Due condanne e una assoluzione. Questa la sentenza emessa dalla seconda sezione penale del Tribunale di Catania per i tre imputati del processo (troncone ordinario) scaturito dalla maxi inchiesta della Polizia di Adrano che nel 2012 scoprì come la zona dismessa della stazione Fce di Adrano era stata trasformata in una piazza di spaccio di eroina e cocaina. L’inchiesta condotta dai pm Pasquale Pacifico e Laura Garufi fu chiamata “Binario morto“. Le telecamere piazzate dagli investigatori immortalarono i diversi momenti dello smercio di droga. Nei nastri, inoltre, non mancano scene agghiacciati di azioni punitive: vere e proprie aggressioni ai danni di chi era sospettato di aver rubato le riserve di stupefacente nascosto sotto i binari. Quando, invece, la droga era stata trovata e sequestrata dalla polizia.
Il traffico di cocaina ed eroina sarebbe stato gestito da persone vicine o legate ai due gruppi mafiosi di Adrano: due “correnti” correlate e collegate tra loro mediante un “accordo”. Uno dei due gruppi sarebbe stato gestito da Nicola Mancuso. Il 32enne (già condannato in primo grado) sarebbe stato sarebbe stato il referente di Antonino Santangelo, figlio del boss Alfio, scomparso nel 2013 a seguito di un incidente stradale. La seconda “corrente” invece farebbe riferimento alla famiglia Rosano-Pipituni.
Torniamo alla sentenza del Tribunale di Catania che ha accolto parzialmente le richieste di pena dei pm. Alfio Lo Curlo è stato condannato a nove anni di reclusione, quattro anni e due mesi di carcere e una multa di 19 mila euro di multa per Antonino Errigo.
Assolto conchè il fatto non sussiste, invece, Alessio Magra a cui era contestato il reato di armi. “Il Tribunale ha creduto nella tesi difensiva – afferma l’avvocato Francesco Messina – che fin dall’inizio ha stigmatizzato il contenuto delle intercettazioni che coinvolgevano il mio assistito. La parte sulle armi – commenta Messina – ha rappresentato il tallone d’achille dell’intera inchiesta”.
Il blitz Binario morto ha portato alla sbarra oltre 25 persone: la maggior parte sono stati processati con il rito abbreviato davanti al Gup Sammartino che ha comminato condanne di primo grado per oltre 200 anni di carcere. E’ in corso il processo di secondo grado davanti alla Corte d’Appello di Catania: il Pg ha chiesto la conferma della sentenza del Gup.
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