato omicidio, estorsione, rapina, furto, ricettazione, reati in materia di armi”. Tra le attività del clan ci sarebbe stato anche il furto a un deposito di slot machine dal quale avrebbero rubato 36mila euro in contanti, 15mila euro in assegni e un libretto di assegni di proprietà del titolare, trovati nella cassaforte.
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– Fonte: agimeg.it

Adrano, estorsioni a tappeto con tariffe variabili. Il pizzo si pagava pure regalando le tute sportive

Alcuni dovevano pagare una quota mensile, variabile da 100 a 1000 euro, per altri il denaro veniva sostituito dalle merce: tute all’ultima moda, panini porchetta e formaggio, fino ai casalinghi. Sarebbero stati i prodotti preferiti dai picciotti del clan Scalisi, che prendevano ma non pagavano. Ad Adrano il clan mafioso, alleato della cosca dei Laudani di Catania, avrebbe imposto per anni un pizzo a tappeto. Pasticcerie, cantieri edili, profumerie e decine di altre attività commerciali per un controllo del territorio capillare che avrebbe avuto la supervisione del boss Giuseppe Scarvaglieri, nonostante il fardello di comandare da dietro le sbarre. Qualcuno però si sarebbe rifiutato di pagare, ma le vittime non sono andate a denunciare i loro aguzzini. Nell’elenco dell’operazione Illegal duty, portata a termine della squadra mobile di Catania con 39 ordinanze di custodia cautelare, sono stati ricostruiti 22 episodi estorsivi, molti dei quali soltanto tentati.

 Una delle cifre più rilevanti sarebbe stata quella imposta a un’azienda che ad Adrano si occupa della vendita di materiale per l’agricoltura. In questo caso la somma da destinare alle casse del clan sarebbe ammontata a circa 1000 euro mensili. Ci sarebbe state però anche richieste più basse. Come quella che era costretto a subire un commerciante che gestiva una bottega con articoli per la casa. L’uomo doveva corrispondere 300 euro al mese. I pagamenti non erano sempre fissi e potevano esserci anche degli sconti, come avvenuto a una profumeria che, almeno inizialmente, versava 150 euro al mese, poi scesi a 100. A beneficiare delle riduzioni dei costi delle estorsioni sarebbe stato anche il titolare di una ditta per la vendita di materiale edile, sceso da 300 euro al mese a 200. Il metodo utilizzato dagli Scalisi ha coinvolto nei pagamenti anche una pasticceria, un negozio di prodotti ortofrutticoli, uno di scarpe, e uno di surgelati.

Non sempre però sarebbero bastati i soldi. Alcuni imprenditori locali hanno regolarizzato la loro posizione con i sodali attraverso capi d’abbigliamento o altro. Il titolare di un negozio sportivo, per esempio, prima si è visto recapitare una bottiglia con liquido infiammabile e successivamente  sarebbe stato costretto a consegnare,  senza nessun pagamento, tute sportive all’ultima moda. Procedura identica per una panineria, dove ai 100 euro mensili si aggiungevano le pagnotte imbottite da consumare senza passare dalla cassa. Per essere a posto un imprenditore era costretto anche ad effettuare lavori edili gratuiti all’interno dell’abitazione di Pietro Maccarrone, conosciuto in Paese con il soprannome di Fantozzi e ritenuto uno dei più attivi nelle richieste di denaro. Nel clan c’era anche chi si occupava di estromettere alcune aziende dal mercato. Una di Paternò, specializzata nella vendita di uova, non doveva fare concorrenza a una parigrado di Adrano. E, come se non bastasse, il titolare era obbligato a versare una percentuale di denaro in base al corrispettivo delle vendite. Le telecamere sono state utili anche a ricostruire un’intimidazione ai danni di una ditta, risalente all’ottobre 2015. Nei video si vede una persona lasciare davanti il cancello una bottiglietta con liquido infiammabile. 

Un capitolo a parte è quello che riguarda le tentate estorsioni. Nell’elenco stilato dalla squadra mobile sono finiti otto episodi. In tutte le circostanze i titolari hanno deciso di non pagare ma non si sono recati dalle forze dell’ordine per denunciare. Nel mirino del clan Scalisi erano finiti un alimentari, sempre ad Adrano, un bar e un vivaio ma anche una cava. Il giro d’affari complessivo della cosca etnea non è stato quantificato, come hanno spiegato gli inquirenti, ma sarebbe comunque bastato come base per l’instaurazone di una pax mafiosa tra gli Scalisi e il clan, un tempo avversario, dei SantangeloTaccuni, storicamente vicini alla famiglia catanese di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano. 

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– Fonte: Dario De Luca via meridionews.it


 

 

Falciato il clan Scalisi di Adrano, coinvolti anche 4 biancavillesi

Blitz della polizia di Catania ai danni del clan Scalisi, attivo sul territorio di Adrano e legarto alla famiglia mafiosa Laudani di Catania.

In campo gli agenti della squadra mobile e del Commissariato di Adrano. Altre tre persone appartenenti alla stessa associazione sono attualmente ricercate. Soltanto quest’ultimo è stato arrestato a Biancavilla, mentre gli altri due sono finiti in manette rispettivamente ad Adrano e a Santa Maria di Licodia. Il titolare sarebbe stato costretto dapprima a non esercitare la propria attività di commercializzazione all’ingrosso ad Adrano, di fatto estromettendolo dal mercato locale a vantaggio di Maurizio Amendolia (anche lui arrestato). L’operazione ha consentito di disarticolare la cosca Scalisi, azzerandone i vertici.

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– Fonte: Evandro Fare via mondonewsblog.com


 

Inchiodato uno dei più pericolosi clan del triangolo della morte. La Squadra Mobile di Catania e il Commissariato di Adrano ha sferrato un duro colpo al clan Scalisi, alleato storico dei Laudani di Catania. Sono 36 gli arresti eseguiti dalla polizia su delega della Procura Distrettuale Antimafia di Catania per l’esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare in carcere.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, dei “reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, con l’aggravante di essere l’associazione armata, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio delle medesime, tentato omicidio, estorsione, rapina, furto, ricettazione, reati in materia di armi, danneggiamento seguito da incendio, con l’aggravante di aver commesso il fatto in nome e per conto dell’associazione di tipo mafioso denominata clan Scalisi e al fine di agevolarne le attività illecite”.

Una lunga sequela di contestazioni quelle elencate nella prima ordinanza di custodia cautelare che gli uomini della Squadra Mobile di Catania e del Commissariato di Adrano hanno notificato questa mattina agli arrestati finiti in manette. Arrestati anche coloro che sono considerati i vertici dell’organizzazione criminale che semina il terrore nel territorio adranita. A partire da Pippo Scarvaglieri, ritenuto il capo operativo della cosca referente dei Mussi i Ficurinia.

L’inchiesta, i cui dettagli saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa, ha ricostruito la carta delle estorsioni del clan. In particolare la famiglia Scalisi sottoponeva sistematicamente ad estorsione “la gran parte delle attività commerciali ubicate in territorio adranita, in primo luogo il mercato ortofrutticolo”.

Le indagini inoltre hanno permesso di cristallizzare gli accordi tra gli Scalisi e il clan Santangelo, che addirittura sarebbe diventato il fornitore di droga della famiglia oggi azzerata dall’operazione Illegal Duty. La malavita di Adrano sta vivendo un momento di forte fibrillazione anche in conseguenza delle pesanti defezioni che si sono registrati negli ultimi anni, quattro i pentiti che stanno raccontando nomi e affari della criminalità organizzata adranita alla magistratura.

TUTTI I NOMI DEGLI ARRESTATI- Giuseppe Scarvaglieri detto “Pippu u zoppu” (già detenuto per altra causa), Pietro Maccarrone inteso “Fantozzi o Occhialino” (già detenuto per altra causa), Alfredo Mannino detto “u Caliaru”, Vincenzo Biondi inteso “Enzo Trevi”, Claudio Zermo alias “Ficaruni”, Salvatore Severino detto “u Cunigghiu”, Pietro Severino detto “u Trummutu” (già detenuto per altra causa), Salvatore Di Primo detto “Pisciavinu”, Biagio Mannino inteso “u Caliaru”, Alfredo Bulla soprannominato “a Zotta”, Alessio La Manna, Massimo Merlo (già detenuto per altra causa), Roberto Alongi, Antonino Furnari detto “Ogghiu Vecchiu”, Agatino Leanza, Antonino Leanza soprannominato “Pasticcino”, Carmelo Scafidi detto “Testa Rossa” (già detenuto per altra causa), Nicola Santangelo inteso “Cola a niura), Agatino Perni, Giuseppe Maccarrone, Pietro Castro, Vincenzo Valastro alias “Giraffa o Enzu u lungu”, Vincenzo Pellegriti, Salvatore Scafidi inteso “Testa rossa”, Sebastiano Salicola detto “Sebi”, Giuseppe Sinatra (già detenuto per altra causa), Angelo Bulla detto “a Zotta”, Giuliano Mauro Salamone già Giuliano Mauro Raciti soprannominato “L’indianu”, Angelo Calamato, Pietro Giuseppe Lucifora detto “pietro Diecimila”, Alfio Lo Curlo detto “u Patataru”, Maurizio Amendolia, Alfredo Pinzone, Massimo Di Maria (già detenuto per altra causa) ed Emanuel Bua.

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– Fonte: Laura Distefano via livesicilia.it


Bar, negozi, vivai, cave e distributori: ad Adrano tutti dovevano pagare il “pizzo”

Nonostante fosse detenuto, il boss Giuseppe Scarvaglieri, capo del clan Scalisi di Adrano, collegato alla cosca Laudani di Catania, continuava dal carcere a mantenere la leadership del gruppo impartendo ordini e disposizioni. Il boss continuava ad essere, come riferito da un collaboratore di giustizia, “l’autorità suprema del gruppo”, che, oltre a compiere rapine ed estorsioni, imponeva una sorta di “dazio” ai fornitori di generi alimentari che volevano fare entrare la loro merce ad Adrano ed in particolare nel mercato ortofrutticolo del paese. Il gruppo inoltre compiva attentati intimidatori sia per costringere gli imprenditori a pagare sia o a pagare di più. Sono alcuni dei particolari dell’operazione, denominata “Illegal duty”, sfociata stamane nell’arresto da parte della Polizia di Stato di 36 presunti appartenenti alla cosca Scalisi di Adrano.

Tanti gli episodi estorsivi contestati, un numero che fa capire quanto la famiglia incidesse sull’economia locale. Ecco le principali richieste di pizzo ricostruite dagli investigatori:

1) Estorsione al titolare di un esercizio commerciale di oggettistica e articoli casalinghi di Adrano, costretto a versare una somma periodica a titolo “pizzo” pari a circa 300 euro al mese.

2) Tentata estorsione al titolare di un esercizio commerciale per la vendita di generi alimentari ad Adrano, nei cui confronti compivano atti idonei a costringerlo al versamento di una somma periodica, non riuscendo nell’intento per il rifiuto opposto dalla vittima.

3) Estorsione ial titolare di un esercizio commerciale di articoli sportivi di Adrano, in particolare posizionando di fronte al predetto locale una bottiglia incendiaria a scopo intimidatorio, lo costringevano a consegnare gratuitamente tute sportive a titolo di “pizzo”.

4) Estorsione al titolare di un esercizio commerciale di profumeria e pelletteria di Adrano, costretto al versamento di una somma di denaro a titolo di cd. “pizzo” pari a circa 150 euro al mese, poi ridotta a circa 100 euro.

5) Tentata estorsione in pregiudizio dei titolari di un bar di Adrano nei cui confronti compivano atti idonei a costringerli al versamento di una somma periodica a titolo “pizzo”, non riuscendo nell’intento per il rifiuto opposto dalle vittime.

6) Tentata estorsione in pregiudizio dei titolari di un vivaio di Adrano, nei cui confronti compivano atti idonei a costringerli al versamento di una somma periodica a titolo di cd. “pizzo”, non riuscendo nell’intento per causa indipendente dalla propria volontà, segnatamente per il rifiuto opposto dalle vittime.

7) Estorsione in pregiudizio del titolare di una panineria situata ad Adrano, costretto al versamento di una somma di denaro a titolo di “pizzo” pari a circa 100 euro al mese nonchè a consegnare merce senza pagare il corrispettivo dovuto.

8) Tentata estorsione in pregiudizio del titolare di una panineria ubicata ad Adrano, nei cui confronti compivano atti idonei a costringerlo al versamento di una somma periodica a titolo di  “pizzo”, non riuscendo nell’intento per il rifiuto opposto dalla vittima.

9) Estorsione in pregiudizio del titolare dell’esercizio commerciale di casalinghi, cristallerie e vasellame ad Adrano, costretto a consegnare merce senza pagare a titolo di  “pizzo”.

10) Tentata estorsione in pregiudizio del titolare di una stazione di servizio con annesso bar/ristorante ad Adrano, nei cui confronti compivano atti idonei a costringerlo al versamento di una somma periodica a titolo di  “pizzo”, non riuscendo nell’intento per causa indipendente dalla propria volontà, segnatamente per il rifiuto opposto dalla vittima.

11) Estorsione ai titolari della ditta per la vendita di materiale edile ubicata ad Adrano, costretti al versamento di un “pizzo” pari a circa 500 euro al mese.

12) Tentata estorsione al titolare di un’azienda di lavorazione di prodotti ortofrutticoli ubicata ad Adrano, in particolare appiccando il fuoco agli automezzi della ditta predetta, compivano atti idonei a costringerlo al versamento di una somma periodica a titolo di  “pizzo”, non riuscendo nell’intento per il rifiuto opposto dalla vittima.

13) Estorsione al titolare di un chiosco ubicato ad Adrano, costretto al versamento di una somma periodica a titolo di “pizzo” pari inizialmente a 300 euro al mese, successivamente ridotta a circa 200 euro al mese.

14) Tentata estorsione in pregiudizio del titolare di una cava ubicata ad Adrano, nei cui confronti compivano atti idonei a costringerli al versamento di una somma periodica  non riuscendo nell’intento per  il rifiuto opposto dalla vittima.

15) Estorsione al titolare di una ditta per la commercializzazione di uova ubicata a Paternò, costretto dapprima a non esercitare la propria attività di commercializzazione all’ingrosso di uova in Adrano, di fatto estromettendolo dal mercato locale a vantaggio di Maurizio Amendolia e successivamente lo costringevano a versare una percentuale sulle vendite quale indebito corrispettivo per il recupero di una fetta di mercato pari a circa il 40%.

16) Estorsione in pregiudizio del titolare di una ditta di vendita di materiale per l’agricoltura ubicata ad Adrano, costretto al versamento di una somma periodica pari a circa 1.000 euro ogni sei mesi.

17) Estorsione in pregiudizio del titolare di una pasticceria di Adrano, costretto al versamento di una somma periodica a titolo di  “pizzo”.

18) Estorsione in pregiudizio del titolare di un esercizio commerciale per la vendita di surgelati e gelati ubicato ad Adrano, costretto al versamento di una somma periodica  pari inizialmente a 200 euro al mese, successivamente ridotta a 100 euro al mese.

19) Estorsione in pregiudizio del titolare di un negozio di scarpe di Adrano, costretto al versamento di una somma periodica a titolo di  “pizzo” pari a circa 100 euro al mese.

20) Estorsione al titolare di un esercizio commerciale di vendita di prodotti ortofrutticoli ubicato ad Adrano, costretto al versamento di una somma periodica  pari a circa 100 euro al mese.

21) Tentata estorsione in pregiudizio del titolare di una ditta di piante e fiori di Adrano, in particolare collocando di fronte all’esercizio commerciale una bottiglia in plastica contenente liquido infiammabile, compivano atti idonei a costringerlo al versamento del “pizzo”, non riuscendo nell’intento per causa indipendente dalla propria volontà.

22) Estorsione in pregiudizio di un imprenditore edile, con ditta ubicata ad Adrano, costretto ad effettuare gratuitamente lavori di ristrutturazione presso l’immobile di proprietà di MACCARRONE Pietro per compensare il debito di 10.000 euro del Castorina nei confronti di BULLA Angelo.

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– Fonte: lasicilia.it


Specializzati nelle estorsioni di attività commerciali, ma soprattutto all’interno del mercato ortofrutticolo. A chiedere il pizzo nel territorio di Adrano è il clan Scalisi, colpito questa mattina da un blitz della polizia che, su delega della procura distrettuale antimafia di Catania, ha dato esecuzione a 39 di misure cautelari.

I coinvolti sono accusati dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione armata, associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, detenzione e spaccio di stupefacenti, tentato omicidio, estorsione, rapina, furto, ricettazione, reati in materia di armi, danneggiamento.

La cosca Scalisi – secondo gli investigatori – è un’articolazione della famiglia mafiosa Laudani di Catania.

I particolari dell’operazione saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa negli uffici della procura della repubblica di Catania alle 10,30, alla presenza del procuratore della repubblica e del questore di Catania.

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– Fonte: Silvia Iacono via gds.it


Mafia, blitz della polizia ad Adrano contro il clan Scalisi: 39 arresti

La polizia di Stato di Catania, su delega della Dda della Procura, sta eseguendo un’ordinanza cautelare nei confronti di 39 presunti appartenenti al clan Scalisi di Adrano, collegato alla cosca Laudani di Catania. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, traffico di droga, tentato omicidio, estorsione, rapina, furto, ricettazione, danneggiamento. L’ordinanza eseguita dalla Squadra Mobile di Catania e dal Commissariato di Adrano, consente di disarticolare la cosca Scalisi, decapitandone i vertici.

Le indagini hanno consentito di verificare come la «famiglia» sottoponeva sistematicamente ad estorsione la gran parte delle attività commerciali di Adrano, in primo luogo il mercato ortofrutticolo. Particolari sull’operazione saranno resi noti durante un incontro con i giornalisti che si terrà alle 10.30 nella sala stampa della Procura di Catania, alla presenza del procuratore Carmelo Zuccaro e del questore Giuseppe Gualtieri. 

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– Fonte: lasicilia.it


Su delega della Procura Distrettuale Antimafia di Catania, la Polizia di Stato ha in corso di esecuzione ordinanza applicativa di misure cautelari, nei confronti di n.39 persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso (clan Scalisi), con l’aggravante di essere l’associazione armata, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio delle medesime, tentato omicidio, estorsione, rapina, furto, ricettazione, reati in materia di armi, danneggiamento seguito da incendio, con l’aggravante di aver commesso il fatto in nome e per conto dell’associazione di tipo mafioso denominata clan Scalisi e al fine di agevolarne le attività illecite.
La misura cautelare, eseguita dalla Squadra Mobile di Catania e dal Commissariato di P.S. di Adrano, consente di disarticolare la cosca Scalisi operante in territorio di Adrano, costituente locale articolazione della famiglia mafiosa Laudani di Catania, decapitandone i vertici.
Le indagini hanno consentito di verificare come la “famiglia” sottoponeva sistematicamente ad estorsione la gran parte delle attività commerciali ubicate in territorio adranita, in primo luogo il mercato ortofrutticolo.

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– Fonte: videostar.tv