Siamo alla “dittatura dei social cazzwork“. Giampiero Mughini sbotta contro i falsi account facebook che portano il suo nome e in un articolo su Dagospia si chiede se i giovani di oggi “se lo meritavano questo uso e abuso da parte di tutti i cretini e nullità patologiche del cliccare alla spiccia su ogni cosa e più volgare sei meglio è?”. “Nel più sgangherato dei giornali in cui ho cominciato a balbettare qualche righina”, scrive, “sempre ci sarebbe stato un capo servizio a cancellare una tale puttanata. Nella fogna a cielo aperto tutto è lecito”. E siccome Mughini non sta su Facebook “non twitto, neppure rispondo a miei amici da 15 anni, non mi aveva fatto piacere quel che mi aveva detto un paio d’anni fa una mia amica grande esperta di quel mondo. Che c’erano alcuni account su Facebook da cui risultava che ero io a rispondere ai followers, a dar loro la mia amicizia (in tutta la mia vita avrò avuto più o meno dieci amici)”.

Così Mughini ha denunciato “quei tenutari di fogne a cielo aperto.L’escremento umano che stava dietro quegli account Facebook (tre) è stato individuato. Si chiama Giovanni, è nato a Biancavilla nel 1972, abita in provincia di Catania. Ha poco più di quarant’anni questa nullità patologica che passava le sue giornate fatte di merda a cliccare il mio nome e le mie immagini”. Il 31 maggio dovrà presentarsi al Tribunale di Catania: “Ovviamente non mi costituirò parte civile, figuriamoci se voglio soldi provenienti da una fogna”. Il problema è che “di account che usano il mio nome ce n’è un’infinità. Robetta incantevole che ad esempio apre con un paginone intitolato Mughini pezzo di m…, oppure l’elegantissimoMughini sborra al Pci”. Una “fogna a cielo aperto, una sciagura del costume e della parola e della morale cento volte più grave che non le discussioni stucchevolissime sulla riforma elettorale”.

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