Cronistoria scritta dal vero scopritore

Salve a tutti. Sono Alessandro Montalto
Credo sia giunto il momento di (ri)fare luce sul vino “Adrano”, imbottigliato dall’Azienda VitivinicolaVilla Medoro” di Atri (Teramo, Abruzzo). Non che voglia gloriarmi di chissà che, ma, dopo tante “battute” (che vanno avanti dal 2004), confusioni e, persino, strumentalizzazioni di vario taglio, penso debba narrare quanto realmente accaduto. 
Per un certo periodo, ho seguito, da hobbista, il mondo dei vini. A dicembre 2003, comprai, come facevo già da tempo, il mensileIl mio vino”, pubblicato da “Il Castello Editore”. Fra le tante rubriche, una in particolare, proponeva le aziende emergenti in Italia. E, a dicembre, fu proposta “Villa Medoro”. Coltivava, perlopiù, il “montepulciano” e il “trebbianoabruzzesi. Un bell’articolo–intervista rivolto a Federica Morricone, laureata in legge che conduceva, degnamente, l’azienda del nonno (Della Loggia). Allora, oltre trenta ettari. Si elogiavano, fra i tanti, due vini: il “Rosso del Duca” e l’“Adrano”.

A gennaio 2004, contattai l’azienda proponendo qualche articolo in più. Ci scambiammo del materiale, via e–mail e, l’articolo, in più versioni, uscì su “BlocNotes”, giornali on–line e su altri cartacei nonché (grazie a Orazio Longo) su “Il Giornale di Sicilia” e, in seguito, su “La Sicilia”. Se ne parlò parecchio “cannonate” incluse). Ad aprile 2004, la Dottoressa Antonella Carini, allora Presidente della F.I.D.A.P.A., mi contattò, perché voleva organizzare, a maggio, una Conferenza sull’Impresa Femminile e sulla relativa Legge (forse, la 415). Avrebbe voluto far venire sia come imprenditrice che come “rivalutatrice” del nome “Adrano”, la stessa Federica Morricone. E fu così. L’Incontro–Conferenza si fece ed ebbe un successone. L’Aula Consiliare si riempì. L’agente di commercio (di Taormina, Responsabile di “Villa Medoro” per la Sicilia Orientale, portò tante bottiglie dello stesso. Il panificio e biscottificioMazzaglia, offerse ampi vassoi di paste tipiche per accompagnare il vino a fine incontro. Sul podio, le Dottoresse Antonella Carini e Federica MorriconeAlfio Fiore, il Dottor Bruno e altri ancora. Tutti rimanemmo sconvolti di come, la Morricone conoscesse bene i nostri vitigni. Fu intervistata da T.V.A. e nacquero altri articoli (su diverse altre testate). 
Come al solito, si parlò di “gemellaggi”, fra Adrano e Atri (e, chi più ne ha, più ne metta), ma, come prevedibile, non se ne fece assolutamente nulla. Tutto finì lì. La Morricone non venne più ad Adrano. E, quel vino, divenne mito: premiato, sempre più ben venduto e capillarmente distribuito. Il fatto che, questo vino, si chiamasse “Adrano”, diede adito a tante speculazioni (prevedibile, non vi pare?).

Giunto a ciò, vorrei però porre due domande. “Perché si chiama Adrano?” e “La Morricone, sapeva del nostro bel paese, ai piedi dell’Etna, quando diede il nome al vino?”. 
Prima risposta. Premessa. Negli Anni Cinquanta (credo), un contadino di Atri, arando, rinvenne casualmente delle monete (che già lì si conoscevano). Sul fronte, il profilo di un dio e, sul retro, un cane dormiente (pare un cirneco). Il cane (cirneco) dormiente lo si trova, pure, sull’insegna lignea di “Villa Medoro” (c’è più simbologia adranita ad Atri che non da noi) che sulla riproduzione della stessa nostrana moneta donata, alla Morricone, dalla gentilissima Antonella Carini e con tanto di elegante mini cofanetto. Ad Atri, quel dio, in rilievo sulla moneta, era conosciuto sia come Adranon, sia come Adranus che come, addirittura, Sileno ed era inteso, non come un dio guerriero, bensì, come il dio della fortuna. Federica Morricone, imprenditrice a tutto tondo e per antonomasia (ve l’assicuro), un bel dì, fece un vino eccellente che, forse, anche a detta del suo enologo, avrebbe portato fortuna. Sì…, fortuna. In effetti, fra premi e guadagni, fu così. E…, allora, semplice: fortuna, come la dote condotta da quel dio, raffigurato sulla monetina. E…, se lo chiamassimo Adrano? Certamente! Suona bene. È inedito. 
Seconda risposta. La Dottoressa Morricone, giunta in uno specifico Dipartimento del luogo per registrare il nome della sua nuova creatura, si sentì dire, dal Dirigente preposto (se la memoria non m’inganna, era di Acireale e lavorava lì), che, ai piedi dell’Etna, vi era un Comune dallo stesso nome. Cosa che, la stessa imprenditrice, fino a poco prima, non sapeva, così come, neppure io, sapevo che ci fosse un Comune, dal nome Atri e che pullulava di monete (di conio romano) che, per i più (numismatici) furono forgiate nell’Etneo (da noi, in effetti, c’era un Conio) e giunsero in Abruzzo anche grazie al commercio dei vini. Che (storica) ironia della sorte!
A giugno 2004, contattai il Comune di Atri, al fine di avere del materiale su queste (anche nostrane…) monete. Feci istanza e lo ebbi. Un antico libro, in copia, su monete abruzzesi, quotazioni e altro. Feci una copia e la donai alla nostra Biblioteca
Mi sarebbe piaciuto creare un gemellaggio storico/numismatico, fra Atri e Adrano, visto che i presupposti c’erano. Lo proposi, anche, all’“Ente Pubblico Supremo”. Tuttavia, impegnato e, “svilito” dai “che bello!” e “facciamolo!” e dai consecutivi “silenzi”, mollai ogni idea. Nonostante ciò, fu, per me, una bell’esperienza. Conobbi persone, libri e curiosità, per me, allora, inedite. 

Se raccontassi quanto udito su questo vino “Adrano”, ci sarebbe da ridere (o da piangere). Se solo chi parla troppo (e a vanvera) bevesse meno vino… Ma, questa, è una storia che non spetta a me narrare. 

Alla prossima.

Alessandro Montalto
—-> http://obbiettivo-adrano.blogspot.com/