E’ tutto scritto, nero su bianco e gli interventi da fare sono ben definiti. In Sicilia l’acqua c’è ma circa il 50% viene dispersa e uno dei motivi è la rete idrica troppo vecchia. L’Isola, ancora una volta conquista un primato e supera la media nazionale del 37% per perdita di acqua. “La causa principale- afferma Giusto Ingrassia, del dipartimento dell’Acqua e dei Rifiuti della Regione siciliana- è da attribuire alla mancanza del gestore unico e dunque al mancato canale delle risorse. Stiamo approntando un piano per il recupero delle perdite, e nonostante sia una goccia rispetto a quanto si dovrebbe fare, con il programma riusciremo a ridurre gli sprechi d’acqua”.

In pratica in base agli interventi segnalati dagli Ato la Regione ha inviato l’elenco al Ministero dello Sviluppo Economico e stabilito le priorità.

“Oltre 54 milioni di euro sono le risorse premiali – spiega Giorgio Paterna, dipartimento dell’Acqua e dei Rifiuti della Regione siciliana – che abbiamo destinato al rifacimento, alla realizzazione ed all’ ammodernamento della rete idrica sparsa per tutta la Sicilia”.

Gli interventi previsti sono in totale 16: 5 a Ragusa più uno a Santa Croce Camerina per un totale di circa 7 milioni di euro; 3 a Palermo ed uno a Bagheria per oltre 20 milioni di euro; due a Paternò in provincia di Catania con una spesa di 4 milioni di euro ; uno a Leni, in provincia di Messina oltre 900mila euro; 1 a Gela, in provincia di Caltanissetta 4,7milioni; 1 a Trapani e l’altro a Marsala con oltre 17 milioni. Tutto per un totale di 54.740.000.001 euro.

“Di questi interventi- continua Paterna- 9 sono già pronti per essere finanziati. Aspettiamo solo l’iscrizione delle somme nel capitolo di bilancio”.

Ma in Sicilia l’acqua è salata e quella che si perde è messa in conto nella bolletta dei cittadini. A Palermo, per esempio, l’ultimo rincaro è costato il 9% in più, gli aumenti delle tariffe sono cominciati a gennaio e fino a maggio il commissario straordinario liquidatore dell’Ato 1 ha deliberato gli incrementi, il tutto con effetto retroattivo.

Ad ogni modo, il piano del dipartimento continua e in agenda sono stati inseriti anche depuratori e fognature.  “Salvaguardare la costa- spiega Ingrassia- è intenzione sia della Regione che dell’Unione Europea. Lo scorso anno, infatti, l’Ue ha richiamato la Sicilia e segnalato 175 agglomerati da controllare. Di questi stiamo facendo uno screening per proporre provvedimenti mirati”. “Per gli altri depuratori invece- conclude Ingrassia- la Regione ha sottoscritto un Programma Quadro con relative risorse ed interventi da effettuare. Se pur con diverse criticità alcuni programmi sono già esecutivi altri ancora non cantierabili”.

Secondo la delibera del Cipe “Depurazione delle acque reflue”, Fondo sviluppo e coesione 2007-2013 gli interventi cantierabili, cioè quelli per i quali lo stato della progettazione rende possibile esperire la procedura di gara sono 11: Santa Flavia, Carini e Misilmeri in provincia di Palermo;  Scicli, a Ragusa; Acicastello aCatania; Castelvetrano, Valderice, Marsala, 2 a Mazara del Vallo, in provincia diTrapani; Pace del Mela, Messina e le risorse liberate dal Cipe sono quasi 55 milioni di euro.

A questa si aggiunge un’altra delibera sempre del Cipe con interventi non cantierabili e sono: 3 a Vittoria e uno a Ragusa; 6 interventi ad Agrigento, 2 a Porto Empedocle, uno a Favara, Ribera, 2 a Sciacca; uno a Gela, 3 a Niscemi, in provincia di Caltanissetta; Acireale, Adrano, Caltagirone, Catania, Mascali, Misterbianco,2  Scordia, Palagonia; Capo d’Orlando, Furnari, Gioiosa Marea, Messina, Milazzo, Patti, Sant’Agata Militello, Torregrotta,  Roccalumera e Pace del Mela ; Carini, 3 a Cefalù, Misilmeri, 13 a Palermo, Santa Flavia, Trabia, Cinisi, Terrasini e Trappeto; 2 ad Augusta, in provincia di Siracusa; 2 a Campobello di Mazara, 2 a Castelvetrano, 3 a Marsala e uno a Mazara del Vallo, 2 a Castellammare del Golfo; 10 ad Augusta, e uno a Carlentini, in provincia di Siracusa.

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Fonte: Cetty Mannino