editoriale di Lillo Miceli sul quotidiano La Sicilia di oggi

I nervi sono a fior di pelle. Quella che si gioca in questo secondo scorcio di aprile potrebbe essere la partita finale, decisiva per gli equilibri politici, ma ancora di più per la Sicilia. Nonostante la buona volontà di «pontieri» come Nania e Misuraca, è molto difficile, se non impossibile, riportare la pace all’interno del Pdl, tra Alfano e Miccichè; ancora di più tra il ministro della Giustizia e il presidente della Regione, Lombardo. Il livello dello scontro non era mai stato così elevato. Finora, infatti, il ministro Alfano si era tenuto lontano dalla mischia, ha lavorato sotto traccia, invitando Miccichè a ritornare alla «casa madre». Né Miccichè lo aveva mai attaccato frontalmente come ha fatto sabato scorso a Caltanissetta, definendolo «mio ex amico». E tale, evidentemente, lo considera anche Lombardo se gli ha addebitato di avere usato due pesi e due misure, rispetto ad analoghe fughe di notizie dalle procure di Trani, dove ha immediatamente inviato gli ispettori ministeriali; e di Catania dove invece ispettori non ne ha mandati.
E non è un caso che tutto ciò sia accaduto nelle stesse ore in cui un’area del Pd, formata da ex margheritini, ha dato vita alla corrente «Innovazioni», annunciando di volere sostenere il governo Lombardo, votando Bilancio e Finanziaria, sia pure arricchendola di qualche norma riformatrice. Una posizione prevalente nel gruppo parlamentare del Pd che ha convocato la propria direzione regionale per il 19 aprile. La segreteria nazionale ha espresso parere contrario al voto favorevole. Ma difficilmente i democratici di «Innovazioni» ascolteranno il consiglio, vogliono essere liberi di decidere il loro destino. Eventualmente, anche di staccarsi dal partito e diventare una componente importante del Partito del popolo siciliano. Fiutando il pericolo, Beppe Lumia ha rilanciato un modello di partito federato, radicato nei territori, «perché il Pd così com’è non ha futuro».
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