Lillo Miceli su La Sicilia del 11/08/2010
Il presidente della Regione, che per motivi familiari ha disdetto il suo programmato viaggio in Cina per visitare il padiglione siciliano all’Expò di Shangai, secondo i suoi più stretti collaboratori, utilizzerà il periodo ferragostano per lavorare alla stesura definitiva del programma di fine legislatura, soprattutto per mettere a punto il Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef), da sottoporre all’Ars nella sessione autunnale, propedeutico al Bilancio di previsione per il 2011 che dovrebbe essere approvato entro il prossimo 31 dicembre, evitando il ricorso all’esercizio provvisorio. Ciò significa impegnarsi per mettere i conti in regola, anche alla luce dei minori trasferimenti dello Stato che la Sicilia avrà in seguito alla manovra finanziaria di 45 miliardi appena varata dal Parlamento nazionale. Nelle casse regionali arriveranno circa 500 milioni di euro in meno, mentre ancora il governo nazionale non trasferisce i fondi Fas 2007-2013, deliberati dal Cipe il 31 luglio del 2009, più di un anno fa. Dunque, cambiare radicalmente la squadra di governo con un massiccio ingresso di tecnici, come proposto da più parti, potrebbe rallentare l’azione del governo.
Intanto, il Gruppo misto confederato «Per la Sicilia», a cui si è aggiunto il messinese Santo Catalano (eletto nell’Mpa), ha chiesto a Lombardo di inserire nel programma di fine legislatura, «una rigorosa operazione di risanamento dei conti accompagnata, contestualmente, da una maggiore efficienza della spesa sociale; una puntigliosa verifica delle risorse di bilancio e la loro reale disponibilità». Sul piano politico, il capogruppo Dino Fiorenza, ha sottolineato: «Ciò che accade a Roma non deve in alcun modo influenzare la politica siciliana; sarebbe una mortificazione della nostra autonomia, un segnale di una inutile politica dei tatticismi dannosa per la Sicilia. In questa direzione la disarticolazione dell’attuale quadro politico bipolare e il contestuale rafforzamento di un nuovo centro moderato, contribuiranno all’attuazione di una nuova stagione delle riforme».
Intanto, il rettore dell’Università di Catania, Antonino Recca ha oggi smentito la notizia con cui si ipotizzava un suo presunto ingresso nella nuova giunta della Regione Siciliana. «La notizia mi risulta sorprendente, essendo destituita da ogni fondamento – precisa il rettore -. Ho già dichiarato che intendo rivestire la carica di rettore, a cui mi ha chiamato la comunità accademica catanese, fino alla scadenza naturale del mandato, fissata per il 31 ottobre 2013. Faccio osservare che la carica di rettore è incompatibile, a termini di legge, con quella di componente della giunta regionale».