di Alessandro Montalto

Ho avuto modo di seguire, tanto su T.V.A. quanto su FaceBook, il viavai di notizie concernenti casi di avvelenamento rivolto a cani randagi (e non).
Personalmente, su questa realtà, intrisa di zoofobia e indifferenza, ne so, purtroppo, qualcosa anch’io, poiché, diversi anni fa, addentrandomi da semplice cittadino e amante degli animali (sappiate che rispetto pure gli esseri umani), in altri simili eventi, ebbi modo di toccare con mano, su Adrano e oltre, ciò che provano, oggigiorno, coloro i quali hanno denunciato i casi recenti.
Ammetto, con amarezza, che ben poco è cambiato (sfortunatamente), da allora.
La mia vuole essere, pure, una narrazione di solidarietà verso chi ha agito, recentemente, coinvolgendo sia Internet che T.V.A.
Lasciate che vi racconti…
Un giorno, assieme ad altri ragazzi, rinvenni delle carcasse animali di volatili, cani e gatti, dovute, come poi meglio si comprese, a cibi avvelenati.
Correva l’Anno del Signore 2000.
Scrissi una lettera, ben dettagliata e la inviai al Signor Prefetto di Catania, all’allora Commissario Straordinario del Comune di Adrano, alla Stazione dei Carabinieri di Adrano, al Commissariato di Pubblica Sicurezza di Adrano, al Comando dei Vigili Urbani di Adrano, al Settore Veterinario A.S.L. N° 3, all’Ente Nazionale Protezione Animali di Catania, alla Lega Anti Vivisezione di Catania, all’Associazione Difesa Ecologica Ambientale di Catania, alla Legambiente di Catania, al W.W.F. di Catania, alla Lega Nazionale Difesa del Cane, Sede Nazionale, alla Lega Italiana Difesa Diritti Animali di Catania, al Canile Autorizzato di Adrano che allora si chiamava “Villa Magi”, alla Lega Italiana Protezione Uccelli di Catania e coinvolsi diversi giornali e quotidiani nonché emittenti televisive e radiofoniche locali.
Scrissi che, in data 15/02/2000, nei quartieri “Cuore Immacolato” e “Roccazzello” e, in data 10/03/2000, nel quartiere “Stazione” e nelle contrade “Dagala”, “Pecoraro” e “Solicchiata”, furono rinvenute carcasse di cani e gatti randagi.
Inoltre, in data 12/03/2000, nelle zone su citate, furono rinvenute carcasse di vari volatili.
A seguito di questi eventi e a partire dal 20/03/2000, nelle aree in questione furono reperiti cibi letali, quali polpette di carne e uova contenenti frammenti di vetro, limatura di ferro e veleno per topi in granuli, chicchi di vegetali vari frammisti a veleno per topi in granuli, mattoni e tegole cosparse di colla per topi con attorno chicchi di vegetali, volatili deceduti sui mattoni e sulle tegole indicate.
Subito, qualcuno ci speculò sopra, in virtù del fatto che, l’Ordinanza N° 121 del 30/11/1999 del Sindaco di Adrano, da un lato, prevedeva l’abbandono dei cani randagi per il territorio, senza prima essere stati affidati a terzi, e, dall’altro, la stessa Ordinanza, era in contrasto con la Legge 281/91 (5° comma) e, con un Decreto Legge abrogato il 14/10/1996 che tutelano il randagismo.
Quanto accaduto fu indice di zoofobia e assenza di solidarietà verso quelle forme di vita che, pur se inferiori, sono comunque da rispettare.
Faccio notare che, tutto ciò, costituisce, a tutt’oggi, un fatto–reato penalmente perseguibile, ai sensi e per gli effetti degli articoli 638 e 727 del Codice Penale e dei disposti della Legge 281/91.
Alla su citata missiva, spedita a pioggia, allegai copia non originale delle fotografie eseguite e attestanti quanto segnalato rimanendo in possesso delle originali e a completa disposizione qualora qualcuno avesse voluto visionarle.
Mi fu detto che, tutti coloro ai quali scrissi, se ne sarebbero infischiati, ma non fu così.
La Stazione dei Carabinieri, il Commissariato di Pubblica Sicurezza e il Comando dei Vigili Urbani di Adrano mi contattarono tempestivamente.
Fui invitato presso le loro sedi e se ne discusse approfonditamente.
Sorse, tanto agli uomini in divisa quanto a me, la seria preoccupazione che, tali cibi avvelenati, potessero essere masticati dai bambini che giocavano sulle strade dei quartieri già menzionati.
In effetti, circa quattro mesi prima, in un quartiere periferico della Città di Palermo, un bambino, divenne Angelo del Signore proprio perché ingoiò del cibo avvelenato.
I gruppi ambientalisti e animalisti, da me contattati, mi scrissero e se ne parlò su più giornali e quotidiani e pure tramite radio e T.V.
Sembrò che l’evento in sé divenisse più soffuso.
Sembrò!
Fui costretto, seguendo la stessa dinamica e contattando gli stessi destinatari, a scrivere un’altra lettera.
Perché?
Perché, in data 06/05/2000, nel quartiere “Fogliuta” del Comune di Adrano, fu rinvenuta la carcassa di un altro cane randagio in stato di decomposizione e, nella stessa data e nella zona su citata, furono rinvenute anche tre polpette contenenti veleno per topi in granuli bianchi.
Contemporaneamente, anche un altro cane, stazionante nei pressi dello stesso sito, mostrava chiari sintomi di avvelenamento per cui un cittadino chiese l’intervento dei Vigili Urbani che, a loro volta, contattarono un veterinario dell’A.S.L. N° 3, il quale, diagnosticò, per la povera bestia, un “sospetto avvelenamento” e ne dispose l’immediato ricovero presso un Canile Autorizzato e per le cure del caso.
Assunsi, in seguito, informazioni sul povero cane che restò in pericolo di vita per diversi giorni.
Malgrado i vari interventi effettuati dalle Forze dell’Ordine e dalle Autorità Competenti e nonostante la campagna di sensibilizzazione promossa dai mass–media e dalle associazioni animaliste e ambientaliste, purtroppo, il fenomeno ancora continuava.
Allegai, pure stavolta, copia non originale delle fotografie eseguite e attestanti quanto segnalato rimanendo in possesso delle originali e a completa disposizione per visionarle.
Ma, questa volta, ci fu un doppio colpo di scena.
Primo. Un bambino aveva sgranocchiato, forse una polpetta, sputando frammenti di vetro, vicino al Liceo Scientifico.
Secondo. Allegai, a questa mia seconda segnalazione, una dichiarazione firmata da diversi cittadini residenti presso il sito in questione e attestante quanto da me segnalato.
Ci fu un’amplificazione della campagna di sensibilizzazione e dei controlli in genere.
La cosa sciamò gradualmente.
Ma gli eventi si ripetono.
Ogni storia ha una sua intrinseca ciclicità.
Cosa posso dire per quanto su esposto?
Niente.
Sono avvenimenti che parlano da se.
C’è stato, allora e ci sarà sempre, chi ha fatto le sue speculazioni di varia foggia, chi mi si è affiancato fortemente e, ognuno, giustamente, ha detto la sua.
Questo agire mi ha incoraggiato ulteriormente a tallonare altri interventi di denuncia, animalista e non solo tale.
Mi fu persino detto che sarebbe stato meglio denunciare e agire per gli uomini bisognosi, senza sapere che ho fatto anche volontariato socioassistenziale presso la Misericordia, la Croce Rossa Italiana, l’A.V.I.S., l’A.I.D.O., la Frates e via dicendo, fino a tentare l’inserimento presso missioni più impegnative, in paesi vittime di regimi bellicosi.
Chissà se, chi mi rivolse allora tale richiamo, pensò mai di fare volontariato per una sola mezz’ora della sua esistenza.
Mah!
Concludo, invitando chiunque, a infischiarsene dei vari perbenismi ipocriti denunciando ogni cosa che non sia civile.
Un qualsivoglia cibo avvelenato può uccidere pure un bambino.
Provate a chiederlo a quella madre senza più figlio di Palermo.
E…, tra l’altro, chi rispetta la vita in genere, la tutela a ogni suo livello biologico.
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