Appena 66 milioni impegnati, 232 milioni cantierabili a breve. Lavori da avviare entro il 30 giugno: sarà una corsa disperata

depuratoreCATANIA – Come uno scolaretto impreparato e trafelato prima dell’interrogazione, la Sicilia cerca ogni espediente per rimandare il momento del dunque. L’ultima scadenza era il 31 dicembre 2013, ma siamo riusciti a ottenere un’altra proroga. Dovrebbe essere l’ultima: se entro il prossimo 30 giugno non si riusciranno a far partire i lavori, rischiamo di perdere quasi un miliardo di euro i fondi europei per reti fognarie e depuratori. Ma sussiste ancora il rischio del commissariamento in via sostitutiva. Sarà una corsa contro il tempo per utilizzare la risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione destinate alla Sicilia per sanare le cosiddette «procedure di infrazione» contestate dall’Ue e ridurre il divario in materia ambientale con il resto del Paese.

I numeri sono impressionanti. Su una disponibilità finanziaria di 1 miliardo e 161 milioni, finora le risorse utilizzate ammontano ad appena 65 milioni, che stanno per essere assegnate con decreti della Regione. Briciole. E poco cambia se si considera il dato emerso da un incontro fra la Regione e i vertici siciliani dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), in cui è emerso che «il parco progetti prossimi all’affidamento del lavori è pari a un importo complessivo di 232 milioni di euro». Briciole, comunque. A maggior ragione se si considera che sono già trascorsi due anni dall’effettivo stanziamento dei fondi già stanziati dalla delibera Cipe 60/2012, che assegnava una sostanziosa tranche (610 milioni) sul totale di oltre un miliardo (leggi).

Uno scempio di dimensioni clamorose, se si considera che la nostra Isola ha avuto un plafond di gran lunga superiore a tutte le altre Regioni del Mezzogiorno. Soltanto per le opere di depurazione, infatti, la Sicilia ha avuto una disponibilità di 1 miliardo e 95 milioni di euro (con 96 interventi progettati), una disponibilità enormemente superiore a quella di Campania (211 milioni), Calabria (211), Puglia (97), Sardegna (46) e Basilicata (32).

Il dossier sul rapporto fra risorse disponibili e somme effettivamente spese è finito sul tavolo di Giuseppe Castiglione, che lo ha letto con attenzione nella doppia veste di sottosegretario all’Agricoltura (alcuni dei progetti riguardano anche infrastrutture per potenziare il servizio irriguo) e di leader regionale di Ncd. «Quello che, per i vertici dell’Ance Sicilia può essere considerato un “atto concreto” – commenta Castiglione – appare, piuttosto, un clamoroso fallimento alla luce della naturale constatazione che, trascorsi due anni, il numero di progetti cantierabili, necessari per sbloccare il cospicuo fondo Ue, risulta davvero scarno, appena 14 su 94, e soprattutto di ridottissimo impatto ai fini della risoluzione della procedura di infrazione comunitaria in Sicilia». Castiglione, da ex presidente della Provincia e dell’Ato idrico di Catania, esterna un’amarezza ancor più marcata: «Come tristemente noto, è infatti l’area del catanese quella con maggiore deficit infrastrutturale (solo il 13% della popolazione residente è servita da fognatura e depurazione, ndr), per tale motivo destinataria di un importo pari a più della metà delle risorse totali, ma nonostante ciò, la maggior parte dei progetti pronti si riferisce a opere ricadenti in provincia di Palermo».

Al di là della mappa sulla distribuzione delle risorse, il problema è sempre lo stesso: la Sicilia batte sempre cassa a Roma e a Bruxelles, ma quando i soldi ci sono non è capace di spenderli. Questa la chiave di lettura di Castiglione: «Anche il lavoro di programmazione e progettazione avviato dagli Ato idrici più virtuosi dalle scelte del governo Crocetta». Due i passaggi incriminati, ovvero «la legge regionale sulla liquidazione degli Ato» e «le determinazioni della giunta regionale del gennaio 2013, di modifica dell’assetto istituzionale dei soggetti deputati alla risoluzione della procedura di infrazione, in cui in particolare furono identificati quali soggetti attuatori i singoli Comuni». 

Quest’ultimi «a fatica stanno cercando di fare fronte alle attività di progettazione attraverso gli uffici tecnici interni, certamente poco organizzati e attrezzati per la redazione di progetti di altissimo livello tecnologico ed elevata complessità funzionale». E quindi da una stima di potenziale utilizzo di 821 milioni (il 70% dei fondi disponibili), la Sicilia nella migliore delle ipotesi potrà disporre del 20% sulle risorse stanziate. E sullo sfondo anche la legge di riforma del sistema idrico in Sicilia, che segna il passo all’Ars. Il disegno di legge del governo (“Disciplina in materia di risorse idriche”) è stato esaminato dalla IV commissione Ambiente e territorio ed inviato nel novembre 2013 alla commissione Bilancio. Da lì in poi nessuna altra notizia.

fonte: articolo di Mario Barresi sul quotidiano La Sicilia del 13.03

Aggiornamento del 14.03
Dal Comune fanno sapere che a breve verrà presentato il progetto preliminare e che quindi entro i termini verrà appaltato questo grosso intervento [..] la “gara integrata” (la ditta si fa carico anche del progetto) dovrebbe permettere il rispetto dei tempi previsti. [TVA notizie del 14.03]