«Due anni d’inferno, con totali black out e malfunzionamenti delle linee telefoniche e internet». Così gli imprenditori dell’area industriale di contrada Contrasto, ad Adrano, ribadiscono il loro malcontento perché le aziende sono ancora isolate a causa dei continui furti di cavi di rame della linea telefonica. Fanno sentire la loro amarezza con l’ennesima lettera inviata alla Telecom e, per conoscenza, al prefetto, al presidente della Provincia e al nostro giornale.
Nella missiva, l’azienda telefonica viene sollecitata a intervenire per risolvere le continue interruzioni nel servizio telefonico che «sta mettendo in ginocchio tutte le imprese della zona Contrasto».

A sollecitare interventi, ancora le aziende della Geo industrie, che nella lettera alla Telecom segnalano l’ultimo black out del 10 dicembre.
«La settimana scorsa, ci segnalavate – si legge nella missiva – il ritorno a un regime normale di funzionamento a seguito del ripristino dei cavi telefonici effettuato dai vostri addetti, adducendo a totale giustificazione dei continui black out “ben 38 episodi di furto che dal 2008 hanno comportato la sottrazione di circa 45.000 metri di cavo in rame, posato in palificazione”».
Replicando alla Telecom, che dichiarava il ripristino dei cavi a ogni episodio di furto, la Geo industrie evidenzia che sabato 11 dicembre «eravamo nuovamente senza servizio telefonico. Vi abbiamo contattato e un vostro operatore dichiarava che la pratica che ci riguardava era quella appena agli inizi di settembre».
Alla luce di tutto questo, le aziende adranite si pongo alcuni interrogativi: «La Telecom, che vive di concessioni pubbliche, non è legalmente e moralmente tenuta alla custodia di beni di pubblica utilità, come i cavi telefonici? Perché non avviare i lavori di interramento dei cavi, anziché lasciarli esposti a minacce di vario tipo?»
Ma vengono posti altri interrogativi dove si legge chiaramente l’amarezza di imprenditori stanchi di lavorare tra mille disagi. «Ci chiediamo se è ancora possibile fare impresa in Sicilia. Le aziende sane e con tanta voglia di confrontarsi onestamente con il mercato risultano scomode a qualcuno, nel nostro tessuto imprenditoriale e amministrativo? Possiamo continuare a garantire stipendi a centinaia di famiglie o saremo costretti a traslocare e operare dove il sistema dimostra maggiore civiltà rispetto alla nostra amata Isola?».

fonte: SALVO SIDOTI sul quotidiano La Sicilia

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