Dal 2006 al 2009 ha riscosso le tasse comunali in nome e per conto di 460 Comuni Italiani, senza versare loro alcunché. Peculato, questa l’accusa mossa nei riguardi di Giuseppe Saggese, 52 anni, nato in Puglia, dominus della Tributi Italia, società di riscossione che si proponeva come “alternativa” ad Equitalia, che incassava per conto dei comuni ICI, IRAP e TOSAP.
Saggese, indagato anche a Catania, assieme ad altri due ex amministratori e rappresentanti legali di Tributi Italia, Pasquale Froio (56 anni, di Benevento) e Vito Paolo Mori (64 anni, di Barletta), anche qui con l’accusa di peculato ai danni di dodici comuni etnei (le cifre si aggirano intorno a 2 milioni di euro), in base agli appalti avrebbe dovuto trattenere il 30% e versare il resto ai comuni.
L’Avv. Salvatore Liotta del Foro di Catania, in rappresentanza del Comune di Pedara e dei legali dei Comuni Etnei costituitisi parte civile, aveva chiesto che il procedimento rimanesse a Catania, o, in subordine, che venisse trasferito a Roma, Foro competente per il (più grave) reato di bancarotta fraudolenta contestato allo stesso Saggese.
Anche il Comune di Adrano, difeso dall’Avv. Tommaso Tamburino del Foro di Catania, è rimasto vittima dei raggiri di cui oggi, il dominus di Tributi Italia viene accusato.