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Dopo la “bomba” scoppiata stamattina a Catania, con tutte le precauzioni del caso, sarebbe interessante sapere cosa faranno gli assessori Magistrati e figli di magistrati voluti in giunta da Lombardo. Buon senso vuole che si dimettano, quantomeno per evitare strumentalizzazioni. Ma le dimissioni in Italia non esistono, in Sicilia addirittura non si conosce neanche il significato.

A questo proposito, sempre secondo quanto riporta Repubblica, “…Nelle conversazioni intercettate dai carabinieri del Ros anche le “critiche” che il capomafia faceva a Raffaele Lombardo, per avere voluto nella sua giunta, magistrati-assessori, Massimo Russo, ex magistrato antimafia a capo dell’assessorato alla Sanità, Giovanni Ilarda, ex assessore alla Presidenza della Regione e Caterina Chinnici, figlia di Rocco Chinnici, capo dell’ufficio istruzione di Palermo, ucciso dalla mafia con un’autobomba nel 1983. “Raffaele ha fatto una “minchiata” a fare questi magistrati assessori, perché questi, anche se lui è convinto che lo faranno, non potranno proteggerlo” commentava il boss Vincenzo Aiello parlando con i suoi “picciotti” e riferendosi al fatto che proprio in quei giorni un alto funzionario della Regione Siciliana era stato indagato per l’appalto relativo all’informatizzazione della Regione”.

A tal proposito in molti, quando Lombardo scelse i Magistrati in giunta, ebbero da ridire, anche e soprattutto perchè un giudice, qualora voglia fare politica, dovrebbero prima lasciare la toga. Ancora più inopportuno il discorso riguardante la Chinnici. Ai dubbi della prima ora in merito all’opportunità di far parte della squadra assessoriale, si aggiunge questa sonora “batosta” che, per qualunque persona dotata di buonsenso, non avrebbe bisogno di attendere conferme o approfondimenti per decidere di abbandonare l’incarico.

L’on. Salvino Caputo, componente della Commissione Regionale Antimafia ha chiesto “agli Assessori Massimo Russo, magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia ed a Caterina Chinnici, Magistrato e figlia del Consigliere Istruttore Rocco, vittima di Mafia, di assumere atti di coerenza con i loro colleghi della Procura di Catania e di rassegnare le dimissioni, attesa la loro incompatibilità di magistrati con un Presidente della Regione indagato dai Ros per concorso esterno in associazione mafiosa”. Continua Caputo: “Gia la vicenda dell’architetto Giuseppe Liga, sponsor elettorale di Lombardo e fruitore di finanziamenti regionali era passata nel più assordante silenzio da parte del Pd, da esponenti dell’Antimafia nazionale e da vertici di Confindustria da sempre in prima fila nella lotta per la difesa della legalità. Adesso le gravissima vicenda che coinvolge direttamente il Presidente della Giunta regionale con esponenti del clan mafioso di Catania impone provvedimenti e decisioni coerenti estraordinari. La Sicilia non può piu permettersi ombre e dubbi sulla trasparenza e sulla legalita’ e chiediamo al presidente Lombardo di assumere gesti responsabili e in coerenza con quanto ha da sempre affermato”.

In aggiunta a tutto, risulta a dir poco discutibile la presa di posizione del Procuratore di Catania, D’Agata, che di fronte ad una notizia di una tale gravità, invece di occuparsi della fuga di notizie, parla di manovre politiche! Vogliamo ricordare che questo signore era alla cena/banchetto stile belle epoquè organizzata da Lombardo per Sant’Agata? E che è stato indagato per abuso d’ufficio qualche mese fa perché, mentre la città di Catania rimaneva al buio, lui cercava di riscuotere in via privilegiata l’affitto di alcuni locali utilizzati dal Comune. Ma non farebbe meglio a stare in silenzio?

Attendiamo poi le prese di posizione del Pd “collaborazionista” e del suo leader, Lumia, già presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, che tramite il suo sito internet fa sapere che “se i fatti verranno confermati, anche per il Presidente Lombardo vale la presa di posizione che ho avuto nei confronti di casi simili: chi sbaglia paga”.
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