Dopo Scalia, Ronchi ed Urso, anche Fatuzzo (altro esponente finora vicinissimo al Sindaco Ferrante) lascia il partito di Fini. Ferrante resta (per adesso?) all’interno del partito

di Fernando M. Adonia su CataniaPolitica.it – Fabio Fatuzzo lascia Fli. E con lui Piero Mazzaglia (consigliere comunale Fli di Ragalna), Attilio Tilenni (consigliere comunale Fli di Maniace) e Attilio Lombardo (coordinatore di circolo Fli di Paternò). Stando ai retroscenisti il motivo della frattura si trova in alcune dichiarazione del falco Fabio Granata a l’Espresso dove auspicherebbe un’intesa politica tra Gianfranco Fini e Antonio Di Pietro: «sarebbero perfetti per costruire insieme il nuovo partito della nazione e della legalità». Ennesima prova – a detta dei transfughi – del «netto dissenso rispetto a quanto espresso da Granata, già tante volte distintosi per le posizioni di subalternità politica e psicologica alla sinistra».
Ovvio però che queste dichiarazioni non sono sufficienti a spiegare l’emorragia attuale dal partito fondato dal Presidente della camera. L’uscita di Fatuzzo, amministratore navigato e attuale presidente dell’Acoset, è da riannodare al ritorno degli scorsi giorni di Adolfo Urso e Pippo Scalia nel Pdl di Angelino Alfano. Ma anche lì la questione non è semplicemente politica: Adolfo Urso e i suoi sodali hanno sempre guardato a destra e non a sinistra o ad un improbabile terzo polo. Questo è pacifico. I motivi della crisi hanno però la propria vera causa nella mancata nomina del parlamentare acese a coordinatore nazionale di Futuro e Libertà.
In un certo qual modo ha ragione Puccio La Rosa nel dichiarare che l’uscita di Fabio Fatuzzo dal partito è una “non notizia”. La fuga della corrente di Urso era data per scontata da tempo. Anche da Fabio Granata in persona che, convenuto a Catania il 18 giugno per la presentazione del settimanale Il Futurista diretto da Filippo Rossi, ebbe a dire “per noi sono già fuori”. Aggiungendo inoltre: “mentre la nave del Pdl affonda, loro anziché scappare, tornano dentro”. Un clima, dunque, rovente già da tempo.
Ora però Fli deve fare un calcolo preciso sul proprio futuro sia in Sicilia che nella provincia di Catania. Carmelo Briguglio, neocoordinatore regionale, ha dei nodi in mano difficili da sciogliere. Con Adolfo Urso va via una personalità a modo e ben radicata elettoralmente sul proprio territorio. Fabio Fatuzzo, secondo i sondaggi lanciati da nostro giornale tempo addietro, risultò essere uno degli assessori più apprezzati del primo gabinetto Stancanelli, dunque un perdita di qualità.
Ma i problemi non sono solo di formazione, ma di schema. È ormai più che evidente che l’appoggio di Fli al governo della regione rischia di essere inefficace. Il motivo di fondo è l’imbarazzo: difficile presentarsi all’elettorato come giustizialisti, come fa in particolare Fabio Granata, senza poi lasciarsi inquietare dai risvolti morali relativi alla indagine in corso per concorso esterno in associazione mafiosa ai danni di Raffaele Lombardo. E’ evidente che la magistratura dovrà fare il suo corso, ma davanti a sospetti analoghi, la voce di Granata contro Berlusconi è stata molto meno clemente.
Ed ancora i problemi sono nei numeri. Se alle scorse amministrative il cosiddetto terzo polo ha mietuto risultati, è stato sulla scorta dei cingolati autonomisti, non degli arceri futuristi. Il dato per ora sembra questo: se a Roma Fli sembra influenzata fortemente dalle sirene della sinistra, in Sicilia lo è da quelle lombardiane. Sarebbe dunque questa la forza e l’autonomia di una compagine nata sotto la spinta di rifondare il centrodestra in Italia? Se è così la situazione sembra davvero ingarbugliata.
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