Si potrebbe proprio dire che è il male del secolo: perdere il lavoro e di conseguenza perdere le possibilità di riuscire a mantenere la propria famiglia. Fatti che nel territorio sono oramai all’ordine del giorno . Un brutto spettro che diventa realtà per ben 36 lavoratori (e relative famiglie, adranite e non) di una catena di supermercati, tre punti vendita Spaccio Alimentare. Saracinesche già abbassate nei due esercizi commerciali di contrada Naviccia e viale dei Fiori (in territorio di Biancavilla) ancora a lavoro, ma solo per un’altra settimana, il punto vendite di via Cappuccini. Insomma momento drammatico tanto per i lavoratori quanto per la famiglia titolare della società che da oltre 30 anni gestisce supermercati in città.

Da oggi i lavoratori (che erano già in ferie forzate dopo aver aiutato a svuotare i locali già chiusi)  sono entrati in sciopero, tranne qualcuno che ha deciso di non aderire e di recarsi sul posto di lavoro (nell’unico punto vendita ancora aperto).  Nella lettera del sindacato SNALV Confsal (Sindacato Nazionale Autonomo Lavoratori e Vertenze) inviato alla FLAG si leggono le motivazioni dello sciopero indetto: “Poiché nonostante le rassicurazioni date ai lavoratori nei mesi scorsi sulle prospettive della nuova azienda (passaggio dalla SCA srl alla FLAG) e la nostra disponibilità ad incontrarci, al fine di trovare tutte le possibili modalità per ammortizzare eventuali difficoltà aziendali, ci giunge improvvisa ed immotivata notizia di licenziamento di tutti i lavoratori e chiusura aziendale. Nel protestare per la perdita del lavoro e per l’atteggiamento dell’azienda chiediamo un incontro urgente per affrontare la problematica e nel contempo si dichiara lo sciopero del personale”.

Ad intervenire è anche il segretario regionale della SNALV Confsal, Antonio Santonocito: “Siamo amareggiati perché l’azienda ha interrotto con noi il dialogo e non ci è stata fatta nessuna comunicazione. A quanto abbiamo compreso da un incontro ufficioso si parla di licenziamento collettivo e di disoccupazione per i dipendenti saltando quindi la fase della mobilità che permetterebbe ai lavoratori di avere ammortizzatori e di essere, tra le altre ipotesi, assunti da altre aziende più l’improbabilità di riscuotere i loro crediti (si tratta di tredicesima, quattordicesima, Tfr e una mensilità maturati negli ultimi mesi con la nuova società, la FLAG per l’appunto). In una territorio come il nostro prima di mandare a casa 36 persone vanno valutate e rivalutate tutte le possibilità di risoluzione. Ci sono rimasto male perché anche se la presenza del nostro sindacato è ufficiosa i vertici aziendali sanno che ci siamo, ci conoscono, ma hanno comunque deciso di procedere a licenziamento senza darcene comunicazione. Un prezzo troppo alto per i lavoratori, il  loro futuro e delle loro famiglie e la possibilità di ottenere le spettanze ancora dovute”.

La FLAG dal canto suo ha comunicato la chiusura dell’attività ai sindacati CGIL CISL e Uil, ma non alla SNALV Confsa (che non ha in questi sei mesi annunciato all’azienda adranita l’iscrizione dei lavoratori al sindacato). I vertici aziendali chiariscono la situazione spiegando che hanno utilizzato le forme di pubblicità della vertenza comunicandolo direttamente alle confederazioni della triplice. “I lavoratori sapevano già che si navigava in brutte acque e per questo con la vecchia SCA srl si era deciso di rateizzare le spettanze. Il passaggio alla FLAG era l’ultimo tentativo di salvare il salvabile. Ad ogni modo si sta già provvedendo a saldare i debiti maturati  in questi ultimi mesi, la prima trance è stata già versata ieri” .

E stamane i dipendenti in sciopero lungo via Casale dei Greci avevano impresso negli occhi il terrore di non poter garantire ai loro figli una esistenza dignitosa. Una grave crisi economica quindi che lambisce tanto i dipendenti quanto la Famiglia Salanitro che per oltre 30anni ha garantito lavoro ad Adrano .

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Alice Vaccaro