Occhio al borsellino e al conto da pagare al panettiere. Da ieri, a Biancavilla, il prezzo del pane è «lievitato» del 18%. Un aumento che, a seconda dall’esercente, varierà da 20 a 30 centesimi, in modo da allineare il prezzo a 2 euro al chilo. L’adeguamento riguarderà anche panini, «mafalde», «gemellini», il cui prezzo sarà portato a 2,50 euro. In alcuni casi, invece, i «morbidoni» scenderanno da 3 a 2,50 euro al kg, così da avere un prezzario quanto più omogeneo.
La decisione è stata presa da tutti i panifici biancavillesi (sono una ventina) e viene motivata con il continuo incremento delle materie prime, a cominciare dalle farine. L’ultimo ritocco dei prezzi a Biancavilla risale al 2004 e – viene sottolineato – nel centro etneo il prezzo finora è stato inferiore di quello praticato in altri paesi della provincia. Fin qui le ragioni degli esercenti.
Il punto di vista dei consumatori, che hanno saputo della decisione in maniera improvvisa con avvisi affissi in questi ultimi giorni nei vari panifici, è ovviamente ben diverso. È facile stimare che questo ulteriore ritocco inciderà per 70-100 euro all’anno su una famiglia media di quattro persone. In dodici mesi, il consumo di pane dei biancavillesi si attesta, infatti, intorno alle 1000 tonnellate, cioè circa 150 grammi giornalieri a consumatore. Il giro d’affari dei panifici si aggira, quindi, sui 2 milioni di euro all’anno.

– Vittorio Fiorenza (dal giornale ‘La Sicilia’)