fonti: lasicilia.it/blogsicilia.it/Biancavilla News
Il primo riferimento del discorso del governatore è subito riferito alla fuga di notizie: “Un’aggressione mediatica congegnata da menti raffinate”. Lombardo ha definito la sua “una vicenda giudiziaria da contorni nebulosi” e ha sottolineato per due volte “di non avere ricevuto a tutt’oggi neppure un avviso di garanzia”.
“Oltraggi e calunnie mi sono stati rivolti da una sorta di magistratura parallela; questo è il ruolo affidato a certa stampa, ma da chi dovrà essere la magistratura, quella vera, a svelarcelo”. Il riferimento di Lombardo, anche se non lo ha citato in aula durante il suo intervento, è al quotidiano La Repubblica che nei giorni scorsi ha dato notizia dell’inchiesta a carico del governatore indagato per concorso in associazione mafiosa.
Lombardo ha quindi aggiunto che le accuse che gli vengono rivolte si basano sulle dichiarazioni “di un ex collaboratore di giustizia per le quali era stata per ben due volte richiesta l’archiviazione”. “Un pluriomicida e rapinatore – aggiunge Lombardo – che risulta ufficialmente in sentenze del tribunale di Palermo personaggio non attendibile, personalità inquietante, inaffidabile. Un uomo che non ho mai visto e con il quale ho chiesto che mi si metta a confronto in video registrazione pubblica”.
“I nomi e i cognomi, i nomi e i prestanomi sono contenuti in una relazione che abbiamo presentato alla Procura della Repubblica di Palermo”. Nel corso del suo intervento, il presidente Lombardo, ha parlato del progetto di un termovalorizzatore a Paternò, in Provincia di Catania, “dove doveva nascere la società Altecoen che faceva capo al capomafia della Sicilia orientale”, Nitto Santapaola. “Basterà – ha aggiunto Lombardo – accertare proprietà, passaggi proprietari e valori di vendita, con nomi e cognomi che sono scritti sulle carte, dove ci sono anche le contrade e le discariche più o meno abusive. Lì si costruivano mattoni confezionati da argille contaminate. È tutto nella relazione che abbiamo consegnato alla Procura”.
“Il 9 dicembre dissi in quest’aula che subivo uno stillicidio di insulti ispirato da un tavolo trasversale ai partiti in cui si è progettato di far cadere il Governo e la legislatura con mezzi politici, se fosse bastato, con mezzi mediatico-giudiziari, qualora non fosse bastato il primo metodo, o anche fisicamente se non fossero bastati i primi due piani”.
“La fuga di notizie del 29 marzo, che ha mano politica, ha l’obiettivo di ripristinare un passato che ritengo vada archiviato, e di evitare una finanziaria di grandi riforme”. Invece “bisogna riprendere il tema del Piano energetico, dello sviluppo, della semplificazione burocratica, della ripubblicizzazione del servizio idrico, una finanziaria che abolisca sperperi e sprechi, che guardi alle categorie economiche in crisi e risolva il tema del precariato da vent’anni è terreno fertile per lo sfruttamento politico ed elettorale. Tutto questo è difficile”. Parla del rapporto con il centrosinistra: “Il rapporto con il Pd è quanto di più libero e democratico che ci sia. È un rapporto limpido, non portato avanti all’insegna dell’inciucio e del compromesso”.
Per gli ascari del malaffare e per i mafiosi “un governo autonomista è una minaccia mortale e lo combattono con tutti i mezzi, per loro è una questione di sopravvivenza. Quella che stiamo mettendo in atto è una vera rivoluzione che fa paura a molti, stiamo sovvertendo secoli di saccheggi”, ha aggiunto. “La Sicilia, se saremo forti e non ci faremo intimidire dai sicari, ha il diritto di vincere e noi di servirla, costi quel che costi” ha concluso dopo poco più di un’ora. Le sue parole sono state accolte da un lungo applauso.
“A Paternò avrei favorito illeciti, in contatto con tale Carmelo Frisenna, detenuto da oltre un anno per reati di mafia. Secondo costui, il capo dei progettisti di un’opera pubblica sarebbe stato mio genero, come risulta da un’intercettazione. Io non ho generi, ho figli maschi e non ho all’orizzonte neppure nuore”, ha ribadito all’Ars il presidente della Regione siciliana parlando in aula della sua vicenda giudiziaria. “Dalle conversazione di Frisenna – ha spiegato Lombardo – emerge un mio frenetico lavorio alla vigilia delle regionali del 2008. Da una delle intercettazioni c’è conferma del rapporto di appartenenza totale di Frisenna al deputato nazionale Torrisi e al senatore Firrarello – entrambi componenti della commissione antimafia – che viene definito il suo padrino”.
Lombardo ha sottolinato che la “telefonata è stata riportata da un settimanale locale. Nella conversazione egli esalta il suo leader: ‘Lombardo mi sta bene, tanto muore di morte naturale, lo fanno ‘attaccarè (arrestare ndr), te lo dice il sottoscritto, per una sciocchezza, per le assunzioni alla multiservizi. Sono preparati, agguerriti, la sinistra”. “Insultato e aggredito – ha continuato il governatore – avrei favorito un illecito e ne avrei avuto vantaggi elettoralmente con questo tizio. Ma questo accadeva a Paternò, comune su cui grava una richiesta di scioglimento del Consiglio comunale. Su quel territorio doveva sorgere uno dei quattro termovalorizzatori siciliani”.
Parlando poi dei “mandanti politici” che vorrebbero abbattere il suo Governo, il Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, ha detto nel corso di un’improvvisata conferenza stampa dopo il suo intervento in aula che “spetta alla magistratura individuarli”. Sollecitato dai giornalisti a fare i nomi dei suoi nemici, Lombardo ha detto: “Ne ho fatti tanti, troppi”.
LE REAZIONI
Innocenzo Leontini (Pdl): “Mi sarei aspettato successivamente alla pubblicazione di certe notizie un sentimento autocritico, per tranciare determinati comportamenti. Il Parlamento è stato offeso da quest’intervento del presidente della Regione. Il complotto non convince nessuno. Sono i siciliani che hanno capito che c’è un complotto della politica, della casta, che si auto sospinge”.
Pino Firrarello (Pdl): “Relativamente alle dichiarazioni rese oggi dal governatore della Sicilia tengo a precisare che i riferimenti velati che potrebbero riguardarmi sono privi di fondamento e sono motivati dalla strategia posta in essere da Lombardo di indirizzare altrove l’attenzione dei siciliani, distogliendola dalle problematiche che lo riguardano, che parrebbe abbiano più che una rilevanza politica una giudiziaria, direzionandola verso gli oppositori politici che con fermezza e senza correnti alternate hanno sempre ribadito in ogni sede la distanza dal metodo e dalla logica lombardiana. Considerazioni e valutazioni degli attuali fatti non dovrebbero trovare albergo nella sede dell’Assemblea regionale, ove si dovrebbe dibattere solo su fatti politici e programmazioni di interventi mirati a risolvere i secolari problemi della Sicilia. Valutazioni, prive di contenuti politici, con timidi accenni a quelle argomentazioni care alla sinistra, che potrebbero garantirgli la sopravvivenza politica e che hanno rilevanza esclusivamente in altra e più opportuna sede, alla quale intendo rivolgermi a tutela della mia dignità ed immagine. La situazione di empasse che al momento blocca questioni e attività della Sicilia, potrebbe indurre ad un commissariamento che abbia la capacità di far riprendere tutte quelle attività a garanzia dei lavoratori e del progresso di tutti i siciliani”.
Salvatore Torrisi (Pdl): “Lombardo la smetta di depistare l’opinione pubblica tentando di confondere le sue responsabilità dietro la cortina fumogena di accuse gratuite nei confronti di altri. Ciascuno, in un paese democratico, risponde di quello che fa e di quello che dice: Lombardo cerca pagliuzze per nascondere travi e anziché giustificare le sue frequentazione cerca di mascariare tutti”.
Limoli e Mancuso (Pdl): “Inconsistente, inconcludente e autocelebrativo. Non avevamo bisogno di un’autoassoluzione pronunciata al Parlamento siciliano. Occorreva, invece, un presidente della Regione consapevole che la politica è una cosa, le indagini giudiziarie sono un’altra. Noi siamo interessati soltanto alla politica e, di questo, nulla è stato detto se non per tenere un atteggiamento remissivo nei confronti dei ribaltonisti iscritti al gruppo del Pd”.