Di nuovo Fabio Sciuto e il Centro studi enti locali. Un altro affidamento, dopo la polemica sull’aggiudicazione della gara per la rimodulazione del piano di riequilibrio del Comune di Catania alla società toscana di cui Sciuto, presidente del collegio dei revisori dei conti di Palazzo degli elefanti, è delegato regionale. Stavolta, però, il caso scoppia ad Adrano, dove l’amministrazione ha appena affidato un servizio di consulenza sulla riscossione dell’Iva e dell’Irap proprio al Centro studi. A questo dato, però, bisogna aggiungerne un altro: Fabio Sciuto svolge il ruolo di presidente del collegio di revisione anche nel piccolo paese ai piedi dell’Etna. «Non capisco cosa si voglia dimostrare, non esiste nessun conflitto d’interesse», spiega.

La storia parte quando il governo nazionale vara una legge per consentire ai Comuni con difficoltà finanziarie di rimodulare il proprio piano di rientro, spalmando i debiti in trent’anni. Una grande occasione per Catania, che combatte da anni con le difficoltà di attuare il programma di risparmi e austerity imposto dall’amministrazione guidata da Raffaele Stancanelli. Ma i tecnici del municipio si tirano indietro. «La riformulazione del Piano di riequilibrio comporta attività molto complesse, per le quali sono necessarie competenze pluridisciplinari non disponibili all’interno dell’ente», scrive l’amministrazione. In altri termini: bisogna esternalizzare il servizio.

È con questo obiettivo che, alcune settimane fa, viene indetta la gara d’appalto. Alla prima apertura delle buste il risultato è scarso: non ci sono offerte. È la seconda tornata che, invece, offre una sorpresa: unica ditta ad aver partecipato al bando è il Centro studi enti locali srl, una società con sede a San Miniato (in provincia di Pisa) e di cui è delegato per la Regione Sicilia il commercialista Fabio Sciuto. Un nome noto a Palazzo degli elefanti: già revisore dei conti per il Comune etneo, è stato eletto presidente del collegio pochi mesi fa. Con l’appoggio dell’area ex Articolo 4 all’interno del Pd. L’aggiudicazione provvisoria scatena subito le polemiche. E il Centro studi enti locali decide di rinunciare ai circa 30mila euro dell’appalto.

Adesso, però, la stessa questione si ripropone ad Adrano. È una determina del 12 aprile 2016 ad affidare alla società pisana «l’incarico per un check-up completo dell’applicazione dell’Iva e dell’Irap nei diversi servizi comunali». Un lavoro per il quale il Comune adranita pagherà una percentuale dell’eventuale risparmio ottenuto, fino a un massimo di 39mila euro. «Sì, ero stato avvertito del fatto che si stesse avviando una collaborazione», dice Fabio Sciuto che, oltre a presiedere il collegio contabile di Catania, è presidente pure di quello di Adrano. «Non rivesto alcuna carica nel Centro studi – afferma – Sono solo un delegato. Che significa? Non mi occupo di niente. Ma se c’è da portare una brochure in un Comune la porto io, sulla base di una delega». Un’attività che non avrebbe «niente a che vedere con rapporti commerciali, di cui non mi occupo».

«Divulgo l’operato del Centro, non ho alcuna rilevanza sull’attività della società», sottolinea. Aggiungendo che si tratta, peraltro, «di una realtà nazionale, che lavora per centinaia di pubbliche amministrazioni». Alle quali spesso il Centro studi si presenta offrendo «servizi gratuiti, per dimostrare di essere in grado di migliorare l’efficacia dell’azione amministrativa». Come nel caso di Adrano, dove l’azienda legata a Sciuto si è offerta, a dicembre 2015, di realizzare una «pre-verifica fiscale gratuita». «Questa situazione non ha nulla a che vedere con quella di Catania», aggiunge Sciuto. In parte perché Palazzo degli elefanti aveva effettuato una gara d’appalto, mentre ad Adrano si è proceduto con un affidamento diretto. «E poi perché in questo caso non si tratta di un piano di riequilibrio». Sul lavoro del Centro studi enti locali, sostiene il revisore, «io non dovrò fare nessun controllo, perché il mio mandato non riguarda questo. Sono state fatte fior fior di analisi sul ruolo del delegato regionale, perché come me ce ne saranno un’altra trentina in tutt’Italia. E non esiste nessuna incompatibilità. Io di mestiere faccio il commercialista, è ovvio che lavori in questo settore».

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