Andrea Lodato su La Sicilia

Prima riforma elettorale, poi il voto. Io candidato-sindaco a Catania? Possibile, ma senza sponsor «eccellenti»

Catania. Un tradimento a tutti gli effetti. Ma non tanto, o non solo, delle scelte fatte a suo tempo dagli elettori, ma di qualcosa di più profondo, più strutturale, del proprio Dna. Secondo Enzo Bianco, senatore del Pd, il suo partito accettando di sostenere e tenere in piedi il governo siciliano di Raffaele Lombardo, ha tradito proprio il suo Dna. Perché?
«Perché la vicenda giudiziaria che sta toccando Lombardo, e nel merito della quale non posso e non voglio entrare, per quel che si è già conosciuto degli atti, ma direi anche per le stesse ammissioni fatte da Lombardo della conoscenza e della frequentazione di personaggi che hanno pesantissime accuse di mafia, basterebbe per far fare al Pd più d’un passo indietro. Altro che indiscrezioni giornalistiche, insinuazioni infondate. I nomi di Raffaele Lombardo e di suo fratello, Angelo, figurano per ben 426 volte negli atti giudiziari e ci sono 70 pagine dedicate ad intercettazioni, analisi, deduzioni investigative sulla frequentazione di personaggi legati al mondo della criminalità organizzata. Lombardo ha provato a difendersi, naturalmente, ed io gli auguro sinceramente di poter dimostrare la sua totale estraneità ai fatti; ma quella parte del Pd che lo sostiene, farebbe bene oggi a prendere atto che la situazione è quanto meno imbarazzante».
Conferma Bianco la sua posizione, sottolinea come sia crescente nel Pd anche in ambito regionale l’insofferenza verso l’accordo con Lombardo.
«Incontrerò nelle prossime ore Bersani, che anche ieri ha confermato che la situazione siciliana è «sotto osservazione». Ma non basta. Sarò anche stavolta chiaro, credo sia importante per tutti uscire da questo guado. Se non dovessi essere soddisfatto delle scelte del partito? Beh, non posso che confermare l’intenzione di autosospendermi, decisione grave, ma che riterrei inevitabile di fronte ad un eventuale rifiuto del partito ad essere coerente con la sua storia».
E’ pure vero che oggi, con la crisi di governo, regna la confusione.
«C’è buio fitto e certe posizioni estemporanee non fanno che aumentare la confusione. Casini un giorno spara contro Berlusconi, il giorno dopo mostra aperture, per quanto possa essere tatticismo. Bossi urla di volere il voto, poi frena. Stessa cosa Fini e gli altri. E Berlusconi cerca di mettere insieme una maggioranza, quale che sia, per non cedere lo scettro. Ma se pure dovesse riuscirci, con qualche voto a Montecitorio e al Senato, rischieremmo una ulteriore paralisi, perché sarebbe una falsa e fragile maggioranza».
E allora che cosa vede Bianco? Un governo, dice, che abbia credibilità internazionale, magari affidato al governatore di Bankitalia, Draghi.
«Potrebbe essere lui, o comunque una personalità di prestigio, a gestire una fase indispensabile di riforme, a partire da quella elettorale, e per la tenuta economica. Dopo potremmo andare al voto, con un centrodestra affidato ad una personalità rispettata e di prestigio, così come anche il centrosinistra potrebbe schierare un uomo nuovo. Penso a Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, uomo con la cultura del fare, capace di lanciare una vera sfida per guidare un centrosinistra di governo».
Per un governo, aggiunge Bianco, che si occupi sul serio della Sicilia.
«Non c’è una sola opera pubblica non dico avviata, ma appaltata per la nostra regione. E siamo alla follia, con la nuova superstrada Ragusa-Catania, strategica per lo sviluppo del distretto del Sud-Est dell’Isola, per cui ci sono tutti i soldi già stanziati, ma bloccata da una firma del Ministro del Tesoro e dalle incomprensibili incertezze del governo regionale che spero non abbiano motivazioni oscure, ma di cui ha parlato ieri persino l’on. Micciché».
Chiudiamo con il gioco dei paradossi della politica: Bianco ha già detto che, sollecitato spesso da tanti cittadini, potrebbe anche pensare a ricandidarsi per fare il sindaco di Catania. Ma con chi e contro di chi, chiediamo, visto che oggi, in teoria, se fosse il candidato del Pd potrebbe anche avere l’appoggio di Lombardo, alleato a Palermo, anche se a Catania qualcuno dice pure che a sostenere Bianco potrebbe essere addirittura il coordinatore del Pdl, Giuseppe Castiglione. Insomma, com’è la situazione? Con chi e contro di chi?
«Sarò chiaro. Se dovessi davvero scegliere di candidarmi lo farei con la città e per la città e contro chi in questi anni l’ha ridotta a pezzi. Certo, l’attuale sindaco ha cercato di portare quanto meno rigore rispetto all’allegra gestione Scapagnini-Lombardo che ha provocato una devastazione sociale e civile. Ma oggi Catania è immobile, non sembra governata, il sindaco è lontano dai problemi, coniuga i verbi al futuro e la città è in caduta verticale. Per questo credo ci voglia, comunque, oltre i partiti una grande alleanza con una forte impronta civica che chiami a raccolta le energie migliori della città. Mi piacerebbe mettere insieme una grande squadra di professionisti, imprenditori, operatori del volontariato, uomini e donne di cultura per far ripartire Catania. Che non merita davvero la fine che le stanno facendo fare. E lo dico chiaro: io non cerco l’appoggio nè di Lombardo nè del Pdl ma quello dei catanesi”.

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