quattrocchi

A quasi dieci anni dall’assassinio di Fabrizio Quattrocchi, guardia di sicurezza privata italiana, ucciso in Iraq il 14 aprile del 2004 dove lavorava per una compagnia militare privata, parla la sorella Graziella. E lo fa con un’intervista su la Repubblica. Graziella ricorda il video della sua esecuzione per mezzo dei terroristi che ha fatto il giro del mondo. In quel video, afferma Graziella, Fabrizio ha dimostrato di “essere un ragazzo leale, un italiano vero”. Con l’intento di osservare i suoi esecutori in faccia, con la richiesta di levarsi la kefiah che gli copriva il volto per osservarli, e con quella frase “Vi faccio vedere come muore un italiano”, ha dimostrato “fierezza per sua italianità”.

I giorni precedenti  – “Dieci anni. Sembra un secolo e sembra ieri”, rimanda una scritta accanto alla statua che gli hanno dedicato i familiari al cimitero di Staglieno a Genova. Eppure Graziella non ha bisogno di spostare le lancette indietro, per lei il tempo da allora è rimasto fermo. “Lo abbiamo saputo dalla televisione”, afferma la donna su Repubblica. “Dicono che la Farnesina ci avesse avvertito, non è vero. Sono stati i giornalisti. Molto spettacolare. Senza pietà. Crudele”. Il segnale all’Italia i terroristi l’avevano dato qualche giorno prima, quando le Falange Verdi di Maometto avevano chiesto il ritiro delle truppe italiane dall’Iraq.  “Il 12 aprile era Pasqua, Fabrizio ha chiamato quattro volte. Tranquillo come sempre. Ma ripeteva di avere una gran voglia di tornare a casa. Ancora una settimana o due al massimo, ha detto. Passa un giorno, telefona mio fratello Davide: in tivù dicono che hanno sequestrato quattro italiani in Iraq, c’è anche Fabrizio. Impossibile, ho risposto”. Impossibile si perché nessuno sapeva effettivamente dove fosse il 36enne. “Pensavo fosse in Kosovo“, ammette Graziella. “In un Paese in guerra no, mai. Forse neppure lui sapeva dove l’avrebbero mandato. Forse era per quello, che sperava di rientrare presto. Ma non voleva spaventarci”.

Vi faccio vedere come muore un italiano – Poi la domanda: Quante volte ha visto quel filmato? “Una. Era lui, era Fabrizio. Sapeva che lo avrebbero ucciso, che l’Italia non avrebbe mai ritirato i soldati. Che era finita. Però voleva guardare in faccia i suoi carnefici. Un ragazzo leale che amava il suo Paese, fiero della sua italianità. Tutto qui, se vi basta”. In realtà la donna non si scaglia contro le logiche irrazionali della guerra, né contro le scelte del governo italiano, ma contro la politica e i giornali. “Lo hanno ucciso due volte. Le speculazioni. La politica. Noi non abbiamo chiesto nulla. Non siamo mai andati in televisione, tranne quando hanno trasmesso il video dell’esecuzione. Mai un’intervista, se non parole rubate con una telefonata e poi travisate. C’è gente che dopo una tragedia si mette in mostra, si lega a questo o quel partito, s’assicura almeno uno stipendio. Noi no. Vogliamo essere lasciati in pace, niente strumentalizzazioni. La dignità. Quella di Fabrizio”. Poi continua: “Credo esista un Dio universale, ed evocandolo non si possono giustificare queste atrocità. Tanto dolore in nome della religione non ha senso. Penso che dieci anni fa fossimo tutti impreparati, non si poteva fare di più”.

Un eroe moderno – E’ stato difficile uscire dalla sofferenza. “I primi tre anni è stato come se fossimo morti con lui. Se siamo andati avanti è per le cose che ci ha lasciato. I ricordi che posano sulla sua tomba, la medaglia d’oro al valor civile. Per le lettere che ci sono arrivate in questi anni: il re di Giordania, il sindaco di New York, tanti italo-americani che hanno scritto di essersi finalmente sentiti fieri del loro Paese”. Non è da tutti vedere la morte in faccia per giorni e poi essere ucciso senza neanche la possibilità di vedere in volto i suoi esecutori. Quella frase “Vi faccio vedere come muore un italiano” racchiude tutto il coraggio di Fabrizio, il coraggio di un eroe moderno “che a modo suo – come afferma la sorella – ha scritto un pezzo di storia d’Italia”. “Vorrei solo che tutti capissero la persona che era. La sua dignità, la coerenza. Vorrei che avesse un posto giusto nel ricordo di tutti. Quello di un vero italiano”.

FONTEhttp://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11590022/Quattrocchi–un-italiano-vero-e.html