“Rappresentanza del territorio”, “polo delle autonomie”, “tumulto sicilianista e autonomista”, “causa per la Sicilia”.. 
Ha ragione Pietrangelo Buttafuoco: «non c’è più la politica, non c’è che la buttanissima Autonomia Regionale, prima fornace da cui deriva siccità e vampa».

Mentre Lombardo e Miccichè fanno marcia indietro e tolgono il proprio sostegno a Musumeci, reo di non essere “autonomista al 100%”, iniziano a prendere forma le liste in vista delle prossime regionali. 
Attenti, anche noi (visto il trend), al territorio, non potevamo non attenzionare le dichiarazioni, con annesso tentativo di giustificare il salto della quaglia, di due politici delle nostre parti, che tenteranno di ottenere uno scranno a Sala D’Ercole. 
In politica, si sa, i concetti di coerenza e riconoscenza vengono spesso sacrificati sull’altare del risultato (o della poltrona) a tutti i costi. Così, può capitare, una mattina, di risvegliarsi “autonomisti” e/o di prendere le distanza da una “dirigenza” grazie alla quale si era riusciti a fare carriera politica, ottenendo poltrone persino per i propri accoliti. 

Che Fabio Mancuso, nostro concittadino, abbia ancora una volta cambiato opinione, non ci sorprende. 
Era l’inizio del 2008 quando lasciò l’Udc per accasarsi nel Pdl, sotto l’ala protettrice dell’ “amico” Gianfranco Miccichè. Grazie all’aiuto (ed ai voti) del poi senatore Salvo Fleres, riuscì a raggiungere l’agognato seggio all’Ars. Chi non ricorda i comizi di quella campagna elettorale, in un’affollatissima piazza Umberto, in cui si dicevano “peste e corna” del senatore brontese e del genero?

Ottenuto il seggio all’Ars, le prospettive cambiano: ci sono le amministrative da preparare e bisogna tornare a contare sul “contingente brontese ad Adrano” che, da sempre e fino all’altro ieri, annovera i fedelissimi Mario Coco, già vicesindaco, e Pino Liggeri, già coordinatore locale di Forza Italia e poi nel triumvirato di coordinatori del Pdl (insieme a Salvo Italia e Nicola Monteleone, tutt’ora fedelissimi di Mancuso). Salutati gli amici Miccichè e Fleres, inizia così il nuovo “idillio brontese”, grazie al quale Mancuso ottiene la Presidenza della Commissione Territorio ed Ambiente dell’Ars.
Tralasciando le note vicende giudiziarie, arriviamo ad oggi. Da qualche mese Mancuso ha abbandonato la “corrente Firrarello/Castiglione” e, probabilmente, pure il Pdl, per dar “seguito a quell’idea di nuova formazione politica nata per aggregare i moderati, per superare le divisioni del passato“.

Questo vi dovevamo, per chiarezza, prima di presentarvi le dichiarazioni rilasciate a QTSicilia.


Io, Leontini e Beninati, pur rimanendo ancora nel PdL, non ci sentiamo più rappresentati, per carenza di fiducia nell’attuale dirigenza del PdL, dal segretario Alfano per finire a Castiglione. La nostra è una scelta di rappresentanza del territorio. Vogliamo dare voce ai tanti consiglieri, assessori, sindaci che proprio il territorio rappresentano. Non siamo più disponibili ad accettare scelte di potere che ci vengono calate dall’alto. Vogliamo difendere le scelte legittime che provengono dal territorio, dalla base, dai cittadini. Proprio per queste ragioni abbiamo preso le distanze da questa dirigenza del PdL. Stiamo ragionando assieme ad altri pezzi del centrodestra, dal PID di Saverio Romano e con il MPS di Riccardo Savona per creare delle liste competitive rappresentative del territorio siciliano [..] Sosteniamo la candidatura di Musumeci nell’ottica del Polo delle autonomie, assieme al PdS e Grande Sud (che nel frattempo hanno fatto marcia indietro, ndr), in un confronto concorrenziale e proficuo con Roma.
Adesso vorrei capire come verrà valutata l’azione del coordinamento regionale che da quando si è insediato ha fatto implodere il partito che è ridotto al lumicino. Ma ancora tutto ciò non si comprende, tanto che Castiglione alcuni giorni fa ha azzerato la giunta provinciale (facendo fuori il “mancusiano” Giovanni Bulla, ndr) per ritorsione ai tanti che non sono soggiacenti alle sue brame. Aspettiamo la nuova composizione per valutare il proseguo. Se ce ne andassimo anche noi in provincia di Catania, portandoci dietro ben 3.500 iscritti, circa 70 consiglieri comunali, assessori e due sindaci (numeri tutti da confermare, ndr), vorremmo capire come andrà avanti il PdL etneo“.

A questo punto, aldilà delle dichiarazioni di facciata, con la componente Mancuso ormai in fuga verso altri lidi, a rappresentare il Pdl adranita sarebbe rimasto il solo Pino Liggeri. Il condizionale è d’obbligo, specie valutando l’elenco dei coordinatori (e reggenti) comunali, diffuso lo scorso 10 agosto dal coordinatore provinciale del partito, Basilio Catanoso (leggi): Adrano, stranamente per alcuni, non compare nell’elenco.
Per quanto ci riguarda, siamo di fronte ad un dato incontrovertibile: il Pdl ad Adrano non esiste più.  

Sulla stessa scia del più famoso Mancuso, Antonello Sinatra, anche lui ex “firrarelliano doc”. Consigliere provinciale, secondo degli eletti nel nostro collegio (dopo l’adranita Pellegriti), con oltre 3000 voti. Anch’egli decide di lasciare il PdL, sposando la “causa autonomista siciliana”.

Ecco le sue dichiarazioni a QTSicilia.

Ho riflettuto come i nostri leaders locali dipendendo da Roma non risultino liberi nelle azioni che compiono, sempre condizionati, anche a non volerlo, dalle decisioni che non provengono dal territorio, votate ad altri interessi, e per tanto sempre a svantaggio dei siciliani [..] Ho deciso di aderire a questo tumulto sicilianista ed autonomista che col trascorrere dei giorni ho visto anche crescere nell’interesse e nell’attenzione popolare [..] Ho avuto diversi confronti col Presidente Lombardo in camera caritatis, col quale abbiamo parlato di questa mia inquietudine politica e devo dire che ho trovato riscontri positivi in un uomo di grande qualità politica e umana [..] Non so se il mio posto sia nel PdS piuttosto che nel MPS, piuttosto che in Grande Sud, o altro. Io sono a disposizione della causa dell’autonomia siciliana, concorderemo la migliore collocazione possibile, non solo per me o per la rappresentanza territoriale che dovrò incarnare, ma riguardo anche al contributo che voglio e devo dare [..] Mi sarebbe convenuto rimanere dove sono stato fin ora, non mi sarei candidato, avrei lucrato serenamente qualche posizione interessante, come fanno e hanno fatto altri. Sarebbe stato un percorso più facile, se non addirittura a scrocco, non crede, ho scelto una via più faticosa ma che mi appaga intellettualmente e culturalmente“.

Alla luce di quanto letto, nell’attesa di immancabili novità, non possiamo che concordare con Pietrangelo Buttafuoco: «non c’è più la politica, non c’è che la buttanissima Autonomia Regionale, prima fornace da cui deriva siccità e vampa».

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