Il tema della mobilità è un tema caldo in qualunque città di Italia e del mondo intero. Non sono pochi gli interventi volti a ridurre l’impatto della congestione sulla vita dei cittadini sia in termini economici sia in termini di salute; è un fatto risaputo che i mezzi a motore producono inquinamento atmosferico e acustico e tutto ciò ricade inevitabilmente su noi stessi. In alcuni Paesi, quelli che spesso indichiamo come “Paesi in cui le cose funzionano”, (Germania, Svezia, Danimarca, Olanda, etc..), molti di questi problemi sono stati risolti facendo in modo che l’automobile non sia l’unico mezzo di trasporto e, anzi, investendo su forme di mobilità alternativa, come quella del trasporto pubblico e quella più sostenibile della bicicletta. In Italia siamo molto indietro su questo tema, anche se alcune città già da tempo si stanno attrezzando per affrontarlo nel migliore dei modi. E ad Adrano?

Immaginate che l’Europa scelga, tra i circa 8000 comuni d’Italia, proprio la città di Adrano come progetto pilota per sperimentare l’impatto dell’uso della bicicletta sullo sviluppo della mobilità urbana e decida di destinare fondi illimitati per creare nella nostra città una rete di piste ciclabili perfettamente funzionante. Immaginate anche un’amministrazione capace che, sulla scia dell’entusiasmo, trovi finanziamenti per la sistemazione delle strade, con asfalto nuovo, segnaletica orizzontale e verticale, dei marciapiedi e di tutto ciò che debba essere rivisto da un punto di vista infrastrutturale.

Vi ho forse chiesto di andare troppo oltre con l’immaginazione, lo so, ma che ci costa? Adesso, con questo sforzo sovrumano abbiamo davanti una città in cui c’è tutto affinché i Cittadini possano muoversi bene all’interno del territorio, affinché siano liberi di scegliere come muoversi sapendo di avere le infrastrutture adatte a tale scopo.

A questo punto devo riportarvi alla realtà dicendovi tre cose: 

1) L’Europa ha realmente un bel po di risorse da destinare alla mobilità urbana con l’obiettivo di sviluppare forme di mobilità sostenibile come quella pedonale e ciclabile; inoltre altre risorse sono disponibili per il miglioramento della sicurezza stradale di tutti gli attori della mobilità urbana, utilizzabili per la sistemazione delle strade; 

2) Il nostro Comune, qualora volesse intercettare tali risorse, sarebbe obbligato a progettare preventivamente gli interventi affinchè si possa avere un’idea della spesa da effettuare;

3) Il nostro Comune, in quanto costituito da una popolazione superiore a 30000 (trentamila) abitanti, è in realtà già obbligato dalla Normativa Italiana ad affrontare il problema a livello progettuale, redigendo il cosiddetto P.U.T., ovvero, Piano Urbano del Traffico. 

Le Direttive per la redazione, adozione ed attuazione dei piani urbani del traffico (Art. 36 del Decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285. Codice della Strada) sono state emanate dal Ministero dei Lavori Pubblici e pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale n. 146 del 24 giugno 1995. Voci di corridoio dicono che tale Piano non esiste perché i tecnici che abbiamo, pochi rispetto al numero totale dei dipendenti comunali, o non sono competenti in materia o non sono messi nelle condizioni di poter lavorare al progetto.

Ora, i normali Cittadini staranno pensando che, come sempre, la colpa è di questa amministrazione comunale (o anche delle precedenti visto che ci riferiamo a leggi del 1995), mentre gli addetti ai lavori come gli amministratori e i tecnici dell’ufficio tecnico penseranno che invece il mio è un attacco gratuito alla loro “professionalità”.

A tal proposito, vi invito a tornare ad immaginare quella Adrano in cui tutte le strade sono perfette, in cui ci sono marciapiedi e piste ciclabili, segnaletica orizzontale e verticale; proprio come le mitiche Città del nord Europa.

Anche voi avete la sensazione che manchi qualcosa? 

Certo che manca qualcosa. Mancano due fattori importantissimi, la civiltà dei cittadini e il controllo che tutto sia in ordine. Perché fare nuovi marciapiedi se quelli che ci sono servono ad esporre la merce degli esercizi commerciali?

Che senso avrebbe una pista ciclabile se poi l’incivile medio ci parcheggia sopra la sua auto? Che senso avrebbe la segnaletica se nessuno la rispetta? Che senso avrebbero le strade completamente riasfaltate se poi ci parcheggiamo a vita l’automobile che non vogliamo rottamare, ingombrando inutilmente la sede stradale come se quel posto fosse nostro di diritto?

E che senso avrebbe risistemare tutto e definire nuove regole se poi chi è pagato per farle rispettare non fa nulla appellandosi alla paura di ritorsioni per eventuali multe?

È vero, Adrano è una Città difficile, ma nessuno ha obbligato qualcuno a fare il lavoro che fa. E noi Cittadini non lamentiamoci che le cose non vanno, perché se Adrano è una Città difficile è soprattutto colpa nostra che, sapendo che tutto è lecito ad Adrano, tiriamo sempre più la corda, cadendo sempre più nel baratro.

In fondo è vero che ad Adrano tutto è concesso senza conseguenze, lo sanno pure i nostri cari concittadini che vivono all’estero nel totale rispetto delle regole e che, quando tornano nel nostro/loro Paese a trascorrere le vacanze estive, magicamente quelle regole se le dimenticano.

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– Antonino Amoroso sul n° 4 (settembre 2016) della rivista ‘ParoLibera’ 

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