È un’istantanea completa e particolareggiata del legame tra inquinamento ambientale e rischi per la salute quella fornita dal terzo Rapporto di SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento), progetto finanziato dal Ministero della salute e coordinato dall’Istituto superiore di sanità (ISS). Al di là delle differenze geografiche e dei diversi tipi d’inquinanti presenti nell’ambiente, si conferma il grave rischio sanitario delle popolazioni che vivono nei siti contaminati.

Questi siti sono stati definiti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) come “aree che ospitano, o hanno ospitato, attività antropiche che abbiano prodotto, o possano produrre, contaminazione del suolo, delle acque superficiali o di falda, dell’aria e della catena alimentare, la quale dia luogo, o possa dare luogo, a impatti sulla salute umana”. Si tratta in sostanza di località in cui attività industriali poco attente all’ambiente hanno determinato la presenza di agenti inquinanti in concentrazioni pericolose per la salute umana.

A partire dalla metà degli anni novanta, l’Italia, recependo alcune normative europee in materia, ha definito e censito i cosiddetti siti di interesse nazionale (SIN) per le bonifiche, in cui la contaminazione risulta di particolare rilevanza per tipologia e diffusione, vi siano rischi per la salute, ed eventualmente una condizione di allarme sociale. Grazie a questo censimento, sono stati individuati 44 SIN, nei cui territori, a partire dal 2005, l’ISS ha avviato una valutazione dello stato di salute dei residenti, che ha trovato compimento nel progetto SENTIERI. 

Dopo il primo rapporto del 2010, dedicato alle considerazioni metodologiche dello studio, e il secondo rapporto, uscito nel 2011, focalizzato sui dati relativi alla mortalità, il nuovo rapporto fornisce una valutazione più esauriente dello stato generale della salute delle popolazioni per 18 dei 44 SIN sotto la lente del progetto SENTIERI, valutando tre i parametri epidemiologici: mortalità (con dati aggiornati rispetto alle precedenti edizioni del rapporto) incidenza dei tumori e ricoveri ospedalieri. 

Il primo dato di carattere generale sottolineato nel rapporto è che, a parte casi isolati come quello di Biancavilla, in provincia di Catania, dove una cava di marmo ha prodotto negli anni una contaminazione ambientale da fluoro-edenite, una fibra asbestiforme di nuova identificazione, nella maggior parte dei SIN le fonti d’inquinamento sono molteplici e non omogenee tra loro. 

Ne consegue che ogni SIN fa in sostanza storia a sé, e non ha senso indicare dati complessivi e medie. Il rapporto stabilisce quindi per ogni sito un profilo di rischio oncologico, che identifica le priorità in termini di prevenzione e di protezione della salute delle popolazioni interessate.

Nel caso per esempio del SIN di Taranto, costituito da due Comuni con una popolazione complessiva di più di 214.000 abitanti (dati 2011) nell’area erano presenti una raffineria, un impianto siderurgico, un’area portuale e discariche abusive di rifiuti di varia provenienza. In questo caso, sono stati registrati 5901 decessi tra gli uomini e 5925 tra le donne, con tassi di mortalità incrementati rispetto ai valori regionali, dell’11 per cento tra gli uomini e dell’8 per cento tra le donne, con una mortalità per tumore di 1982 decessi (+12%) per gli uomini e 1471 decessi (+11%) per le donne. Spiccano però i dati che riguardano nello specifico il mesotelioma della pleura con 45 decessi tra gli uomini e 12 tra le donne, corrispondenti rispettivamente a +142 per cento e + 110 per cento.

In termine di incidenza tumorale, cioè di nuovi casi per anno, si parla di 1987 casi tra gli uomini (+39%) e 1643 tra le donne (+33%) per tutti i tipi di tumore; mentre per il mesotelioma sono stati registrati 35 nuovi casi per anno tra gli uomini e 3 tra le donne, con variazioni, rispettivamente, di +437 per cento e -6 per cento. Significativamente aumentate sono anche le incidenze dei sarcomi dei tessuti molli (+35%, +68%), dei tumori del rene o dell’apparato urinario (+87%, +43%), del tessuto linfatico ed ematopoietico (+23%, +34%).

Un altro SIN di grande importanza, per il gran numero di cittadini coinvolti, è quello del Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano, costituito da 77 Comuni con una popolazione complessiva circa 1.400.000 abitanti. I decessi per tutte le cause sono stati 29.725 tra gli uomini e 28.567 tra le donne, con incrementi, rispettivamente, del 6 per cento e del 9 per cento rispetto alla media regionale.

Le morti per tutti i tumori sono state 10.243 tra gli uomini (+8%) e 6795 tra le donne (+6%), con valori particolarmente alti per i tumori dello stomaco: 642 decessi tra gli uomini (+21% ) e 419 tra le donne (+16%). Per quanto riguarda l’incidenza, sono stati rilevati 4999 nuovi casi per anno di tumore tra gli uomini (+10%) e 4015 tra le donne (+5%). Le incidenze in eccesso rispetto alle medie regionali riguardano in particolare l’esofago (+28% tra gli uomini e +53% tra le donne) e lo stomaco (+23% e +16%, rispettivamente).

I dati d’incidenza tumorale e di ricoveri ospedalieri consentono di valutare l’impatto in termini di peggioramento dello stato di salute e costi per il sistema sanitario anche per le patologie con bassa letalità. L’incidenza di tumore della tiroide, per esempio,  è aumentata, rispettivamente per uomini e donne, del 70 per cento e del 56 per cento nel sito di Brescia-Caffaro, in cui sono presenti inquinanti da discariche e da industrie chimiche,  e del 45% e 32% nel sito di Taranto. Analogamente, i ricoveri ospedalieri sono aumentati del 79% per gli uomini, e del 71% per le donne nel sito di Brescia-Caffaro, e del +45% e del 32% nel sito di Taranto.

Un discorso a parte merita l’esposizione all’amianto e all’asbesto, una delle più gravi e diffuse nel nostro paese. Il rapporto mette in luce come eccessi di mesotelioma e di tumore maligno della pleura, le neoplasie causate dall’inalazione delle fibre di amianto, siano presenti non solo in siti in cui è ben documentata la presenza di asbesto e di fibre asbestiformi, cioè le cave di amianto e le fabbriche di cemento-amianto, ma anche nei SIN con attività portuali come Trieste, Taranto e Venezia, o con industrie chimiche (Lagna di Grado, Priolo) o ancora siderurgiche come Terni. Questo dato testimonia quanto sia stato diffuso nei decenni passati l’uso dell’amianto nei materiali utilizzati nelle costruzioni a uso industriale.

FONTEhttp://www.lescienze.it/news/2014/05/09/news/rapporto_sentieri_siti_contaminati_italia-2135125/