A poche ore dalla scadenza dell’esercizio provvisorio, la maggioranza è riuscita a sbloccare la manovra dopo il via libera di ieri al bilancio da 27 miliardi di euro. Rinuncia alle grande riforme. Maggioranza e opposizione ai ferri corti. Lite in aula tra Scilla (Fds) e Mancuso (Pdl)

PALERMO. Il governo Lombardo supera l’ostacolo finanziaria al fotofinish. A poche ore dalla scadenza dell’esercizio provvisorio, la maggioranza è riuscita a sbloccare la manovra dopo il via libera di ieri al bilancio da 27 miliardi di euro, rinunciando però ad alcune riforme e in particolare alla norma che istituiva un fondo da 150 milioni di euro, attirandosi le ire di industriali e sindacati e i mugugni trasversali di molti parlamentari. E’ stato questo il prezzo che Lombardo ha dovuto pagare di fronte a una opposizione agguerrita e più compatta di quanto abbia mostrato di essere. Perché più che in aula il duello si è consumato nei corridoi e nelle stanze segrete di Palazzo dei Normanni. Se la manovra non fosse stata approvata nei tempi stabiliti (il voto finale arriverà in serata) il governo avrebbe rischiato il carachiri, stessa fine avrebbe fatto se all’interno della legge fossero state inserite norme senza copertura o seguendo gli schemi ormai consolidati delle logiche clientelari.

Sulla partita d’aula, fin dal primo giorno, ha aleggiato l’ombra del commissario dello Stato, col rischio, paventato da più di un deputato anche durante i lavori parlamentari, che il prefetto avesse potuto impugnare la finanziaria, provocando il commissariamento della Regione e di conseguenza il naturale scioglimento anticipato dell’Assemblea regionale siciliana. Una strategia che i falchi dell’opposizione, soprattutto nel Pdl, hanno tentato di perseguire sottotraccia, in un filo diretto con Roma. Alla fine la finanziaria di 16 articoli, con il finanziamento per la Catania-Ragusa (5 milioni) caro al Pdl, le norme per la trasformazione delle case rurali in strutture turistiche e quelle per il pagamento degli arretrati (16,8 mln) ai 30mila forestali volute dalla maggioranza, ha messo tutti d’accordo. Tranne le parti sociali, che adesso gridano vendetta, e quei deputati con in tasca le decine di emendamenti, che tuttavia potranno spiegare all’elettorato che la loro parte l’hanno fatta, malgrado l’esito.

Tanti sono i bocconi amari che il governo ha dovuto ingoiare pur di salvare la pelle: dalla rinuncia ad acquisire il patrimonio degli Istituti autonomi case popolari (Iacp) e delle Aree industriali (Asi) per fare tra le più importanti, che concede al governo altro tempo per chiudere la trattativa cassa alle norme sugli appalti, pubblicizzate nemmeno 48 ore prima dall’assessore Pier Carmelo Russo, tra i più infuriati per il finale inaspettato. Passa invece la norma, ritenuta tra le più importanti dal Mpa, che concede più tempo al governo della Regione per chiudere la trattativa con lo Stato sui fondi Fas appostati per coprire il deficit da 600 milioni di euro nella sanità. Confermato anche il mutuo di circa 900 milioni che potrebbe essere acceso nel caso di chiusura negativa del confronto sui Fas per impinguare il fondo di riserva da dove il governo prenderebbe i soldi per il buco della sanità. “Questa è una finanziaria snellissima – commenta Raffaele Lombardo – demandiamo le riforme a leggi di settore, cominceremo a lavorarci nei prossimi giorni”. Si partirà dalla riforma degli appalti, poi dalle norme sullo sviluppo e in particolare sul credito d’imposta e i consorzi fidi, quindi la razionalizzazione di Iacp, Ipab, enti agricoli e consorzi Asi.

Per il capogruppo del Pd, Antonello Cracolici, “il bicchiere è comunque mezzo pieno”. “Avremmo voluto una manovra coraggiosa con misure straordinarie – dice – Io a una finanziaria marmellat’, che magari sarebbe servita a qualche deputato, preferisco una finanziaria snella che serve alla Sicilia”. Forti critiche dal capogruppo Pdl, Innocenzo Leontini, secondo cui “il bilancio è fondato su entrate inesistenti, su acrobazie”. Delusa anche il capogruppo dell’Udc, Giulia Adamo: “Serviva più coraggio”. Le tensioni in aula sono degenerate in un tafferuglio fra due deputati dell’opposizione, Antonio Scilla (Fds) e Fabio Mancuso (Pdl) che sono stati divisi dall’intervento di alcuni colleghi e dei commessi parlamentari. Recordman degli interventi è stato Cateno De Luca (Sicilia Vera) che oggi pomeriggio però, dopo l’ennesima critica alla manovra, ha lasciato l’aula: “Devo andare a fare un comizio, tanto qui so già come andrà a finire”.


fonte: gds.it

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