fonte: Sud Free-Press



La linea di confine è stata segnata dai servizi giornalistici pubblicati ieri dal Corriere della Sera (di lato l’articolo del Corriere della Sera “vietato” a Catania, distribuito in sole 45 copie!), dalle pagine odierne di Repubblica Palermo. Nessuno può dire di non sapere. Come diceva Anna Finocchiaro nel 2008 quando era candidata contro Raffaele Lombardo, “bisogna scegliere da che parte stare”. Ci sono i fatti, i documenti. I rapporti di Raffaele Lombardo e del fratello Angelo con alcuni boss del Clan Santapaola segnano una linea di confine invalicabile. Il sistema politico mafioso che governa la Sicilia si avvale di contributi che stanno dentro e fuori dal codice penale. Quindi non è un problema di reati ma di opportunità. Raffaele Lombardo non mi rappresenta, forse rappresenterà la Caterina Chinnici, o Massimo Russo, o Anna Finocchiaro. Chi tratta con la mafia non è degno di governare sui siciliani. Tu ti senti rappresentato da chi tratta con il clan Santapaola?



Il Presidente Lombardo non può restare al vertice della Regione Siciliana perché sta compromettendo (ancora di più di quanto già non lo sia) l’immagine della Sicilia e dei siciliani. A quei sostenitori dell’antimafia, che hanno sempre criticato l’operato di chi è stato colluso con la mafia, oggi si rimprovera l’appoggio ad un governo su cui gravano pesanti accuse di collusione con la mafia, da come emerge dalla stampa.
Di fronte a ciò che tutti abbiamo letto in questi giorni, risultano ancora più incomprensibili le dichiarazioni del procuratore D’Agata. A dir poco discutibile è la posizione dei giudici (Russo e Chinnici) presenti in giunta che si schierano dalla parte del “loro” presidente. Leoluca Orlando (Idv) lancia un ultimatum: “8 giorni di tempo per mollare Lombardo o non ci avranno mai più come alleati”. Tentenna Anna Finocchiaro, catanese, ex magistrato, nel 2008 candidata presidente della Regione proprio contro Raffaele Lombardo. Per il momento sembra insomma prevalere la logica dell’inciucio: le intercettazioni non turbano l’assalto alle poltrone della parte del partito democratico e della Cgil che freme per incarichi e prebende. Con la bava alla bocca.

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