Marco Benanti, intervista ad Adolfo Messina (fonte: qtsicilia)

D-Questa settimana è stata critica in quanto l’ha vista tornare alla ribalta della cronaca su due aspetti localistici, uno provinciale e l’altro cittadino. Iniziamo a parlare della provincia di Catania e dei suoi aspetti concomitanti. Un pezzo di critica sulla sua nomina alla presidenza della Pubbliservizi S.p.A., controllata dalla provincia, è stato diffuso sul web, vuole intervenire sul caso?

R-“Guardi, mi ha fatto sorridere. Le inesattezze contenute sottolineano il dilettantismo dell’autore. Preciso partendo dalla genesi. Ad essere chiamata a fare il commissario della provincia di Catania è stata la dott.ssa Gargano, la quale è lontanissima dalla politica, o meglio dai partiti. La scelta di questo soggetto l’ha definita l’on. Forzese in una conferenza stampa e in due passaggi precisi: “Ma come si legge, anche nelle notizie di stamane, il Governatore resiste e restituisce imparzialità e trasparenza alle istituzioni. Mi riferisco alla recente nomina del commissario della Provincia Regionale di Catania, la dott.ssa Paola Gargano Galatà, un dirigente che è scevro da condizionamenti politici e di parte”. L’altro: ““La dott.ssa Gargano, donna preparatissima e onesta, – conclude Forzese- che viene fuori da un serio confronto fatto fra la fondazione Fabbrica e le istituzioni regionali, e che ha il compito di rendere alla politica soluzioni tecnicamente eque”.

Che vuol dire questo? Che la scelta è stata al di fuori degli schieramenti politici, tra i dirigenti regionali è quella che è sembrata più ecumenica, per liberare la provincia nel momento in cui dovrebbe passare da un regime amministrativo a quello nuovo, sempreché si approvi la legge di riforma. Liberarla proprio da condizionamenti di parte. L’ente è stato ultimamente al servizio di alcuni politici catanesi, più che svolgere azioni a sostegno di tutto il territorio provinciale.

Per quanto riguarda la Pubbliservizi, non nego che discussioni vi siano state, in special modo col Presidente della Regione, ma tendenti sempre a soddisfare il bisogno popolare di disincrostazione, cambiamento e pulizia. Ci vuole tanto coraggio a mettere mano in questo senso, data la situazione che è sotto gli occhi di tutti. Ma se occorre non ci tiriamo indietro, vorrà dire che la battaglia rivoluzionaria che svolgiamo dalle pagine della nostra testata la tradurremo in azione amministrativa concreta. Ma questi ragionamenti sono addivenire.

Nel passato recente abbiamo ricevuto intimidazioni per le nostre battaglie, ci hanno imbrattato i muri di casa, ci hanno incendiato autovetture, varie minacce di morte con missive anonime, le quali sono a conoscenza della forze dell’ordine, ma non ci siamo fermati un solo istante. Vorrà dire che, se saremo chiamati, continueremo anche su altri fronti a lottare per la legalità e lo sviluppo.

Per ciò che concerne la mia sponsorizzazione da parte del sen. Pistorio, devo dire solamente che questa affermazione provoca solo ilarità. Ho incontrato Pistorio, nel corridoio, mentre io uscivo dalla presidenza della provincia dove ero stato per un saluto al nuovo commissario e sono rimasto con lui dieci minuti a parlare di regione siciliana, null’altro. Qualcuno che ci ha visto avrà diffuso la notizia e a qualche altro gli è parso di fare uno scoop degno di Eva Express o magazine simili. Solo gossip. Non ho sponsor di partiti o personaggi alcuni. Opero all’interno della fondazione Fabbrica che ha lo scopo di studiare soluzioni “Politiche” per cambiare questo sistema che appare realmente avariato.

Aderisco, quindi, idealmente solo al progetto di rivoluzione del sistema. Dalle regionali del 2012. Nel 2013, mi adoperai in prima persona a comporre la lista al senato, con me capolista, richiesta dal PD e da Lumia, per raccogliere i voti di moderati che erano allo sbando dopo il default del MpA, per dare un contributo alla coalizione, per raggiungere il premio di maggioranza che poi non prendemmo e non certo per nostro demerito. Portammo alla coalizione circa 10.000 voti senza nessun investimento economico e contando solamente sull’impegno personale nostro e sull’aiuto di tanti amici che la pensavano come noi, in ogni provincia della Sicilia. Una esperienza interessante che ripetemmo con la medesima base alle europee dell’anno successivo, accrescendo la nostra consistenza e contribuendo all’elezione della Giuffrida sempre nella lista del PD. Non ho altro da aggiungere rispetto al tema posto”.

D- Anche a Paternò, lei, è stato al centro dell’attenzione con un suo articolo sull’Uomo Ragno, unica testata a riprendere il manifesto anonimo apparso sui muri della città e che ha suscitato una conferenza stampa. Non ci fosse stato il suo articolo probabilmente la notizia sarebbe passata in cavalleria data la solerzia del comune alla defissione dei manifesti.

R- “Iniziamo coi riferimenti storici? Direi proprio di si. Quando un popolo si sente oppresso solitamente ed intelligentemente adopera la satira, che è l’arte suprema di comunicazione, caratterizzata dall’attenzione critica alla politica e alla società, mostrandone le contraddizioni, per promuovere il cambiamento. Come afferma oggi Giorgio Forattini, la satira è una grande dimostrazione, la più alta espressione, di libertà e di democrazia. Curioso è poi il fenomeno delle “statue parlanti”, iniziato nel XVI secolo con la comparsa a Roma di Pasquino, una scultura antica a cui venivano affissi componimenti anonimi, detti appunto pasquinate, che dileggiavano uomini di potere della città papalina, non di rado lo stesso Pontefice, il Papa Re.

E finiamo questa dissertazione con l’aspetto giuridico. La satira “È quella manifestazione di pensiero talora di altissimo livello che nei tempi si è addossata il compito di castigare ridendo mores, ovvero di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene”. La satira è un diritto costituzionale, che in Italia è garantito dagli articoli 21 e 33(Prima sezione penale della Corte di Cassazione, sentenza n. 9246/2006).

Detto questo, ci è sembrato intrigante questo manifesto e lo abbiamo ripreso proprio per essere conseguenziali non solo alla nostra natura satirica, ma anche perché i servizi sociali del comune di Paternò sono da sempre stati un nostro pallino e ci fanno sorridere le dichiarazioni fatte in conferenza stampa (alla quale non ci hanno invitato) dal sindaco Mangano e dall’assessore alla dignità umana Galatà.

Noi il manifesto lo giudichiamo per ciò che abbiamo detto in precedenza, satira e null’altro. Non è, a nostro avviso, né diffamatorio, né un attentato, è solamente lo sfogo di chi sente di subire le angherie del potere e lo diciamo senza polemica e con serenità di giudizio.

Ridiamo, però, quando ci riferiscono che questi manifesti, a dire di Mangano sono un tentativo di ritorno al passato. Ma quale passato, quello che noi, come giornale assieme ad un manipolo di cittadini abbiamo lottato e con successo, arrivando a fare condannare gli amministratori del tempo, quelli che gestivano i servizi sociali come postificio per i propri amici e parenti o se non altro di più grave? E dove erano all’epoca Mangano e Galatà? Mettevano la testa sotto terra evidentemente. Non si ricorda nessun atto pubblico, né privato, almeno, di contestazione e censura a questi fatti. Se ne ricordano solo adesso? Certa politica è strana.

Ma non volendo entrare nel merito (e documentazione amministrativa ne abbiamo) delle castronerie amministrative che hanno portato all’assegnazione della gara, vogliamo in questa sede solamente riprendere una frase di Galatà, detta in conferenza stampa, sull’abnorme ritardo nella stipula del contratto, di circa quattro mesi: “Si, mi pare che mancava un documento che è tardato ad arrivare per cui non si poteva stipulare, soltanto questo”. 

Questo ha dichiarato l’assessore Galatà e a suo avviso, questo è del tutto irrilevante, ma così non è. Il regolamento dei contratti stabilisce che a fronte delle autocertificazioni fatte dalla ditta in sede di gara, devono seguire la produzione dei documenti, comprovanti le dichiarazioni stesse, entro dieci giorni, pena esclusione. Sono passati mesi, la ditta ha iniziato l’appalto senza contratto e soprattutto fatto amministrativo gravissimo non è stata esclusa. Di chi la responsabilità? Questo si chiede all’amministrazione, ma non si hanno risposte. Non si danno nemmeno i documenti ai Consiglieri Comunali che ne fanno richiesta, con scuse varie. Questa è trasparenza? O sono reati?

Le forze dell’ordine dovrebbero indagare, oltre che all’individuazione dei responsabili dell’affissione anonima, anche sugli aspetti amministrativi di gara. Ma attenzione, ci dicono che a condurre le indagini sia, insolitamente, il commissariato di Adrano, ma guarda caso, con solerzia inusitata, nel senso che mai ha fatto indagini a Paternò, strana situazione, che dovrebbe essere attenzionata. Ma questa è altra storia”.

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