“Raphael”, il  monologo di Esther Messina pubblicato da Armando siciliano editore approda al Salone del libro di Torino con una raccolta di racconti siciliani contenuti nel libro “Latte di mandorla“. Domenica 17 maggio tra musiche, letture suggestive e proiezioni video una presentazione interessante del libro curata dalla giornalista Concetta Di Lunardo.

Esthér Messina, classe 1976, è una giovane artista siciliana: nasce ad Adrano, 30 mila abitanti ai piedi dell’Etna nel catanese. Sin da piccola segue le orme del padre che scrive poesie e aforismi anche in dialetto siciliano. In famiglia si respira aria di cultura, si ascolta musica classica, si parla di Papi e di storia romana. C’è poesia nella vita di Esthér, un “imprinting” che caratterizza la sua personalità eclettica e al tempo stesso dirompente. Dopo la laurea iniziano i viaggi in tutto il mondo, accompagnati da taccuini dove annota in piena libertà, stati d’animo ed emozioni che via via prendono forma. Come un vecchio amore mai caduto completamente nell’oblio, Esthér riprende a scrivere a raccontare esperienze di vita e di viaggio a cui non si nega mai. Gli incontri con persone considerate “diverse” e fuori dal “coro” sono la vera fonte di ispirazione da cui prende forma la narrazione delle storie, in un mix di sogno, fantasia e realtà.

La geografia narrativa dei suoi racconti, ha come sfondo la Sicilia: gli scenari che colorano le trame partono da lontano, da quei luoghi che profumano di zagara e sole, di mare e montagna, descritti con un linguaggio vero che sa di fuoco e di carezze.
Partecipa quasi per gioco al concorso organizzato dalla casa editrice “Pagine di Roma” in collaborazione conwww.poetipoesia.com, evento curato da Elio Pecora, famoso poeta contemporaneo. Esthér viene selezionata per la pubblicazione di un volume “I poeti contemporanei” ed inizia la stesura di racconti brevi che danno vita alla raccolta che porta il titolo “Racconti siciliani senza punti e virgole”. Il titolo introduce ad un mondo di parole senza punti e virgole, un mondo da vivere pienamente dove c’è il paradiso e l’inferno, dove gli occhi vivi e stanchi sono un inno alla vita: l’esperienza che irrompe e reclama “occhi per vedere e tempo per capire”. È lo stile che più si confà alla scrittura di Esthér, una sorta di “stream of consciousness”, molto personale e inedito, che imponendo musicalità e ritmo alla lettura lascia correre libere, parole ed emozioni. Anche il tempo della lettura, viene scandito in piena libertà emancipandosi rispetto ai segni e alle pause della punteggiatura.

I primi riconoscimenti arrivano quando si classifica tra i finalisti dell’Uno Festival di Firenze, al Teatro del Romito, con un monologo molto particolare, “Raphael” (a lato l’immagine – cliccandoci sopra ci si connette al video): un capolavoro di arte e vita che in soli 11 minuti ci inchioda alla vita, un pugno al cuore che fa tremare le vene dei polsi. 
Protagonista del monologo è un “transgender” che cerca negli uomini il padre distratto che non lo ha mai amato. “Raphael” è un monologo che affronta il dilemma di chi vive una vita doppia. Di giorno in ufficio, di notte travestito per strada, a cercare di placare l’inquietudine e la durezza della vita.
Nelle vesti di “Raphael” l’eclettico Marco Tizianel che riesce a dare al personaggio un’autenticità interpretativa che va al di là del semplice recitare. Le musiche sono del maestro Paolo Zanarella, apprezzato come il pianista “fuori posto”. L’artista infatti si esibisce con il suo pianoforte a coda di 5 tonnellate nelle piazze d’Italia grazie ad un brevetto meccanico di sua invenzione.
Il pianoforte accompagna le parole e le emozioni mettendo un sigillo sulla autenticità di questo piccolo gioiello che è “Raphael”, un monologo che regala emozioni ad ogni soffio. Con le parole l’autrice riesce a trascinare lo spettatore in luoghi magici, tra i sogni e la dura realtà di chi viene emarginato per una delicata stranezza.“Raphael” strappa emozioni dai cuori, lui che un cuore da amare ancora cerca…
Uno spazio di vita bello e malinconico, dove poter scoprire nuove energie e risorse, il luogo giusto della ricerca e della riflessione che nell’esperienza trovano spazi di crescita e riflessione per trovare il “senso” alla vita, anche se c’è da soffrire.
Talvolta, conoscere l’autore di opere che ti sono piaciute talvolta è un guaio, non solo perché ad ogni riga è come sentirne la voce, ma perché verrebbe voglia di chiedergli, quanto ci sia di autobiografico in quelle storie, in quel dolore.

Ma poi ci penso e proprio perché conosco Esthér, artista solida e creativa, ne conosco anche la risposta.

Certo che lo è. Lo è perché quel vissuto è passato per la sua mente e lo ha raccontato e meditato, nei pochi minuti del monologo, in tutta la sua drammaticità. Non lo è e non vorrei che lo fosse, perché troppo dura, troppo tragica, troppo fluida, troppo dentro e fuori il mondo a cercar le stelle.

È Raphael che esce dal cuore e dalla mente di Esthér in un crescendo denso di vita che ci lascia senza fiato e ci coinvolge mentre si racconta, come a volerci dire “Io ho vissuto, fallo anche tu”, quasi a voler evocare Francois Truffaut: “Fare un film significa migliorare la vita, sistemarla a modo proprio, prolungare i giochi dell’infanzia”.

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Concetta Di Lunardo