Mentre a Biancavilla la vicenda è ormai alle battute finali, in tanti si chiedono cosa accadrà ad Adrano, dove lo “scandalo” è venuto alla ribalta negli ultimi anni (grazie a questo blog) ed è stato poi confermato dai “numeri” sviscerati dal prezioso lavoro dell’associazione Symmachia (leggi). Le denunce avranno delle conseguenze? La frase ricorrente è: “Io speriamo che me la cavo…”

Il caso delle cosiddette «commissioni bluff» arriva sui tavoli degli ermellini della Suprema Corte. E’ ancora da scrivere l’ultima parola sulla vicenda giudiziaria degli 11 ex consiglieri comunali di Biancavilla, che erano accusati di abuso d’ufficio per la convocazione di sedute irregolari e pretestuose con un presunto illegittimo accumulo di gettoni di presenza per 200mila euro.
Prosciolti dal giudice per le udienze preliminari Luigi Barone «perché il fatto non sussiste», la vicenda non può ritenersi chiusa, visto che il sostituto procuratore Lucio Setola si è opposto all’archiviazione, appellandosi alla Cassazione per chiedere l’annullamento del provvedimento e il conseguente nuovo esame. Come riportato nelle tre pagine di ricorso, il pubblico ministero ritiene «che il Gup, nel pervenire al proscioglimento, ha erroneamente applicato la legge penale e ha reso una motivazione illogica, in quanto ha fondato le sue conclusioni su un’interpretazione esclusivamente e semplicisticamente letterale, omettendo di considerare che il reato d’abuso di ufficio connotato da violazione di legge è configurabile anche in caso di sviamento di potere».
In altre parole, il potere esercitato dai consiglieri avrebbe avuto «un fine diverso da quello voluto dalla legge e quindi uno scopo personale o egoistico, comunque estraneo alla pubblica amministrazione, ponendolo fuori dallo schema di legalità».
Accuse riferite alla passata esperienza consiliare: coinvolti tutti i presidenti di commissione che si sono susseguiti, nessun partito escluso (dal Pd al Pdl), maggioranza e opposizione. Tra gli accusati, l’allora presidente del Consiglio comunale, Antonio Portale. Per lui l’accusa più specifica: «Pur essendo pienamente a conoscenza delle condotte illecite, omettendo di denunciare tali condotte di reato e omettendo di prendere i provvedimenti opportuni per impedirne il reiterarsi, concorreva nella commissione delle stesse».
Considerazioni che dal Tribunale di Catania passano ora al vaglio dei giudici di piazza Cavour a Roma.
fonte: articolo di Vittorio Fiorenza sul quotidiano La Sicilia
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