Nicolò Politi (Adrano, 1117Alcara Li Fusi, 17 agosto 1167) è stato un eremita, venerato come santo dalla Chiesa cattolica. È il patrono diAlcara li Fusi e Adrano (insieme a San Vincenzo Martire).

Nicolò Politi nacque ad Adrano nel 1117 da Almidoro e Alpina (illustre famiglia dei Politi). Secondo il più antico agiografo (Padre Ottavio Caetani) i suoi genitori, avanti negli anni, attraverso preghiere, digiuni ed opere di misericordia ottennero dal Signore questo unico figlio. Già in fasce suscitava meraviglia, perché si asteneva senza patirne dal latte materno il mercoledì, il venerdì ed il sabato.

La sua fanciullezza fu segnata da eventi prodigiosi, testimoni di una fede solida. Profondamente devoto alla Vergine Maria, innamorato della SS. Trinità, scelse di votare la propria vita al Signore.

All’età di 17 anni i genitori di Nicolò decisero le sue nozze con una fanciulla di buona famiglia, nonostante la volontà del figlio di consacrarsi a Cristo. Così la notte prima delle nozze, un messaggero celeste recò al giovane la risposta alle sue preghiere: «Nicolò! Alzati e seguimi! Ti mostrerò un luogo di penitenza, dove, se vorrai, potrai salvare la tua anima.» Fu così che il giovane Politi fuggì dalla propria casa, trovando rifugiò in una grotta chiamata “Aspicuddu”, alle falde dell’Etna. La famiglia, sconvolta, si mise sulle sue tracce ed a tre anni dalla sua scomparsa fu prossima al suo rifugio, allorquando un angelo avvisò Nicolò di partire verso il Monte Calanna, nel territorio di Alcara Li Fusi, per non perdere lo stato di grazia fino a quel momento conquistato. Nicolò abbandonò così la sua terra natìa, guidato secondo la tradizione da un’Aquila reale, diretto verso i monti Nebrodi.

Durante il viaggio subì la tentazione del demonio attraverso le lusinghe di un ricco mercante che tentò di distoglierlo dal compimento della volontà di Dio, che nulla poté contro la incrollabile fede e la purezza verginale di Nicolò.

Prossimo al Monte Calanna, in una zona arida e rocciosa, assetato, seguendo il consiglio celeste, percosse con il suo bastone crociato un grande masso dal quale scaturì una sorgente di acqua con la quale poté dissetarsi.

A poca distanza dalla sorgente trovò la sua nuova dimora, uno speco di roccia sede di animali selvatici. Da quel luogo poi individuò dalla parte opposta della valle il Monastero di Santa Maria del Rogato, che scelse come cenobio di riferimento ove accedere nel giorno di sabato ai sacramenti della Penitenza e della Comunione, guidato nel suo percorso spirituale dall’Abate Cusmano, detto il Teologo.

Trascorse trent’anni tra il suo eremo ed il cenobio, nascosto al resto del mondo, cibandosi di erbe e del pane angelico, pane portato, secondo la leggenda, dall’Aquila Reale. Il 14 agosto, secondo la tradizione devozionale, ricevette l'”avviso celeste” che gli preannunciò la sua prossima morte; il giorno successivo si recò alla Chiesa del Rogato, dove rivelò a don Cusmano la sua imminente morte.

Il 17 agosto 1167 la morte lo trovò in ginocchio, durante la preghiera, mentre mani invisibili davano voce alle campane di Alcara e del Rogato.

Il 7 giugno 1507 papa Giulio II, dietro supplica della comunità di Alcara, che richiese la ratifica dell’avvenuta traslazione del corpo del “Beato Nicolao” entro la città e l’autorizzazione al culto pubblico e solenne, accolse la supplica con breve apostolico, riconoscendo la santità di Nicolò Politi (“Nicolao de Polito”, che in alcune alcune copie del Breve è erroneamente riportato come “Nicolao delo Cito”) e autorizzando il culto del Santo con le relative celebrazioni presso Alcara e presso l’eremo del Calanna dove il santo morì.

Festeggiamenti annuali

  • 3 maggio ad Alcara li Fusi (ME) – in ricordo del miracolo della pioggia del 10 maggio 1503;
  • dal 2 al 4 agosto ad Adrano (CT) – solennità il 3 agosto – tra i festeggiamenti in onore di S. Pietro apostolo e la SS. Vergine Maria della catena.
  • dal 15 al 18 agosto ad Alcara li Fusi (ME) – solennità il 17 agosto (dies natalis).

Nel 2007 si è celebrato il cinquecentenario del breve pontificio che ne autorizzò il culto.

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– Wikipedia