Antonio Di Giovanni sul quotidiano La Sicilia

Tra il 2001 e il 2006 aveva ottenuto contributi per 260 mila euro dichiarando di coltivare 122 ettari di terreno che, in realtà, appartenevano al Demanio regionale o al Parco dell’Etna. Ora un imprenditore agricolo 75enne di Adrano dovrà restituire all’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) la somma, maggiorata di rivalutazione monetaria e interessi legali. È quanto stabilito dalla Sezione giurisdizionale della Corte dei conti (sentenza 1582), che nelle motivazioni sottolinea come «il danno erariale è stato cagionato dall’odierno convenuto che ha intenzionalmente prodotto le richieste dei contributi dichiarando d’avere disponibilità di terreni che erano per converso stati oggetto di espropriazione».
A far venire fuori la presunta truffa era stata, nel 2008, un’ispezione degli uomini del Corpo forestale ai quali l’agricoltore non era in stato in grado di fornire la documentazione sull’effettivo possesso di ben 22 particelle di terreno indicate nella pratica per l’ottenimento dei contributi comunitari. L’uomo aveva addirittura dichiarato di non possedere neppure le chiavi dei cancelli d’ingresso. Successive indagini avevano accertato che la maggior parte dei terreni in realtà erano stati acquisiti al Demanio regionale sin dal 1989. Un particella era stata invece acquisita nel 1999 dall’Ente Parco dell’Etna, mentre 19 ettari erano stati acquisiti dal Demanio nel 2005.
«La condotta dell’uomo – scrivono i giudici contabili – integra un’ipotesi di illecito erariale per sviamento delle pubbliche risorse dalla loro naturale destinazione per non essere state concesse in favore di altri soggetti legittimamente possibili destinatari delle stesse».
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