incendi_sicilia_ansa“L’emergenza incendi che attanaglia la Sicilia impone l’immediata entrata in servizio degli operatori forestali centunisti e settantottunisti, indispensabili per la tutela del patrimonio boschivo e per la nostra sicurezza”. Il capogruppo parlamentare di Forza Italia, Vincenzo Figuccia, lancia il suo appello attraverso una nota allarmata. “Il Presidente Crocetta applichi il principio di immediata esecutività”, suggerisce Figuccia, oltremodo preoccupato, “e disponga l’assunzione dei forestali a 101 e 71 giornate”.

È assai probabile che il governo abbia già disposto la discesa in campo dei forestali. È altrettanto probabile che la grande stampa nazionale, in testa Il Giornale di Berlusconi, vicino al partito del deputato Figuccia, sbatta nuovamente i forestali siciliani in prima pagina, additandoli come una mandria di buoi al pascolo nella generosa prateria delle risorse pubbliche nazionali, permettendo al forzismo nazionale di recitare le due parti in commedia: tifosi e nemici dei forestali.

Non è invece altrettanto certo che gli incendi vengano sedati dai centunisti e settantunisti in servizio dal momento che, come insegna l’esperienza ormai vecchia di mezzo secolo, le fiamme divampano a prescindere, magari annunciate dal bisogno di “custodi” , e sono domate da elicotteri e Canadair la cui operatività costa un occhio della testa.

I forestali di Sicilia, meriti e demeriti a parte, sono di sicuro la categoria di lavoratori più conosciuta del Paese. Sono additati come dei diavoli, piromani, parassiti, mangiafranchi al di là dello Stretto e, in qualche caso anche al di qua, e guardiani gelosi dei boschi, trincea insostituibile delle fiamme, padri di famiglia da tutelare comunque in Sicilia. Quando scoppiano gli incendi, e la Sicilia è una delle regioni più colpite dai piromani, i forestali vengono sospettati con sorprendente disinvoltura di essere mandanti o esecutori degli incendi, ed insieme invocati, come fa il deputati Figuccia, come i salvatori della patria. La diversità di giudizio non provoca alcuna cambiamento, perché c’è, un forte partito dei forestali, trasversale e maggioritario, nell’Isola.

L’odio-amore si spiega con l’origine della categoria, nata e cresciuta negli anni delle vacche grasse grazie a una classe dirigente attenta al consenso elettorale e a regole d’ingaggio che sembrano studiate a tavolino per favorire il clientelismo e deturpare l’immagine, deteriorata di suo, della Regione siciliana. La cattiva fama, inoltre, è alimentata dall’entità degli incendi boschivi e dal salasso di risorse pubbliche che le fiamme fanno subire alle casse della Regione.

C’è infine una cattiva stampa nazionale, che ne fa un esercito di clienti, creato da amministratori disinvolti. Ogni volta che la Regione siciliana finisce sul banco degli imputati, sono i forestali che vengono chiamati a rispondere della loro esistenza in vita.

I toni sono esasperati dalla crisi economica e dalla cattiva fama. Così si finisce con il fare di tutta l’erba un fascio, perché fra i ventimila (o trentamila?) forestali in servizio, ci sono persone che fanno la loro parte come meglio è possibile. Non devono essere affatto felici di sopportare insulti e sospetti che non meritano.

Ogni tanto qualcuno, dopo una notte insonne, si alza di buzzo buono e comunica al mondo la necessità che il sistema venga rivoltato come un calzino, ma la volontà si spegne come una candela di basso costo. Pare che non esista niente di più complicato che mettere mano ai forestali, centunisti o settantunisti che siano. E’ perciò probabile che fra un secolo non sia necessario sfogliare i giornali dell’epoca per prendere coscienza del problema.

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