I giovani del servizio civile invitano tutti alla messa in scena della commedia teatrale “Civitoti in pretura”. Lo spettacolo organizzato in occasione della chiusura del servizio civile per l’anno 2008, si terrà Martedì 3 Febbraio alle ore 18:00 presso Palazzo S.Domenico.

I PERSONAGGI

U PRITURI – Fina Sofia
GIOVANNI MASILLARA – Francesco Crimi

CICCA STONCHITI – Sara Putrino
MESSER RAPA (Guardia) – Nazareno Pietro Liotta
L’ AVVOCATO PAPPALUCERNA – Mariacarmela La Manna
PUBBLICO MINISTERO – Ester Caruso
U CANCILLERI – Ilena Alongi
L’ USCIERE – Francesco Di Grazia
VIULANTI SPARAPAULO – Agata Raimondo
PUBBLICO – Nicoletta Dell’Erba, Sara Ciadamidaro, Maria Neri, Donatella Dell’Erba
LA TRAMA

La scena si svolge nell’aula di un tribunale a Civita in una Sicilia a cavallo tra la fine dell’800 e l’inizio del
‘900. Nell’aula si svolge il processo all’imputato Masillara accusato di aver accoltellato un suo compaesano. Tutta la commedia ruota intorno alle incomprensioni tra il Pretore (del nord Italia) e la testimone Cicca Stonchiti
(civitota). Cicca, per paura delle ritorsioni di Masillara, tenta di insabbiare la situazione approfittando delle
incomprensioni con il Pretore parlando di tutt’altro tranne che del crimine. Dopo la deposizione Cicca esce di scena ed entra Messer Rapa (la guardia) testimone del fatto. Personaggio onestissimo ma tutto d’un pezzo Messer Rapa, non fa altro che ingarbugliare ancora di più la situazione. Rientra Cicca per la deposizione finale, ma con il pretesto di aver perso un orecchino e accusando di furto la compaesana Viulanti, si crea in aula un litigio fra le due commari che porta il pretore a sospendere l’udienza.
L’AUTORE

NINO MARTOGLIO
Nacque a Belpasso il 3 Dicembre 1860, figlio di un giornalista ex garibaldino, abbandona le sue ambizioni di
diventare capitano di marina fondando nel 1899 a soli 19 anni un settimanale umoristico e satirico scritto anche in dialetto siciliano, il D’Artagnan, dove pubblicò tutte le sue poesie, raccolte in seguito per gran parte nella raccolta Centona, che vennero apprezzate da Giosuè Carducci soprattutto per il verismo descrittivo delle bellezze del caratteristico paesaggio dell’isola.
Di lì a poco si dedicò con maggiore attenzione al teatro: nel 1901 creò la Compagnia Drammatica Siciliana, del quale fanno già parte attori come Giovanni Grasso, Virginia Balistrieri, Giacinta Pezzana e Totò Majorana, con l’intento di rendere famoso a livello nazionale il teatro dialettale siciliano: nell’aprile 1903 giunsero ad esibirsi con
successo a Milano. Dalla stagione 1907-1908 diventa direttore della formazione capitanata da Angelo Musco, con il quale instaura una proficua collaborazione artistica, sia lanciando autori nuovi (il ventunenne Rosso di San
Secondo, con la sua Madre del 1908) sia con molte commedie da lui scritte, tra le quali le più famose sono San
Giovanni decollato
(1908) e L’aria del continente (1910). Nel 1910 fondò a Roma la struttura stabile del primo “Teatro Minimo” presso il Teatro Metastasio, curando la regìa di numerosi atti unici del repertorio italiano e straniero, e soprattutto incoraggiando e portando sulla scena le prime opere teatrali di Luigi Pirandello già famoso come novelliere e scrittore (Lumie di Sicilia e La morsa, entrambe del 1913). Insieme a Luigi Pirandello scrisse A Vilanza (La bilancia) , e Cappidazzu paga tuttu. Diresse numerose messinscene teatrali;nel dicembre 1918 fondò l’ultima sua compagine teatrale, la Compagnia del Teatro Mediterraneo, attiva fino al 1920.
Dal 1913 e per due anni si dedicò anche al cinema, producendo (per la sua Morgana Films di Roma) e dirigendo quattro pellicole, oggi andate tutte perdute: Il Romanzo con Carmine Gallone e Soava Gallone, l’avventuroso capitan Blanco tratto dal suo dramma Il Palio i cui esterni vennero girati in gran parte in Libia, quindi Teresa Raquin tratto dal dramma omonimo di Émile Zola, ma soprattutto quello al quale restò legata la sua notorietà, il celebre Sperduti nel buio, dal dramma di Roberto Bracco, la prima opera realista del cinema nostrano, considerata a posteriori da molta critica come antesignana del neorealismo, che ebbe un remake sonoro nel 1947, diretto da Camillo Mastrocinque, con Vittorio De Sica.
Tutta la sua opera è caratterizzata, oltre che dal verismo e dalla bellezza dei paesaggi, anche da una forte
contrapposizione tra ricchezza e povertà: fu il cantore dei lussuosi palazzi aristocratici e dei tuguri, dei caffè
di lusso di fine Ottocento e dei vicoli affollati. La sua fama si mantenne pressoché intatta fino alla fine degli
anni ’30, con molte sue commedie trasposte anche sul grande schermo, nel frattempo diventato sonoro. Scomparve tragicamente, a 51 anni, precipitando misteriosamente nella tromba delle scale di un albergo catanese. Il fratello minore Giulio Martoglio morì a soli 33 anni combattendo sul Carso durante la prima guerra mondiale. Le sue figlie, Vincenza e Angela, curarono un Fondo dove sono conservati tutti i suoi manoscritti.

—-> http://obbiettivo-adrano.blogspot.com/