fonti: lasicilia.it/blogsicilia.it/Biancavilla News

PALERMO – Un’ora dopo le operazioni preliminari, cominciate poco dopo le 16, il presidente della Regione Raffaele Lombardo è intervenuto per riferire sulla sua posizione di indagato per concorso in associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Catania sui rapporti tra mafia e politica. Nella sala stampa di Palazzo dei Normanni, sede dell’Ars, decine di giornalisti e cameramen per una seduta straordinaria trasmessa in diretta da numerose tv satellitari e locali e sul web.

Il primo riferimento del discorso del governatore è subito riferito alla fuga di notizie: “Un’aggressione mediatica congegnata da menti raffinate”. Lombardo ha definito la sua “una vicenda giudiziaria da contorni nebulosi” e ha sottolineato per due volte “di non avere ricevuto a tutt’oggi neppure un avviso di garanzia”.

“Oltraggi e calunnie mi sono stati rivolti da una sorta di magistratura parallela; questo è il ruolo affidato a certa stampa, ma da chi dovrà essere la magistratura, quella vera, a svelarcelo”. Il riferimento di Lombardo, anche se non lo ha citato in aula durante il suo intervento, è al quotidiano La Repubblica che nei giorni scorsi ha dato notizia dell’inchiesta a carico del governatore indagato per concorso in associazione mafiosa.

Lombardo ha quindi aggiunto che le accuse che gli vengono rivolte si basano sulle dichiarazioni “di un ex collaboratore di giustizia per le quali era stata per ben due volte richiesta l’archiviazione”. “Un pluriomicida e rapinatore – aggiunge Lombardo – che risulta ufficialmente in sentenze del tribunale di Palermo personaggio non attendibile, personalità inquietante, inaffidabile. Un uomo che non ho mai visto e con il quale ho chiesto che mi si metta a confronto in video registrazione pubblica”.

“I nomi e i cognomi, i nomi e i prestanomi sono contenuti in una relazione che abbiamo presentato alla Procura della Repubblica di Palermo”. Nel corso del suo intervento, il presidente Lombardo, ha parlato del progetto di un termovalorizzatore a Paternò, in Provincia di Catania, “dove doveva nascere la società Altecoen che faceva capo al capomafia della Sicilia orientale”, Nitto Santapaola. “Basterà – ha aggiunto Lombardo – accertare proprietà, passaggi proprietari e valori di vendita, con nomi e cognomi che sono scritti sulle carte, dove ci sono anche le contrade e le discariche più o meno abusive. Lì si costruivano mattoni confezionati da argille contaminate. È tutto nella relazione che abbiamo consegnato alla Procura”.

“Il 9 dicembre dissi in quest’aula che subivo uno stillicidio di insulti ispirato da un tavolo trasversale ai partiti in cui si è progettato di far cadere il Governo e la legislatura con mezzi politici, se fosse bastato, con mezzi mediatico-giudiziari, qualora non fosse bastato il primo metodo, o anche fisicamente se non fossero bastati i primi due piani”.

“La fuga di notizie del 29 marzo, che ha mano politica, ha l’obiettivo di ripristinare un passato che ritengo vada archiviato, e di evitare una finanziaria di grandi riforme”. Invece “bisogna riprendere il tema del Piano energetico, dello sviluppo, della semplificazione burocratica, della ripubblicizzazione del servizio idrico, una finanziaria che abolisca sperperi e sprechi, che guardi alle categorie economiche in crisi e risolva il tema del precariato da vent’anni è terreno fertile per lo sfruttamento politico ed elettorale. Tutto questo è difficile”. Parla del rapporto con il centrosinistra: “Il rapporto con il Pd è quanto di più libero e democratico che ci sia. È un rapporto limpido, non portato avanti all’insegna dell’inciucio e del compromesso”.

Per gli ascari del malaffare e per i mafiosi “un governo autonomista è una minaccia mortale e lo combattono con tutti i mezzi, per loro è una questione di sopravvivenza. Quella che stiamo mettendo in atto è una vera rivoluzione che fa paura a molti, stiamo sovvertendo secoli di saccheggi”, ha aggiunto. “La Sicilia, se saremo forti e non ci faremo intimidire dai sicari, ha il diritto di vincere e noi di servirla, costi quel che costi” ha concluso dopo poco più di un’ora. Le sue parole sono state accolte da un lungo applauso.

“A Paternò avrei favorito illeciti, in contatto con tale Carmelo Frisenna, detenuto da oltre un anno per reati di mafia. Secondo costui, il capo dei progettisti di un’opera pubblica sarebbe stato mio genero, come risulta da un’intercettazione. Io non ho generi, ho figli maschi e non ho all’orizzonte neppure nuore”, ha ribadito all’Ars il presidente della Regione siciliana parlando in aula della sua vicenda giudiziaria. “Dalle conversazione di Frisenna – ha spiegato Lombardo – emerge un mio frenetico lavorio alla vigilia delle regionali del 2008. Da una delle intercettazioni c’è conferma del rapporto di appartenenza totale di Frisenna al deputato nazionale Torrisi e al senatore Firrarello – entrambi componenti della commissione antimafia – che viene definito il suo padrino”.

Lombardo ha sottolinato che la “telefonata è stata riportata da un settimanale locale. Nella conversazione egli esalta il suo leader: ‘Lombardo mi sta bene, tanto muore di morte naturale, lo fanno ‘attaccarè (arrestare ndr), te lo dice il sottoscritto, per una sciocchezza, per le assunzioni alla multiservizi. Sono preparati, agguerriti, la sinistra”. “Insultato e aggredito – ha continuato il governatore – avrei favorito un illecito e ne avrei avuto vantaggi elettoralmente con questo tizio. Ma questo accadeva a Paternò, comune su cui grava una richiesta di scioglimento del Consiglio comunale. Su quel territorio doveva sorgere uno dei quattro termovalorizzatori siciliani”.

Parlando poi dei “mandanti politici” che vorrebbero abbattere il suo Governo, il Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, ha detto nel corso di un’improvvisata conferenza stampa dopo il suo intervento in aula che “spetta alla magistratura individuarli”. Sollecitato dai giornalisti a fare i nomi dei suoi nemici, Lombardo ha detto: “Ne ho fatti tanti, troppi”.

LE REAZIONI

Rita Borsellino (Pd): “All’Ars si è consumato un grande bluff mediatico che non ha aggiunto nulla rispetto a quanto era già noto a tutti. Dalle parole del presidente Lombardo, semmai, emerge una guerra all’interno del centrodestra, i cui fronti sono accumunati dallo stesso legame con quel sistema di potere riconducibile al modello Cuffaro. In questo contesto, mi rafforzo nella convinzione che questo governo sia inadeguato per la Sicilia”.

Enzo Bianco (Pd), tirato in ballo da Lombardo in un’intervista di ieri mattina sul Corriere della Sera: “Provo un sentimento di umana comprensione per la difficoltà in cui si trova Raffaele Lombardo, presidente della Regione Siciliana senza maggioranza politica e indagato per gravi motivi. E gli auguro che possa trovare presto serenità. Quella serenità che oggi gli manca. Penso che il Pd non debba fare la stampella nè del Pdl nè del Pdl-Sicilia e del Mpa. Lombardo è stato eletto con una maggioranza e se in corso d’opera l’ha persa per strada, occorre tornare a votare, come in ogni democrazia. Tanto più che in questi mesi egli ha imbastito il solito monopolio di clientele con cui ha tradizionalmente governato; sia da vice sindaco di Catania con l’amministrazione che ha portato la città sull’orlo del dissesto sia da Presidente della provincia, trasformata in una gigantesca segreteria politica. Mi sorprende che il goffo attacco nei miei confronti venga supportato dall’assunzione di Leotta nella task force per l’occupazione del presidente Castiglione, collaborazione che ho giudicato assai inopportuna vista la candidatura dello stesso Leotta contro Castiglione. Ma Lombardo adotta la politica della seppia: getta inchiostro e alza polveroni per nascondere le sue ‘magagne’ politiche. Però stavolta mostra l’estrema debolezza di un progetto politico confuso e ormai alla fine. La Sicilia di tutto ha bisogno tranne che di milazzismi riscaldati”.
Antonello Cracolici (Pd): “Quello del presidente del presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo è s tato un discorso vero, ha difeso gli atti del suo governo con i quali in questi mesi eèstata contrastata la mafia e il malaffare: dalla sanità ai rifiuti. Dobbiamo però essere chiari, se dovesse arrivare un rinvio a giudizio per Lombardo per fatti così gravi, dovremmo separare il suo legittimo diritto a difendersi dall’interesse complessivo della Sicilia. In quel caso insomma bisognerebbe separare le due strade, non potremmo rivivere lo stesso film vissuto con Cuffaro, non potremmo accettare di trascinare per la seconda volta la Sicilia in una vicenda giudiziaria”.


Innocenzo Leontini (Pdl): “Mi sarei aspettato successivamente alla pubblicazione di certe notizie un sentimento autocritico, per tranciare determinati comportamenti. Il Parlamento è stato offeso da quest’intervento del presidente della Regione. Il complotto non convince nessuno. Sono i siciliani che hanno capito che c’è un complotto della politica, della casta, che si auto sospinge”.

Pino Firrarello (Pdl): “Relativamente alle dichiarazioni rese oggi dal governatore della Sicilia tengo a precisare che i riferimenti velati che potrebbero riguardarmi sono privi di fondamento e sono motivati dalla strategia posta in essere da Lombardo di indirizzare altrove l’attenzione dei siciliani, distogliendola dalle problematiche che lo riguardano, che parrebbe abbiano più che una rilevanza politica una giudiziaria, direzionandola verso gli oppositori politici che con fermezza e senza correnti alternate hanno sempre ribadito in ogni sede la distanza dal metodo e dalla logica lombardiana. Considerazioni e valutazioni degli attuali fatti non dovrebbero trovare albergo nella sede dell’Assemblea regionale, ove si dovrebbe dibattere solo su fatti politici e programmazioni di interventi mirati a risolvere i secolari problemi della Sicilia. Valutazioni, prive di contenuti politici, con timidi accenni a quelle argomentazioni care alla sinistra, che potrebbero garantirgli la sopravvivenza politica e che hanno rilevanza esclusivamente in altra e più opportuna sede, alla quale intendo rivolgermi a tutela della mia dignità ed immagine. La situazione di empasse che al momento blocca questioni e attività della Sicilia, potrebbe indurre ad un commissariamento che abbia la capacità di far riprendere tutte quelle attività a garanzia dei lavoratori e del progresso di tutti i siciliani”.

Salvatore Torrisi (Pdl): “Lombardo la smetta di depistare l’opinione pubblica tentando di confondere le sue responsabilità dietro la cortina fumogena di accuse gratuite nei confronti di altri. Ciascuno, in un paese democratico, risponde di quello che fa e di quello che dice: Lombardo cerca pagliuzze per nascondere travi e anziché giustificare le sue frequentazione cerca di mascariare tutti”.

Limoli e Mancuso (Pdl): “Inconsistente, inconcludente e autocelebrativo. Non avevamo bisogno di un’autoassoluzione pronunciata al Parlamento siciliano. Occorreva, invece, un presidente della Regione consapevole che la politica è una cosa, le indagini giudiziarie sono un’altra. Noi siamo interessati soltanto alla politica e, di questo, nulla è stato detto se non per tenere un atteggiamento remissivo nei confronti dei ribaltonisti iscritti al gruppo del Pd”.

Saverio Romano (Udc): “Lombardo non poteva riferire nulla della sua vicenda giudiziaria perché non la conosce, se non per le parti rese note dalla stampa. Noi continuiamo a credere nella sua innocenza e non per quello che ci dice di avere fatto ma per la comune militanza e il comune percorso umano e politico, con il garantismo che ci contraddistingue e che ci tiene lontani sia dai giustizialisti sia dai vittimismi. Auguriamo a Lombrdo che al più presto possa essergli riconosciuto l’innocenza che reclama. Questo non ci fa velo nell’affermare il suo fallimento politico e il nostro chiaro, orgoglioso e trasparente ruolo di opposizione. Sui temi della politica, comunque, le nostre distanze rimangono immutate”.

Sonia Alfano (Idv): “Lombardo riferisce in aula all’Ars che il suo Governo ha assestato colpi micidiali alla mafia, ma a me questo non risulta. Prima di candidarmi alle elezioni regionali ho raccolto le firme insieme al meetup di Palermo per far approvare la legge ‘chiediamo i danni a Cosa Nostra‘, con cui la Regione sarebbe stata costretta a costituirsi parte civile in tutti i processi di mafia. Purtroppo la legge è stata stralciata con la finanziaria del 2009, e Lombardo non ha detto né fatto nulla per evitarlo”.
—-> http://obbiettivo-adrano.blogspot.com/