Tornano a scrivere i due turisti trevigiani, Giada Pastore ed Enrico Zeffiro, in vacanza in Sicilia qualche settimana fa, autori di una lettera di denuncia sui rifiuti presenti nel Parco dell’Etna, seguita dalla risposta della presidente dell’ente Marisa Mazzaglia. Sulla missiva, inviata attraverso posta elettronica certificata, il vertice regionale aveva gettato alcune ombre, facendo riferimento a un’altra email con lo stesso testo ma firmata dal cittadino Simone Cecchini, spedita successivamente all’indirizzo di posta del Parco. «Una coincidenza molto singolare», l’aveva definita Mazzaglia, invitando i lettori a «comprendere l’arcano». La spiegazione sulla doppia email viene ora fornita dai due turisti del Nord Italia: «Cecchini avrà condiviso quanto da noi scritto e avrà ritenuto di inoltrare una identica email a suo nome. Tutto qui, nessun arcano. Stupisce che Mazzaglia abbia deciso di replicare con una email proprio a Cecchini, che ovviamente ha scritto all’ente Parco dopo di noi. Lei gli ha chiesto di geolocalizzare le fotografie ma lui non poteva essere in grado di indicare i siti, noi sì».

Secondo la presidente Mazzaglia – e come riportato in un articolo pubblicato dal sito etnalife.it -, il luogo in cui venivano mostrati cumuli di immondizia non rientrerebbe nell’area del Parco. «Quei luoghi erano dentro i confini – spiegano i turisti Giada Pastore ed Enrico Zeffiro -. Noi possiamo indicare le precise coordinate geografiche di ciascuno scatto grazie alla geolocalizzazione effettuata dai nostri smartphone: gli exif delle nostre foto smentiscono il dato raccolto dal giornalista e siamo ben disponibili a un confronto». Nello specifico – come già indicato alla presidente dalla nostra redazione, su richiesta della stessa Mazzaglia – gli scatti immortalano il territorio di Adrano, nella zona delle Vigne. Vicino, ma dentro, il confine del Parco dell’Etna. In ogni caso, scrivono i due turisti, poco cambierebbe: «Le nostre sono fotografie esemplificative di uno stato diffuso, avendo il Parco tempo fa censito la presenza di circa 200 discariche nel suo territorio».

E proprio sulla possibile raccolta dei rifiuti, Mazzaglia aveva aggiunto che l’ente non ha queste mansioni tra i suoi compiti. «Non ci sembra una buona ragione per non indirizzare anche al Parco una denuncia sullo stato di degrado dello stesso, tanto più che è attivo nel promuovere iniziative di volontari per combattere il fenomeno», replicano i due turisti. Un altro passaggio è poi dedicato al richiamo di Mazzaglia: «Non è necessario mortificare i tanti siciliani onesti e rispettosi delle regole e dell’ambiente con un “Vergogna!” che certamente non meritano». I due vacanzieri puntualizzano di non aver mai voluto di generalizzare. «Certo, abbiamo voluto richiamare anche il senso della vergogna. È proprio l’assenza di vergogna che ha portato a quello scempio, o no? – si chiedono – Provare vergogna è la nostra salvezza. Per fortuna, migliaia di amici siciliani hanno ben compreso il senso della nostra denuncia, dimostrandoci in vario modo condivisione ed apprezzamento».

La missiva di controreplica di Pastore e Zeffiro si conclude con l’elenco degli enti destinatari della prima email, altre precisazioni e un’osservazione a Mazzaglia: «La nostra non era una denuncia riferita a quella discarica o a quella ginestra, ma ad uno stato generale dei luoghi. Il senso della nostra email, evidentemente sfuggito alla presidente dell’ente Parco, era un appello alle istituzioni, ai cittadini e all’orgoglio siciliano ad amare e rispettare di più la vostra splendida terra, che è anche la nostra splendida terra. Se lei ha risposto, seppure alla mail di Cecchini, a oggi nessun altro ha riscontrato la nostra pec, fatta salva la comunicazione di avvenuta protocollazione da parte di qualche Comune».

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